Notizie Notizie Italia Incubo spread torna a far tremare le banche, minimi pluriennali per Unicredit e Intesa

Incubo spread torna a far tremare le banche, minimi pluriennali per Unicredit e Intesa

20 Novembre 2018 10:22

Spread in pericolosa ascesa oggi con tasso del BTp a massimi dal 2014 in vista di domani quando la Commissione Ue si pronuncerà sull’Italia. Impennata dei rendimenti che ha fatto scattare nuovamente l’allerta sul settore bancario che rischia di vedere i ratio patrimoniali andare sotto pressione con livelli di spread che si avvicinano alla soglia critica da molti indicata in quota 400 pb. Il mercato guarda con preoccupazione al rapporto tra esposizione ai Btp e patrimonio netto delle banche; un suo progressivo deterioramento incide al Cet1 indicato dalla Bce. Le banche rischiano di trovarsi ad affrontare lo spettro di una nuova ondata di ricapitalizzazioni se lo spread continuerà la corsa al rialzo. A indicare la Linea Maginot dei 400 pb sono stati gli analisti di Credit Suisse, che ritengono tale livello insostenibile per diverse banche.

 

Lo spread oggi ha superato i massimi di ottobre e viaggia a 335 punti base, con il rendimento del Btp decennale arrivato aL 3,70%. Per lo spread si parla dei massimi dal 2013, mentre il rendimento del decennale viaggia sui massimi a 4 anni. Domani la Commissione Europea con ogni probabilità farà le prime mosse in direzione di una procedura di deficit eccessivo, con focus sull’incapacità dell’Italia di ridurre il suo debito.

Ieri il ministro dell’economia Giovanni Tria ha parlato in occasione della riunione straordinaria dell’Eurogruppo rimarcando che i piani dell’Italia sulla legge di bilancio non cambiano, aggiungendo che negli ultimi anni il deficit della Francia è cresciuto più di quanto abbia fatto quello dell’Italia.

Secondo Mohammed Kazmi, Portfolio Manager, Macro Strategist di Union Bancaire Privée – UBP, solo se lo spread si allargasse notevolmente – gli stessi membri del governo hanno menzionato i 400 punti base – vedremmo una reazione e forse qualche concessione a livello della legge di bilancio da parte del governo.

 

Fuga dai Btp

Nella prima giornata di emissione il Btp Italia, che offre una cedola minima dell’1,45%, ha raccolto appena 481,3 milioni di euro. Si tratta della performance peggiore dal giugno del 2012, quando le sottoscrizioni erano state pari a 218 milioni di euro nella prima giornata. “Una domanda asfittica di carta italiana non promette nulla di buono per il 2019 quando l’aumento del deficit unitamente dalla scomparsa degli acquisti della Bce aumenteranno significativamente la necessità di un acquisti netti importanti da parte dagli investitori”, commenta Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund.

 

Ftse Mib zavorrato dalle banche, si salva Enel

L’indice Ftse Mib si riporta vicino ai minimi pluriennali toccati a ottobre e cede l’1,39% a quota 18.560 punti. Sull’umore di Wall Street ieri è pesata la debolezza di Apple, con nuovi rumor di debole domanda per gli iPhone. In Italia flop nel primo giorno di collocamento del nuovo BTP Italia, con richieste inferiori a 500 milioni di euro, ai minimi dal 2012 relativamente al primo giorno di sottoscrizione.

 

Pagano dazio i titoli bancari con ribassi nell’ordine del 3,8 per cento per Unicredit (titolo sceso fino a 10,38 euro, sui minimi da dicembre 2016); male anche l’altra big Intesa Sanpaolo (-2,5% a 1,88 euro, minimi da agosto 2016).  Entrambe le due maggiori banche italiane segnano un calo di oltre il 40% rispetto ai massimi annui. Molto male anche le altre banche del Ftse Mib: Banco BPM cede oltre il 5% dopo una breve sospensione per eccesso di ribasso;oltre -4% per UBI Banca così come per Mps, con quest’ultima sui nuovi minimi storici.

 

In controtendenza Enel (+2,01%) che ha tolto il velo dal nuovo piano strategico 2019/2021. Nel dettaglio, la società energetica indica un obiettivo di Ebitda ordinario di gruppo a 19,4 miliardi di euro, dai 16,2 miliardi attesi per il 2018 (+20%, pari a 3,2 miliardi di euro). L’utile netto ordinario è invece visto a quota a 5,6 miliardi di euro a fine piano dai 4,1 miliardi nel 2018. Si prevede che l’indebitamento finanziario netto rimanga sostanzialmente stabile lungo l’intero arco di piano, raggiungendo circa 41,8 miliardi di euro nel 2021.