Notizie Notizie Mondo BRI lancia SOS: da banche manovre che ricordano Lehman. E mondo intero ha stretto patto faustiano

BRI lancia SOS: da banche manovre che ricordano Lehman. E mondo intero ha stretto patto faustiano

25 Giugno 2018 09:21

La BRI, Banca dei Regolamenti Internazionali nota anche come banca delle banche centrali, mette sull’attenti il mondo intero sui livelli record del debito, sulle conseguenze che l’escalation della guerra commerciale potrebbe avere sulla crescita dell’economia globale e sulla stabilità finanziaria, e sulle banche.

Nel suo Annual Economic Report, la BRI scrive che alcuni istituti di credito potrebbero di fatto star mettendo in modo artifici contabili, per far apparire i loro bilanci migliori di quelli che sono, ricorrendo alla pratica del window-dressing.

In particolare, tali banche starebbero “mascherando” i prestiti che contraggono “in modo simile a quello che è stato utilizzato da Lehman Brothers” , con i dati che indicano che “la pratica del window-dressing nei mercati repo è significativa“.

Ovvero?

Viene ricordato come il window-dressing sia una pratica di aggiustamento-abbellimento dei bilanci che avviene di norma in corrispondenza dei momenti in cui vengono riportato i bilanci – che possono essere alla fine dell’anno o del trimestre”.

Tali “window-dressing possono riflettere i tentativi (delle banche) di ottimizzare i profitti e le perdite delle aziende per motivi fiscali”.

Nel caso delle banche, tuttavia, le pratiche “potrebbero riflettere piuttosto una loro risposta alle richieste delle autorità di regolamentazione, soprattutto se combinate con la pubblicazione dei bilanci alla fine di un certo periodo di tempo”.

L’alert della Banca dei Regolamenti Internazionali, o banca delle banche centrali, non si ferma certo qui: un attenti significativo viene lanciato, infatti, in merito alla crescita dei debiti a livello mondiale dovuta alle politiche monetarie ultra espansive adottate dalle banche centrali.  Debiti che hanno già raggiunto i record dal Dopoguerra e che potrebbero continuare a salire, lasciando il sistema finanziario internazionale estremamente vulnerabile a un eventuale balzo dei costi di finanziamento (che è lecito supporre, in un contesto di aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali).

Anche perchè, avverte la BRI, un cambiamento repentino che azzerasse le condizioni ultraespansive a cui i mercati sono abituati potrebbe essere “veloce e netto”: d’altronde, si legge nel rapporto, i governi sono sempre più a corto di munizioni sia monetarie che fiscali: munizioni che sono necessarie per farsi trovare pronti all’arrivo di possibili shock o per permettere di gestire le fasi di recessione dell’economia.

Commentando il report del BRI, l’editorialista del Telegraph, Ambrose Evans-Pritchard scrive:

La BRI teme un’inflazione a sorpresa che faccia schizzare i tassi globali dei bond senza preavviso e che sancisca la fine di un’universo degli investimenti che si è fondato sul presupposto di una eterna bassa inflazione”. E proprio “il rialzo del dollaro americano minaccia di scatenare una improvvisa contrazione della liquidità e una fuga di capitali dai mercati emergenti, che ora rappresentano il 60% dell’economia globale e che sarebbero abbastanza grandi da inghiottire il vecchio mondo, nel caso in cui gli eventi in corso venissero gestiti male“.

Basti pensare che, nell’arco di un decennio, il ratio complessivo dei debiti dei mercati emergenti è volato di 63 punti percentuali.

“Più alto è il debito, più l’economia e le valutazioni finanziari sono sensibili ai tassi di interesse più elevati – si legge nel report del BRI – Il debito pubblico ha raggiunto i record dal Dopoguerra sia nelle economie ricche che in quelle emergenti.”.

Ambrose Evans-Pritchard commenta il fenomeno, parlando di un patto faustiano, laddove fa notare che “il ricorso promiscuo al debito riporta la prosperità dal futuro, ma alla fine il futuro arriva, con una brutta sorpresa: e il debito extra scatena “recessioni sempre più profonde e prolungate”.

“Esiste un limite nello stimolare l’attività (economica) con il debito“, ha detto Hyun-Song Shin, responsabile della divisioneb di ricerca della BRI.

E l’istituto avverte che, quando il momento della verità arriverà, i governi saranno costretti a percorrere un sentiero stretto e infido, attenti a non uccidere la ripresa con misure eccessivamente restrittive o permettendo all’inflazione di uscire come il genio della lampada, finendo con il surriscaldare le economie.

“Un errore in entrambe le direzioni – avverte Evans-Pritchard – sarà punito severamente”.

Tra i fattori che rischiano di mandare a monte tutta la ripresa prodotta in questi anni per la BRI ci sono, ovviamente, l’escalation della guerra commerciale e il timore di politiche economiche sempre più improntate al protezionismo.  Lo dice chiaramente in una intervista a Reuters il nuovo numero uno della Banca dei Regolamenti, Agustin Carstens, ritenendo comunque doveroso il percorso di normalizzazione dei tassi da parte delle banche centrali.

Non si tratta certo di uno scenario confortante, se poi si considerano anche le indiscrezioni riportate nelle ultime ore dal Wall Street Journal, sulle prossime mosse di Trump anti-Cina.