Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (28/03/24)
In un ambiente di mercato in continua evoluzione e in cui non mancano diverse incertezze sia economiche che geopolitiche, gli investitori cercano una maggiore sicurezza e stabilità, modificando il proprio portafoglio di investimento per proteggersi da eventuali scossoni improvvisi.
In tale contesto, assumono un ruolo importante i titoli che offrono un alto livello di dividendo, in quanto riescono a fornire agli investitori un flusso di reddito stabile, offrendo così entrate stabili anche durante fasi di mercato caratterizzate da elevata volatilità.
Il 2024 si sta configurando come un’annata molto interessante dal punto di vista dei dividendi, poiché nell’ultimo anno la maggior parte delle blue chip nostrane ha aumentato l’ammontare della retribuzione in favore dei propri azionisti, grazie alle performance stellari del 2023. In questo articolo vediamo quali sono le società del Ftse Mib, quindi quelle a maggiore capitalizzazione di Piazza Affari, che offrono le opportunità più interessanti in termini di dividend yield.
L’importanza del dividendo nell’attuale contesto macro
Gli aumenti dei tassi effettuati dalla Bce tra il 2022 e il 2023 hanno portato il costo del denaro all’attuale 4,5%, livello confermato per la quarta volta consecutiva nell’ultima riunione. Dai dati macro più recenti è emerso che l’inflazione dell’eurozona ha rallentato al 2,6% di febbraio, mentre gli indici Pmi di marzo hanno fornito segnali di stabilizzazione dell’attività economica e di minori pressioni inflazionistiche nel settore dei servizi.
Il raffreddamento dei prezzi e i persistenti segnali di debolezza dell’economia dovrebbero convincere la Bce ad allentare il costo del denaro. Le condizioni di finanziamento restrittive, infatti, rischiano di trascinare il Vecchio Continente in recessione. sulla base delle ultime dichiarazioni, il primo taglio dei tassi è atteso per giugno, anche se non vi è ancora la certezza assoluta. In ogni caso, la prospettiva di una riduzione dei rendimenti può alimentare l’appetito degli investitori per le cedole.
In un contesto particolarmente condizionato dalle aspettative, infatti, ricevere flussi stabili e affidabili può rivelarsi una strategia interessante, soprattutto in un’ottica di investimento a lungo termine. In tal senso, i dividendi rivestono un ruolo di fondamentale importanza per gli investitori. Il dividendo, infatti, rappresenta la parte degli utili aziendali che la società paga ai suoi azionisti, assicurando una fonte di reddito diretta e relativamente certa.
Secondo un recente sondaggio di eToro su un campione di 10.000 investitori in 13 Paesi, di cui 1.000 in Italia, il 43% degli intervistati che ribilancerà il proprio portafoglio per prepararsi ai tagli dei tassi intende aumentare l’esposizione all’azionario, prediligendo titoli con un elevato rendimento da dividendo (34%).
Cos’è il dividend yield
Per valutare la bontà dei dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare solo all’ammontare della cedola stessa, ma anche e soprattutto al suo rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale determinato attraverso il rapportotra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.
La formula per il calcolo del dividend yield è dunque: (Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione ) × 100
Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene particolarmente utilizzato nell’analisi comparata con l’obiettivo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio circa la capacità della società di remunerare il capitale investito. Tuttavia, è bene tenere presente che esso rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene conto del rischio d’impresa.
Ftse Mib, la classifica dei dividend yield
Il dividend yield è dunque un indicatore cruciale per gli investitori, in quanto fornisce informazioni preziose sulla remunerazione dell’investimento. Da questo punto di vista, Piazza Affari è un mercato ricco di aziende in cui i dividendi assumono un ruolo significativo.
Nella tabella rappresentata qui sotto possiamo vedere i titoli del Ftse Mib ordinati in base al Dividend yield decrescente, e quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più basso. Come vediamo in cima alla classifica spicca Banco BPM con un dividend yield che ai prezzi attuali è del 9,1%. Secondo posto per Intesa Sanpaolo (dividend yield dell’8,8%) e medaglia di bronzo per Banca Popolare di Sondrio (dividend yield dell’8,1%), entrata nel paniere principale a seguito dell’ultima revisione trimestrale degli indici. Come si può notare dalla tabella seguente, tra i primi posti in classifica spiccano diversi titoli bancari; i rialzi dei tassi, infatti, hanno generato un effetto positivo sugli utili degli istituti di credito, consentendo loro di distribuire generose cedole agli azionisti.
Al contrario, tra i titoli che offrono il minor dividend yield tra i titoli appartenenti al paniere principale di Piazza Affari troviamo Ferrari, STMicroelectronics e Campari.
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione (€) | Dividend yield | Prossimo dividendo stimato (€) | Variazione stimata Dividendo a/a |
Banco BPM | 6,12 | 0,5600 | 9,1% | 0,5690 | 1,6% |
Intesa Sanpaolo | 3,36 | 0,2960 | 8,8% | 0,3280 | 10,8% |
Bca Pop Sondrio | 6,96 | 0,5600 | 8,1% | 0,4400 | -21,4% |
Enel | 6,15 | 0,4300 | 7,0% | 0,4650 | 8,1% |
Poste italiane | 11,58 | 0,8000 | 6,9% | 0,9640 | 20,5% |
BPER Banca | 4,35 | 0,3000 | 6,9% | 0,3880 | 29,3% |
Banca Mediolanum | 10,22 | 0,7000 | 6,9% | 0,7670 | 9,6% |
Italgas | 5,36 | 0,3520 | 6,6% | 0,3880 | 10,2% |
Snam | 4,38 | 0,2820 | 6,4% | 0,3000 | 6,4% |
Eni | 14,71 | 0,9400 | 6,4% | 1,0260 | 9,1% |
Mediobanca | 13,81 | 0,8500 | 6,2% | 1,0860 | 27,8% |
Banca MPS | 4,18 | 0,2500 | 6,0% | 0,4420 | 76,8% |
Stellantis | 26,52 | 1,5500 | 5,8% | 1,6230 | 4,7% |
A2A | 1,67 | 0,0958 | 5,7% | 0,1000 | 4,4% |
Azimut | 25,37 | 1,4000 | 5,5% | 1,8520 | 32,3% |
Generali Assicurazioni | 23,58 | 1,2800 | 5,4% | 1,4450 | 12,9% |
UniCredit | 34,78 | 1,7800 | 5,1% | 2,3660 | 32,9% |
FinecoBank | 13,73 | 0,6900 | 5,0% | 0,7170 | 3,9% |
Unipol Gruppo | 7,78 | 0,3800 | 4,9% | 0,4180 | 10,0% |
Inwit | 10,55 | 0,4800 | 4,5% | 0,5470 | 14,0% |
Terna | 7,70 | 0,3396 | 4,4% | 0,3730 | 9,8% |
ERG | 23,22 | 1,0000 | 4,3% | 1,0000 | 0,0% |
Hera | 3,28 | 0,1400 | 4,3% | 0,1500 | 7,1% |
Pirelli&C | 5,72 | 0,1980 | 3,5% | 0,2640 | 33,3% |
Tenaris (*) | 18,31 | 0,6000 | 3,3% | 0,6580 | 9,7% |
Recordati | 51,10 | 1,2000 | 2,3% | 1,5310 | 27,6% |
Moncler | 69,10 | 1,1500 | 1,7% | 1,2950 | 12,6% |
Iveco Group | 13,88 | 0,2200 | 1,6% | 0,4320 | 96,4% |
Prysmian | 48,13 | 0,7000 | 1,5% | 0,8390 | 19,9% |
Diasorin | 89,76 | 1,1500 | 1,3% | 0,9540 | -17,0% |
Leonardo | 23,14 | 0,2800 | 1,2% | 0,2430 | -13,2% |
Amplifon | 33,66 | 0,2900 | 0,9% | 0,3750 | 29,3% |
Brunello Cucinelli | 106,30 | 0,9100 | 0,9% | 1,1430 | 25,6% |
Interpump Group | 45,01 | 0,3400 | 0,8% | 0,3660 | 7,6% |
Campari | 9,26 | 0,0650 | 0,7% | 0,0760 | 16,9% |
STMicroelectronics (*) | 40,13 | 0,2400 | 0,6% | 0,3020 | 25,8% |
Ferrari | 404,10 | 1,8100 | 0,4% | 2,8660 | 58,3% |
Nexi | 5,92 | – | – | 0,0610 | – |
Saipem | 2,26 | – | – | 0,0550 | – |
Telecom Italia | 0,23 | – | – | 0,0020 | – |
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 28 marzo 2024
(*) Dividendi in dollari Usa
I dividendi sono da intendersi come complessivi (comprensivi di acconto e saldo). Le proposte di distribuzione del dividendo devono essere approvate dalle Assemblee dei Soci.
L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index, ossia un indice calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che ne fanno parte. Tuttavia, il calcolo di questa tipologia di indice non tiene conto dei dividendi, motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain).
Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questo effetto finisce per pesare sul Ftse Mib.
Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib che tiene conto anche dello stacco e del reinvestimento di dividendi.