Notizie Indici e quotazioni Wall Street: rally d’estate si o no? La risposta dal Bull & Bear Indicator di BofA. Dove stanno andando ora i soldi

Wall Street: rally d’estate si o no? La risposta dal Bull & Bear Indicator di BofA. Dove stanno andando ora i soldi

30 Maggio 2022 12:35

Michael Hartnett di Bank of America affossa le speranze di chi ritiene che Wall Street stia finalmente ripartendo, dopo la forte ripresa riportata dall’indice S&P 500 la scorsa settimana quando, mettendo a segno un rally del 6,6%, ha chiuso la settimana migliore dal novembre del 2020.

Un avvertimento ancora più esplicito delle sue parole arriva dal BofA Bull and Bear Indicator, indicatore Toro e Orso del colosso bancario Usa, che si attesta ai livelli più bassi di sempre, ovvero a quota 0,6.

Che significa?

Significa, spiega Hartnett, che l’azionario rimane “molto vulnerabile al rally da mercato orso” e che questo stato di vulnerabilità è tra l’altro aumentato, visto che l’indicatore Bull and Bear market è sceso ulteriormente nel territorio ‘panico’, appunto a 0,6 punti dai precedenti 1,5, al valore più basso dal marzo del 2020, ovvero dall’alert della pandemia Covid risuonato in tutto il mondo.

E significa anche, che i tempi, in questo contesto, sono maturi per un rally d’estate, fomentato dalle speculazioni dei trader che credono/sperano che l’inflazione degli Stati Uniti abbia testato ormai il picco e che, dunque, ci sia la possibilità che la Federal Reserve di Jerome Powell faccia una pausa nel suo ciclo di rialzo dei tassi.

Hartnett fa notare d’altronde che diverse sono le azioni oversold in relazione alla media mobile in 200 giorni.

Ma su cosa stanno puntando gli investitori in queste sedute?

Hartnett segnala che, in base a quanto emerge dagli ultimi dati, $20,6 miliardi sono confluiti nell’azionario, al ritmo più forte delle ultime 10 settimane; $800 milioni sono stati investiti nell’oro; 28,2 miliardi nel cash, mentre $5,8 miliardi sono stati ritirati dal mercato dei bond.

Ulteriori dettagli su dove i mercati stanno andando sono arrivati da Goldman Sachs, che ha reso noto come, nella settimana terminata il 25 maggio, i flussi netti diretti verso i fondi azionari globali siano stati positivi, con flussi in entrata per $21 miliardi, rispetto ai flussi in uscita di -$5 miliardi della settimana precedente), dopo i flussi in uscita netti che avevano caratteriazazato le sei settimane precedenti.

Il recupero è avvenuto principalmente per i flussi in entrata nella borsa Usa, a loro volta sostenuti dal boom dei flussi verso i fondi ETF.

Guardando ai settori, i flussi netti in entrata maggiori hanno interessato i titoli telecom, dei prodotti al consumo, infrastrutture, mentre i flussi in uscita netti più significativi hanno confermato la fuga dagli industriali.

Bank of America ha poi snocciolato altri dati, come i flussi in uscita, per la quinta settimana consecutiva, dal comparto hi-tech, per un valore di $1 miliardo.

E’ stata inoltre l’ottava settimana di flussi in uscita dai finanziari, mentre nel comparto dei titoli delle società attive nel settore delle spese per consumi i flussi in entrata, pari a $1,2 miliardi, sono stati i più alti dal dicembre del 2021.

Reso noto venerdì scorso il dato sull’inflazione core preferito dalla Fed, ovvero la componente core del PCE, relativa al mese di aprile: l’indice è salito su base annua del 4,9%, in linea con le previsioni e in rallentamento rispetto al +5,2% di marzo. Su base mensile, il rialzo è stato dello 0,3%, anche in questo caso in linea con le stime e dopo il +0,9% del mese precedente.

L’inflazione headline è salita su base annua del 6,3%, meno del +6,6% del mese scorso. Su base mensile, il dato ha riportato una crescita dello 0,2%, inferiore rispetto al +0,9% di marazo.

I numeri sull’inflazione, contenuti nel rapporto relativo al trend delle spese per consumi e dei redditi personali di aprile, sembrano avallare l’opinione di chi ritiene che la fiammata continua dei prezzi, negli Stati Uniti, abbia testato il picco, e che dunque la Fed di Jerome Powell possa essere meno aggressiva nell’alzare i tassi.

E’ questo dato che, rinfocolando le speranaze su una sfiammata dell’inflazione misurata dal PCE core, l’indice preferito dalla Fed, che ha dato una forte spinta alla borsa Usa.

Il Dow Jones è balzato di 575,77 punti, o di quasi +1,8%, a 33,212.96. Lo S&P 500 è salito del 2,5% a 4.158,24 punti, il Nasdaq Composite ha sovraperformato il mercato, sostenuto anche dai continui cali dei tassi dei Treasuries, che sono ben al di sotto della soglia del 3%. Il listino hi-tech ha concluso la seduta in progresso del 3,3% a 12.131,13.

Su base settimanale, il Dow Jones è salito del 6,2%, interrompendo la scia ribassista più lunga, di ben otto settimane, dal 1923. Lo S&P 500 ha guadagnato il 6,5% e il Nasdaq è volato del 6,8% su base settimanale. Entrambi gli indici hanno posto fine a sette settimane consecutive di ribassi.