Notizie Notizie Mondo Cina: crescita del Pil rallenta, ma il Dragone mostra segnali di ripartenza

Cina: crescita del Pil rallenta, ma il Dragone mostra segnali di ripartenza

18 Ottobre 2012 07:25
Segnali incoraggianti quelli arrivati nella notte dal fronte macroeconomico cinese. Le autorità di Pechino hanno diffuso le statistiche relative al terzo trimestre dell’esercizio che hanno visto il prodotto interno lordo dell’economia dell’ex Celeste Impero crescere al tasso di crescita più flebile dal primo trimestre 2009. 
La lettura trimestrale ha evidenziato infatti un incremento annualizzato pari al +7,4%, un dato sostanzialmente in linea con le attese degli analisti. Ricordiamo che nel trimestre precedente Pechino aveva messo a segno una crescita pari al 7,6%.

Gran parte degli analisti, però, prevede che già dalla prossima rilevazione il Pil possa tornare a crescere;  nel quarto trimestre è infatti stimato un ritorno del tasso di espansione dell’economia superiore all’8%. Una conferma di questo scenario è arrivata dai numerosi dati macroeconomici giunti nella notte che confermano questo cambio di tendenza sull’outlook del Paese.

Tra le più importanti statistiche da segnalare la produzione industriale che a settembre è tornata a salire del 9,2%, un dato sensibilmente migliore delle previsioni del mercato. Bene anche il dato relativo alle vendite al dettaglio che, sempre a settembre, hanno evidenziato una crescita pari al 14,2%, in rialzo dal +13,2% di agosto e dato anche in questo caso migliore delle previsioni degli esperti. 
Un ultimo significativo segnale di ottimismo è arrivato dal comparto immobiliare con gli investimenti nel settore delle costruzioni delle aree urbane che nel periodo gennaio-settembre ha evidenziato una crescita pari al 20,5%, battendo anche in questo caso le attese del mercato. 
Evidentemente le mosse intraprese dalla banca centrale per sostenere l’economia del Paese stanno iniziando a generare i frutti sperati. Un segnale di ottimismo per l’intera area del sud-est Pacifico ma anche per le economie dei Paesi occidentali che potrebbe spingere gli investitori a trovare l’ottimismo perduto.