Yellen: la “pazienza” della Fed è destinata a finire, appuntamento a settembre per il primo rialzo dei tassi?
La Federal Reserve resta “paziente” ma si tratta di una pazienza condizionata. È quanto emerge dal documento preparato da Janet Yellen per la sua audizione alla Commissione bancaria del Senato. Al termine delle ultime riunioni del Fomc (Federal open market committee, il braccio operativo della Fed), la Banca centrale statunitense ha fatto sapere che la decisione di incrementare il costo del denaro sarà presa all’insegna della “pazienza” viste le incertezze che ancora circondano l’andamento della prima economia e del contesto globale.
A livello domestico il focus è incentrato sull’andamento del mercato del lavoro e in particolare, con il tasso di disoccupazione al 5,7 per cento e il saldo delle buste paga che da un anno segna un incremento di almeno 200 mila unità mensili (non accadeva dal 1994-1995), su quello dei salari. Di concerto con il recente crollo del greggio, l’andamento delle retribuzioni mantiene il tasso di inflazione sotto il target fissato dalla Banca centrale.
Nel caso in cui, ha detto la Yellen, l’economia dovesse continuare a registrare performance positive, il costo del denaro è destinato a salire. La tempistica più che al Fomc è quindi affidata alle indicazioni che arriveranno dai dati macro. In un primo momento a esser toccata sarà la “forward guidance” tramite l’eliminazione della parola “paziente” (che potrebbe scomparire già dal prossimo incontro del 17 e 18 marzo) poi, “se le condizioni dell’economia continuano a migliorare, cominceremo (all’interno del Fomc, ndr) a considerare un rialzo del target dei tassi sui fed funds sulla base delle condizioni davanti ad ogni vertice”. In qualunque caso, ha precisato una Yellen particolarmente diplomatica, “è importante notare che una modifica nella forward guidance non significa necessariamente che la Fed alzerà i tassi entro due vertici”.
Appuntamento a settembre?
“Esaminando con attenzione le parole delle Yellen riteniamo che siano più “dovish” del previsto”, ha detto Filippo Diodovich, Market Strategist di IG. “Più ‘colomba’ del previsto senza, tuttavia, creare importanti scossoni sul mercato”. Un modo, continua l’esperto, per cercare “di evitare i problemi del ‘taper tantrum’ bernankiano quando i mercati avevano reagito troppo frettolosamente sulle parole dell’ex governatore della Fed che aveva affermato un cambio di rotta in politica monetaria e una riduzione degli acquisti prima del previsto”. Diodovich ritiene che difficilmente ci sarà un rialzo a giugno. “Crediamo che il costo del denaro negli Stati Uniti non possa essere incrementato nel breve periodo […] valutiamo sempre più probabile il primo rialzo dei tassi a settembre 2015”.