Notizie Notizie Italia Ftse MIB: correzione profonda o assestamento? Cosa dicono Teoria di Elliott e AT classica

Ftse MIB: correzione profonda o assestamento? Cosa dicono Teoria di Elliott e AT classica

25 Maggio 2018 12:49

Il Ftse Mib, dopo aver raggiunto il massimo Ytd a 24.544 punti, ha invertito direzione. Un massimo storicamente importante che fin dall’ottobre 2009 ha sempre rappresentato una barriera invalicabile per il listino tricolore. Già nell’estate del 2015 ci eravamo avvicinati (24.157 punti), senza però riuscire neanche a scalfire tale livello. Questa volta ci siamo andati molto vicini, abbiamo testato questo massimo impenetrabile eppure, ancora una volta questa barriera ci ha respinto. L’importanza di tale livello si coglie meglio con un grafico weekly e i ritracciamenti di Fibonacci. Infatti proprio in quell’area di prezzo passa il 38,2% di Fibonacci, il primo dei livelli importanti costruiti sul downtrend cominciato a metà 2007.

In questo articolo vedremo di capire cosa è andato storto e cosa possiamo aspettarci da questa fase di correzione, considerando cosa sembra dirci la teoria delle onde di Elliott.

Fonte: Bloomberg

 

In uno scenario generale di rendimenti al rialzo, l’Italia paga la situazione politica

 

Che la fase di correzione in corso sia un elemento prettamente italiano e che non riguarda, almeno per ora, i mercati internazionali è abbastanza chiaro. Solo a partire da mercoledì 23 abbiamo visto tentennare DAX e EURO STOXX 50, mentre S&P 500 e Nasdaq mostrano più forza relativa.

 

A dimostrare che il problema, per ora, è tutto italiano ce lo dicono bene i rendimenti del BTP e ce lo conferma lo spread sul Bund che proprio mentre scrivo sale a 201 punti, livello di guardia che non vedevamo dal luglio del 2017. L’analisi intermarket dunque ci aiuta ancora una volta a contestualizzare.

 

Più in generale è corretto vedere come l’aumento del prezzo delle materie prime tenda a spingere al rialzo lo yield dei bond (vedi grafico sotto con CRB index in bianco e yield Treasury in arancione). Il CRB Index, un paniere che segue l’andamento di diverse commodities, infatti ha virato al rialzo a giugno del 2016 e poco più di due mesi dopo, i rendimenti del decennale americano hanno anche loro invertito direzione.

 

Fonte: Bloomberg

 

Se questo però è valido per tutti i mercati obbligazionari, non spiegherebbe il forte divaricarsi dello spread sul Bund tedesco. Nel nostro caso infatti a generare il sell off sull’obbligazionario è stata l’evolversi dello scenario politico italiano, con la costituzione dell’asse Lega Nord-5 Stelle che, almeno per il momento, non sembra piacere agli investitori internazionali, tra posizioni euroscettiche e potenziale forte incremento del debito pubblico.

 

Analisi tecnica: balzo dei rendimenti ita colpisce con forza il Ftse Mib

 

Fonte: Bloomberg

 

Per capire in questa fase cosa sta succedendo sul mercato azionario italiano infatti bisogna guardare quello obbligazionario. Il Ftse Mib infatti ha cominciato l’inversione dal massimo Ytd il giorno 8 maggio, proprio quando i rendimenti del decennale italiano (vedi grafico sopra) hanno rotto la fase di bottom al di sotto dei 180 punti (1,8%). Da qui è cominciata la fase di ascesa dello yield. Ancora una volta, in concomitanza della conferma della rottura della trend line ribassista (tratteggiata in bianco) il 16 maggio, c’è stato il sell off sul mercato azionario, con l’indice italiano che lo stesso giorno rompeva con forza i 24.000 punti, avviando di fatto la brusca correzione.

 

Fonte: Bloomberg

 

Quanto detto viene rafforzato da una veloce analisi dello spread tra decennale italiano e tedesco (nel grafico sopra avete, in alto a sinistra i rendimenti del BTP in bianco e del Bund in giallo, e sotto lo spread). Sempre il 16 maggio la trend line ribassista di lungo periodo (tratteggiata nel grafico) è stata infranta dando il primo importante segnale di allarme.

 

Analisi fondamentale: Ftse Mib inefficiente paga esposizione a bancari e utility

 

Se questa è la spiegazione da un punto di vista tecnico, da un punto di vista dell’analisi fondamentale il nostro indice paga la forte esposizione ai titoli del settore bancario e alle utility. Le prime essendo piene di titoli del Tesoro italiano, soffrono sulle attività di trading. Questo perché il rialzo dei rendimenti schiaccia i prezzi delle obbligazioni facendo calare il valore del portafoglio. Ovviamente l’impatto dipende da banca a banca poiché andrebbe commisurato alla duration media del portafoglio del singolo istituto di credito, infatti sulle durate brevi l’impatto è certamente inferiore.

 

Le utility, ma non solo (Telecom), avendo un indebitamento finanziario molto importante soffrono a causa dell’incremento del costo del debito e dunque degli oneri finanziari, che possono schiacciare gli utili.

 

Cosa dice l’analisi tecnica classica. Indice su livello chiave in area 22.640 punti

 

Se questo è quello che sta accadendo sul mercato italiano, dobbiamo ora chiederci cosa aspettarci nelle prossime settimane. Sicuramente ora l’indice si trova in un’aria particolarmente strategica.

L’indice infatti sta affrontando un livello di supporto fondamentale dettato dalla convergenza di diversi elementi. In area 22.640-22.520 punti infatti troviamo l’importante livello di ritracciamento di Fibonacci del 61,8% (della fase rialzista cominciata il 5 marzo), prezzo il cui superamento già metterebbe in discussione il movimento rialzista avviato appunto il 5 di marzo e la cui importanza riprenderemo anche sul conteggio di Elliott (vedi capitolo dedicato). Non solo, proprio in quest’area di prezzo passa la trend line rialzista di lungo corso descritta sui minimi del 21 novembre 2016 e 5 marzo 2018. Inoltre come potete vedere dal grafico sotto, abbiamo anche la media mobile 200 periodi a sostegno dell’indice. Una rottura di questa fascia di prezzo potrebbe portare velocemente a 22.000 punti e non è da escludere anche livelli inferiori di prezzo.

Fonte: Bloomberg

 

Teoria di Elliott: Cosa aspettarci nelle prossime settimane? Correzione profonda o indice in fase di assestamento e ripartenza

 

Una metodologia dell’analisi tecnica interessante per tentare di contestualizzare la situazione attuale dell’indice e provare a ipotizzare degli scenari più probabili per il prossimo futuro è quella fornita dalla Teoria delle onde di Elliott.

Sintetizzando notevolmente, tale modello ci dice che, in ogni momento, il mercato (per esempio un indice come il Ftse Mib) può essere individuato in qualche punto della formazione di base a cinque onde impulsive o delle tre correttive, come si evince dal grafico sotto (qui nel caso di un bull market). Onde che, a loro volta, in uno schema a frattali, possono essere suddivise in onde più piccole o far parte di onde più grandi.

 

In questo frangente per noi di Finanza Online sembrano essere due i conteggi più probabili, entrambi formalmente validi. In comune hanno che entrambi, sul livello di massimo raggiunto a 24.544 punti, chiamavano la correzione, che puntuale si è verificata. Non cambia anche il quadro rialzista di lungo periodo. I due conteggi però, di cui sotto avete i grafici, divergono sulla profondità della correzione stessa in atto.

 

Secondo lo scenario più negativo (conteggio 1), il 7 maggio 2018, a 24.544 punti si è chiuso, con onda 5, la fase impulsiva che ha caratterizzato i corsi da giugno del 2016. Il che darebbe il via ad una correzione ABC piuttosto profonda che potrebbe riportare i corsi anche ben sotto il minimo ytd a 21.500 punti.

Fonte: Blomberg

 

Altra possibilità invece è esposta nel grafico sotto (conteggio 2). In tal caso la onda 5 si è chiusa il 23 gennaio 2018, per poi dar vita alla correzione ABC, in concomitanza con il forte risveglio di volatilità sui mercati finanziari. Questo scenario sembrerebbe suggerirci invece che il massimo Ytd a 24.544 punti coinciderebbe con la chiusura di onda 1, e da qui si starebbe sviluppando onda 2 di correzione con target massimo il minimo di onda 1, in area 21.500 punti. In tal caso la rottura di tale livello invaliderebbe questo scenario poiché onda 2 non può mai andare sotto l’inizio di onda 1.

 

Fonte: Bloomberg

 

Riprendendo però l’ultima immagine che mostrava i livelli di Fibonacci sull’indice, capiamo ancora meglio perché la fascia di prezzo dove ci troviamo ora a 22.600 punti è fondamentale. Statisticamente infatti onda 2 si ferma solitamente al 61,8% di onda 1, così per esempio è stato su onda 2 di onda 1 che il 26 marzo si è arrestata sul 61,8% di onda 1 (partita il 5 marzo). Il graduale superamento di questo livello dunque comincerebbe a farci propendere sempre più verso il primo conteggio, con limite massimo di ammissibilità del secondo conteggio il supporto a 21.500 punti.