Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno
In un ambiente di mercato in continua evoluzione e in cui non mancano diverse incertezze sia economiche che geopolitiche, gli investitori cercano una maggiore sicurezza e stabilità, modificando il proprio portafoglio di investimento in modo di proteggersi da eventuali scossoni improvvisi.
In questo contesto, assumono un ruolo importante i titoli che offrono un alto livello di dividendo, in quanto riescono a fornire agli investitori un flusso di reddito stabile, offrendo così una certa stabilità anche durante fasi di mercato caratterizzate da una maggiore volatilità.
Il 2024 si prospetta infatti un’annata molto interessante dal punto di vista dei dividendi, con la maggior parte delle blue chip nostrane che nell’ultimo anno hanno aumentato l’ammontare della retribuzione in favore dei propri azionisti, grazie alle performance stellari del 2023. In questo articolo vediamo quali sono le società a maggiore capitalizzazione di Piazza Affari che offrono le opportunità più interessanti in termini di dividend yield.
L’importanza del dividendo
Nel corso del 2023, i tassi di interesse europei sono passati dal 2,5% all’attuale 4,5%, con un livello di inflazione che nello stesso periodo è sceso del 5,7% passando da oltre il +8% al +2,9% dell’ultima rilevazione di dicembre. Proprio la discesa della crescita dei prezzi al consumo negli ultimi mesi, unito ai sempre più segnali di debolezza dell’economia potrebbero però nei prossimi mesi convincere la Bce ad allentare il costo del denaro, per evitare di trascinare il Vecchio Continente in recessione.
Anche se non è ancora del tutto chiaro quando verranno effettivamente tagliati i tassi di interesse, ecco una riduzione dei tassi potrebbe in ogni caso far tornare l’appetito degli investitori per le cedole.
In tal senso, rivestono un ruolo di fondamentale importanza i dividendi, in quanto rappresentano la parte degli utili aziendali che la società paga ai suoi azionisti sotto forma di pagamento in contanti o azioni. Questi titoli rappresentano infatti una certezza in quanto i dividendi sono una fonte di reddito diretta per gli investitori, e in un contesto trainato particolarmente dalle aspettative, ricevere flussi stabili e affidabili può rivelarsi una strategia interessante soprattutto in un’ottica di investimento a lungo termine.
Per valutare la bontà di un dividendo, gli investitori non devono guardare però solo l’ammontare della cedola stessa, ma anche il suo rendimento che è espresso tramite il dividend yield. Quest’ultimo, come dicevamo, rappresenta il rendimento del dividendo e non è nient’altro che un indicatore, espresso in percentuale, che esprime il rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.
La formula di calcolo infatti del Dividendo/Prezzo (o dividend yield) = (Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione ) × 100
Il dividend yield, così come tutti i principali multipli, viene particolarmente utilizzato nell’analisi comparata in cui l’obiettivo è quello di valutare il posizionamento di un’impresa rispetto a un’altra impresa oppure a un gruppo di potenziali concorrenti. Più è elevato il dividend yield e migliore è il giudizio che viene espresso circa la capacità della società di remunerare il capitale investito. Tuttavia il dividend yield rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene conto del rischio d’impresa.
Ftse Mib, la classifica dei dividend yield
Come abbiamo visto il dividend yield è un indicatore cruciale per gli investitori in quanto fornisce informazioni preziose sulla remunerazione dell’investimento e da questo punto di vista, Piazza Affari è un mercato ricco di aziende in cui i dividendi assumono un ruolo significativo.
Nella tabella rappresentata qui sotto possiamo vedere i titoli del Ftse Mib ordinati in base al Dividend yield decrescente, e quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più basso. Come vediamo in cima alla classifica spicca Mediobanca con un dividend yield che ai prezzi attuali è del 6,9%, con il suo dividendo che è visto in crescita nel prossimo anno di oltre il 18,1%. Al secondo posto per valore di dividend yield troviamo Poste Italiane, Unipol ed Enel con un 6,4% di dividend yield.
Grazie alle performance realizzate nel corso del 2023, il dividendo 2024 che sarà pagato agli azionisti nel corso del 2025 gioverà della crescita dei prezzi di mercato delle azioni. Tra i titoli che nell’ultimo anno hanno aumento maggiormente il dividendo che distribuiranno agli azionisti troviamo diversi titoli del comparto bancario che nell’ultimo anno hanno giovato dall’aumento dei tassi di interesse. In tal senso, il dividendo di Bper Banca mostra un aumento del 163% rispetto al dividendo 2023 (in base alle stime sul dividendo 2024), seguito dall’aumento di oltre il +113,5% di Banco Bpm e dal +57,7% di UniCredit.
Al contrario, tra i titoli che offrono il minor dividend yield tra i titoli appartenenti al paniere principale di Piazza Affari troviamo Ferrari, STMicroelectronics e Campari.
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione 2023 (€) | Dividend yield | Data stacco cedola | Dividendo stimato 2024 (€) | Variazione Dividendo a/a |
Mediobanca | 12,31 | 0,8500 | 6,9% | 20/11/2023 | 1,0040 | 18,1% |
Poste italiane | 10,08 | 0,6500 | 6,4% | 24/06/2024 | 0,7120 | 9,5% |
Unipol Gruppo | 5,77 | 0,3700 | 6,4% | 22/05/2023 | 0,3800 | 2,7% |
Enel | 6,25 | 0,4000 | 6,4% | 22/01/2024 | 0,4300 | 7,5% |
Italgas | 5,25 | 0,3170 | 6,0% | 22/05/2023 | 0,3300 | 4,1% |
Eni | 14,83 | 0,8800 | 5,9% | 20/11/2023 | 0,9400 | 6,8% |
Generali Assicurazioni | 20,63 | 1,1600 | 5,6% | 22/05/2023 | 1,2450 | 7,3% |
Intesa Sanpaolo | 2,86 | 0,1606 | 5,6% | 20/11/2023 | 0,2930 | 82,4% |
Banca Mediolanum | 9,53 | 0,5000 | 5,2% | 20/11/2023 | 0,5750 | 15,0% |
Stellantis | 20,61 | 1,0400 | 5,0% | 24/04/2023 | 1,5280 | 46,9% |
Azimut | 26,01 | 1,3000 | 5,0% | 22/05/2023 | 1,5050 | 15,8% |
A2A | 1,82 | 0,0904 | 5,0% | 22/05/2023 | 0,0930 | 2,9% |
Banca Generali | 35,42 | 1,6500 | 4,7% | 19/02/2024 | 2,2250 | 34,8% |
Banco BPM | 5,07 | 0,2300 | 4,5% | 24/04/2023 | 0,4910 | 113,5% |
Pirelli&C | 5,03 | 0,2180 | 4,3% | 24/07/2023 | 0,2050 | -6,0% |
Terna | 7,78 | 0,3144 | 4,0% | 20/11/2023 | 0,3400 | 8,1% |
Hera | 3,23 | 0,1250 | 3,9% | 19/06/2023 | 0,1370 | 9,6% |
ERG | 27,08 | 1,0000 | 3,7% | 22/05/2023 | 1,0000 | 0,0% |
FinecoBank | 13,31 | 0,4900 | 3,7% | 22/05/2023 | 0,6640 | 35,5% |
Snam | 4,50 | 0,1651 | 3,7% | 24/06/2024 | 0,2800 | 69,6% |
UniCredit | 27,12 | 0,9872 | 3,6% | 24/04/2023 | 1,5570 | 57,7% |
BPER Banca | 3,37 | 0,1200 | 3,6% | 20/05/2024 | 0,3160 | 163,3% |
Tenaris | 14,78 | 0,5100 | 3,5% | 20/11/2023 | 0,5690 | 11,6% |
Inwit | 11,26 | 0,3467 | 3,1% | 22/05/2023 | 0,4470 | 28,9% |
Recordati | 51,62 | 1,1500 | 2,2% | 20/11/2023 | 1,2500 | 8,7% |
Moncler | 57,32 | 1,1200 | 2,0% | 22/05/2023 | 1,0530 | -6,0% |
Prysmian | 40,87 | 0,6000 | 1,5% | 24/04/2023 | 0,6900 | 15,0% |
Diasorin | 85,08 | 1,1000 | 1,3% | 22/05/2023 | 0,8160 | -25,8% |
Amplifon | 30,40 | 0,2900 | 1,0% | 22/05/2023 | 0,2870 | -1,0% |
Leonardo | 16,24 | 0,1400 | 0,9% | 22/05/2023 | 0,1440 | 2,9% |
Brunello Cucinelli | 92,90 | 0,6500 | 0,7% | 22/05/2023 | 0,8940 | 37,5% |
Interpump Group | 45,97 | 0,3000 | 0,7% | 22/05/2023 | 0,3330 | 11,0% |
Campari | 9,38 | 0,0600 | 0,6% | 24/04/2023 | 0,0660 | 10,0% |
STMicroelectronics | 41,13 | 0,2220 | 0,5% | 18/03/2024 | 0,2830 | 27,5% |
Ferrari | 322,00 | 1,3620 | 0,4% | 24/04/2023 | 2,1480 | 57,7% |
Banca MPS | 3,26 | – | – | – | 0,0130 | – |
Iveco Group | 10,01 | – | – | – | 0,1980 | – |
Nexi | 7,05 | – | – | – | – | – |
Saipem | 1,34 | – | – | – | – | – |
Telecom Italia | 0,28 | – | – | – | – | – |
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 1 febbraio 2024
L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index, ovvero un indice che viene calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che ne fanno parte. Tuttavia, queste tipologie di indici hanno il difetto che distorcono in parte la realtà, in quanto nel calcolo dei price index non viene considerata per intero la remunerazione che le società danno ai propri azionisti, ma solo quella concessa come apprezzamento in conto capitale (capital gain).
I dividendi non vengono quindi tenuti in considerazione nel calcolo di un indice di tipologia price e così il giorno dello stacco, i titoli subiscono nominalmente un deprezzamento che in teoria dovrebbe essere pari al dividendo pagato. Visto che Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), questo effetto nel lungo periodo finisce per pesare sul Ftse Mib, ma per ovviare a ciò è altresì possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib che tiene conto anche dello stacco e del reinvestimento di dividendi.