World Economic Outlook: anche FMI mette l’Italia sull’attenti, 30% NPL Eurozona è italiano
Il tema è quanto mai attuale, viste le polemiche che sono esplose in Italia sull’addendum della Bce relativo alla gestione degli NPL da parte delle banche italiane.
In un contesto in cui arrivano indiscrezioni su nuove disposizioni che interesserebbero non solo i flussi degli NPL, ma anche gli stock, l’Italia viene richiamata sul problema anche dal Fondo Monetario Internazionale. Nel documento World Economic Forum (WEO) con cui l’Fmi annuncia di aver rivisto al rialzo le stime sulla crescita globale, dell’Eurozona e della stessa Italia, l’istituzione di Washington fa notare che, di fatto, il 30% degli NPL dell’Eurozona è made in Italy.
In particolare, si legge, in Eurozona “i ratio dei Npl sono rimasti elevati, pari al 5,7% circa dei prestiti complessivi”, una percentuale che tuttavia sale a oltre il 10% in sei Paesi, di cui fa parte l’Italia (le cui banche hanno il 30% degli NPL).
Così il capo economista del Fondo monetario internazionale, Maurice Obstfeld, risponde a una domanda sul piano della Banca centrale europea sulla gestione degli NPL:
“L’Italia ha fatto molti progressi nelle riforme per il settore finanziario, c’è maggiore stabilità nel settore bancario ma gli Npl, limitando nuovi prestiti, comportano di per sé una stretta creditizia”. La quota degli Npl, insomma, rimane particolarmente alta in Italia, e “deve certamente essere ridotta”.
Sempre riguardo al fronte bancario, il Fondo Monetario Internazionale punta l’accento anche sulla sfida della redditività, obiettivo che deve essere perseguito con la razionalizzazione dei costi e con modelli di business più aggiornati al contesto attuale.
Sullo sfondo, l’FMI rivede al rialzo l’outlook sul Pil globale al +3,6% nel 2017 e al +3,7% nel 2018 e parla di rafforzamento dell’attività economica.
Anche il Pil italiano viene rivisto al rialzo, ma per il 2018 il tasso di crescita è inferiore a quello stimato dal governo nella nota di aggiornamento al Def; l’outlook risulta meno roseo anche nel caso del tasso di disoccupazione e il debito-Pil del 2017 è atteso in crescita al 133% (il governo stimava il rapporto debito-Pil in calo).
Le revisioni al rialzo del Pil contenute nel World Economic Outlook interessano in generale l’Eurozona, il Giappone, i paesi emergenti in Asia e in Europa, e la Russia. E sono tali upgrade che riescono più che a compensare i nei presenti nell’economia Usa e nel Regno Unito, quest’ultimo alle prese con la Brexit.
Tuttavia i rischi rimangono e, riguardo all’Eurozona, “in assenza di un progresso costante nella crescita dell’inflazione verso il target (stabilito dalle banche centrali), l’Fmi manda un chiaro messaggio alla Bce e alla Fed: “la politica monetaria delle economie dei paesi avanzati dovrebbe rimanere accomodante“.
Questo perchè l’eventuale “percezione generalizzata, secondo cui le banche centrali potrebbero lasciar viaggiare l’inflazione al di sotto del target per un periodo di tempo prolungato, potrebbe far rivedere al ribasso le aspettative sull’inflazione di lungo termine che, in un contesto di bassi tassi di interesse reali di equilibrio, potrebbero essere più costose e più difficili da modificare rispetto a un temporaneo balzo dell’inflazione”.
Di seguito, la tabella con le stime sul Pil globale contenuta nel World Economic Outlook: