Rubriche e analisi Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (22/02/24)

Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (22/02/24)

Pubblicato 22 Febbraio 2024 Aggiornato 27 Febbraio 2024 14:00

In un ambiente di mercato in continua evoluzione e in cui non mancano diverse incertezze sia economiche che geopolitiche, gli investitori cercano una maggiore sicurezza e stabilità, modificando il proprio portafoglio di investimento in modo di proteggersi da eventuali scossoni improvvisi.

In questo contesto, assumono un ruolo importante i titoli che offrono un alto livello di dividendo, in quanto riescono a fornire agli investitori un flusso di reddito stabile, offrendo così una certa stabilità anche durante fasi di mercato caratterizzate da una maggiore volatilità.

Il 2024 si prospetta infatti un’annata molto interessante dal punto di vista dei dividendi, con la maggior parte delle blue chip nostrane che nell’ultimo anno hanno aumentato l’ammontare della retribuzione in favore dei propri azionisti, grazie alle performance stellari del 2023. In questo articolo vediamo quali sono le società del Ftse Mib, quindi quelle a maggiore capitalizzazione di Piazza Affari, che offrono le opportunità più interessanti in termini di dividend yield.

L’importanza del dividendo

Nel corso del 2023, i tassi di interesse europei sono passati dal 2,5% all’attuale 4,5%, con un livello di inflazione che nello stesso periodo è sceso del 5,7% passando da oltre il +8% al +2,9% dell’ultima rilevazione di dicembre. Proprio la discesa della crescita dei prezzi al consumo negli ultimi mesi, unito ai sempre più segnali di debolezza dell’economia potrebbero però nei prossimi mesi convincere la Bce ad allentare il costo del denaro, per evitare di trascinare il Vecchio Continente in recessione.

Anche se non è ancora del tutto chiaro quando verranno effettivamente tagliati i tassi di interesse, ecco una riduzione dei tassi potrebbe in ogni caso far tornare l’appetito degli investitori per le cedole.

In tal senso, rivestono un ruolo di fondamentale importanza i dividendi, in quanto rappresentano la parte degli utili aziendali che la società paga ai suoi azionisti sotto forma di pagamento in contanti o azioni. Questi titoli rappresentano infatti una certezza in quanto i dividendi sono una fonte di reddito diretta per gli investitori, e in un contesto trainato particolarmente dalle aspettative, ricevere flussi stabili e affidabili può rivelarsi una strategia interessante soprattutto in un’ottica di investimento a lungo termine.

Per valutare la bontà di un dividendo, gli investitori non devono guardare però solo l’ammontare della cedola stessa, ma anche il suo rendimento che è espresso tramite il dividend yield. Quest’ultimo, come dicevamo, rappresenta il rendimento del dividendo e non è nient’altro che un indicatore, espresso in percentuale, che esprime il rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.

La formula di calcolo infatti del Dividendo/Prezzo (o dividend yield) = (Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione ) × 100

Il dividend yield, così come tutti i principali multipli, viene particolarmente utilizzato nell’analisi comparata in cui l’obiettivo è quello di valutare il posizionamento di un’impresa rispetto a un’altra impresa oppure a un gruppo di potenziali concorrenti. Più è elevato il dividend yield e migliore è il giudizio che viene espresso circa la capacità della società di remunerare il capitale investito. Tuttavia il dividend yield rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene conto del rischio d’impresa.

Ftse Mib, la classifica dei dividend yield

Come abbiamo visto il dividend yield è un indicatore cruciale per gli investitori in quanto fornisce informazioni preziose sulla remunerazione dell’investimento e da questo punto di vista, Piazza Affari è un mercato ricco di aziende in cui i dividendi assumono un ruolo significativo.

Nella tabella rappresentata qui sotto possiamo vedere i titoli del Ftse Mib ordinati in base al Dividend yield decrescente, e quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più basso. Come vediamo in cima alla classifica spicca Banco BPM con un dividend yield che ai prezzi attuali è del 10,8%. Secondo posto per Intesa Sanpaolo (dividend yield del 10,2%) e medaglia di bronzo per BPER Banca (dividend yield dell’8,2%). Come si può notare dalla tabella seguente, i primi sei posti in classifica sono tutti titoli bancari che nell’ultimo anno hanno giovato dall’aumento dei tassi di interesse. Anche Banca MPS è tornata a distribuire il dividendo dopo 13 anni con un dividend yield del 6,8%.

Al contrario, tra i titoli che offrono il minor dividend yield tra i titoli appartenenti al paniere principale di Piazza Affari troviamo Campari, STMicroelectronics e Ferrari.

Titolo Ultimo prezzo (€) Dividendo per azione (€) Dividend yield Dividendo stimato (€) Variazione Dividendo a/a
Banco BPM 5,20 0,5600 10,8% 0,5790 3,4%
Intesa Sanpaolo 2,90 0,2960 10,2% 0,3220 8,8%
BPER Banca 3,64 0,3000 8,2% 0,3820 27,3%
Banca Mediolanum 9,75 0,7000 7,2% 0,7380 5,4%
Mediobanca 12,27 0,8500 6,9% 1,0760 26,6%
Banca MPS 3,67 0,2500 6,8% 0,4190 67,6%
Enel 5,94 0,4000 6,7% 0,4510 12,8%
Eni 14,29 0,9400 6,6% 1,0070 7,1%
Poste italiane 10,26 0,6500 6,3% 0,7670 18,0%
Banca Generali 34,33 2,1500 6,3% 2,3530 9,4%
Italgas 5,11 0,3170 6,2% 0,3660 15,5%
UniCredit 30,51 1,7800 5,8% 2,2560 26,7%
Generali Ass 21,39 1,1600 5,4% 1,3190 13,7%
A2A 1,70 0,0904 5,3% 0,0990 9,5%
FinecoBank 13,42 0,6900 5,1% 0,7150 3,6%
Unipol Gruppo 7,42 0,3800 5,1% 0,4150 9,2%
Azimut 26,49 1,3000 4,9% 1,5920 22,5%
Stellantis 24,38 1,0400 4,3% 1,5920 53,1%
Terna 7,42 0,3144 4,2% 0,3570 13,5%
Pirelli&C 5,39 0,2180 4,0% 0,2200 0,9%
ERG 25,38 1,0000 3,9% 1,0000 0,0%
Hera 3,24 0,1250 3,9% 0,1460 16,8%
Snam 4,40 0,1651 3,8% 0,2900 75,7%
Tenaris 16,74 0,6000 3,6% 0,6670 11,2%
Inwit 10,78 0,3467 3,2% 0,5070 46,2%
Recordati 51,46 1,1500 2,2% 1,4030 22,0%
Iveco Group 11,10 0,2200 2,0% 0,2960 34,5%
Moncler 63,72 1,1200 1,8% 1,1200 0,0%
Prysmian 44,54 0,6000 1,3% 0,7430 23,8%
Diasorin 93,86 1,1000 1,2% 0,8480 -22,9%
Amplifon 32,46 0,2900 0,9% 0,3260 12,4%
Interpump Group 44,71 0,3400 0,8% 0,3670 7,9%
Leonardo 19,06 0,1400 0,7% 0,1500 7,1%
Brunello Cucinelli 107,60 0,6500 0,6% 0,9940 52,9%
Campari 9,95 0,0600 0,6% 0,0720 20,0%
STMicroelectronics 42,55 0,2220 0,5% 0,3000 35,1%
Ferrari 376,80 1,3620 0,4% 2,8280 107,6%
Nexi 7,03 0,0080
Saipem 1,41 0,0090
Telecom Italia 0,29 0,0030

Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 22 febbraio 2024

Le indicazioni dei dividendi in tabella sono parziali. I dati verranno via via aggiornati con la pubblicazione dei risultati finanziari per il 2023 da parte delle società quotate nel corso del mese di febbraio e marzo.

L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib

Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index, ovvero un indice che viene calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che ne fanno parte. Tuttavia, queste tipologie di indici hanno il difetto che distorcono in parte la realtà, in quanto nel calcolo dei price index non viene considerata per intero la remunerazione che le società danno ai propri azionisti, ma solo quella concessa come apprezzamento in conto capitale (capital gain).

I dividendi non vengono quindi tenuti in considerazione nel calcolo di un indice di tipologia price e così il giorno dello stacco, i titoli subiscono nominalmente un deprezzamento che in teoria dovrebbe essere pari al dividendo pagato. Visto che Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), questo effetto nel lungo periodo finisce per pesare sul Ftse Mib, ma per ovviare a ciò è altresì possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib che tiene conto anche dello stacco e del reinvestimento di dividendi.