Wall Street fa dietrofront, Dow Jones scende sotto record 30.000. Occhio a indici ETF su Russell
Wall Street fa un passo indietro, dopo i record testati alla vigilia dal Dow Jones, dallo S&P 500 e dal Nasdaq. Il Dow Jones torna a scendere sotto la soglia dei 30.000 punti, agguantata e superata ieri per la prima volta in assoluto. Il rally della vigilia permette all'indice di riportare il guadagno mensile più forte dal 1987, superiore a +13%. Nella sessione odierna, il calo è di circa lo 0,35%; lo S&P 500 cede anch'esso, perdendo lo 0,19% a 3.627 punti circa, mentre il Nasdaq è in rialzo dello 0,28% a 12.069 punti circa.
Pubblicata una carrellata di dati macro.
Dopo i tonfi dei mesi precedenti a causa delle restrizioni legate alla pandemia COVID-19, il Pil Usa è balzato al tasso annualizzato del 33,1% nel trimestre tra luglio e settembre. La seconda lettura è in linea con la prima diffusa diffusa quasi un mese fa.
Rese note anche le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione che, nella settimana terminata il 21 novembre, sono salite a 778.000 unità, rispetto alle 730.000 attese dal consensus, alzando la testa rispetto alle 748.000 unità della settimana precedente. Sono in tutto 6,07 milioni le persone che, nella settimana terminata lo scorso 14 novembre, hanno continuato a percepire i sussidi di disoccupazione, rispetto ai 6,37 milioni della settimana precedente.
Diffuso infine il dato relativo agli ordini dei beni durevoli, in rialzo a ottobre dell'1,3%, rispetto al +0,8% atteso dal consensus e al +2,1% di settembre (dato rivisto al rialzo).
Nella sessione della vigilia, il Dow Jones, lo S&P 500 e il Russell 2000 hanno terminato tutti a nuovi valori di chiusura record.
In particolare, il listino dei titoli industriali ha testato e superato la soglia dei 30.000 punti per la prima volta in assoluto, chiudendo in rialzo di 454,97 punti (+1,54%), a 30046,24 punti. Lo S&P 500 ha chiuso con un balzo di 57,84 punti (+1,62%), a 3.635,42, riportando la migliore seduta delle ultime tre, mentre l'indice delle small cap Russell 2000 Index ha segnato un rally dell'1,94%, a 1.853,53 (+35,23 punti).
L'attenzione degli investitori si sta spostando soprattutto sull'indice Russell 2000, che ha beneficiato della rotazione dai titoli dei Big Tech ai titoli ciclici e alle small cap, innescata dalla carrellata di notizie sui vaccini anti Covid.
La speranza sulla fine della pandemia da coronavirus COVID-19 ha premiato nelle ultime sessioni i titoli delle società che erano stati colpiti dalle misure varie di contenimento, come i lockdown o misure in stile Stay at Home.
L'indice Russell 2000 si appresta a terminare il mese di novembre riportando il rally più forte della sua storia su base mensile, in rialzo di oltre +20%.
Focus anche sull'ETF iShares Russell 1000 Value ETF (IWD), salito di oltre +15% a novembre e alla controparte del settore growth, l'indice iShares Russell 1000 Growth ETF (IWF), in crescita dell'8,7% nel mese.
Tra i titoli attivi nella sessione odierna, focus su Nikola, che affonda di oltre -10% dopo il rally +17% della vigilia.
Nell'intervista rilasciata nel corso della trasmissione della CNBC "Mad Money with Jim Cramer", il ceo di Nikola, Mark Russell, non è riuscito a placare i timori dei mercati sul rischio che il fondatore Trevor Milton decida di vendere di colpo le sue azioni, così come non ha dato rassicurazioni neanche sull'accordo da $2 miliardi che la società ha siglato con General Motors.
Pubblicata una carrellata di dati macro.
Dopo i tonfi dei mesi precedenti a causa delle restrizioni legate alla pandemia COVID-19, il Pil Usa è balzato al tasso annualizzato del 33,1% nel trimestre tra luglio e settembre. La seconda lettura è in linea con la prima diffusa diffusa quasi un mese fa.
Rese note anche le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione che, nella settimana terminata il 21 novembre, sono salite a 778.000 unità, rispetto alle 730.000 attese dal consensus, alzando la testa rispetto alle 748.000 unità della settimana precedente. Sono in tutto 6,07 milioni le persone che, nella settimana terminata lo scorso 14 novembre, hanno continuato a percepire i sussidi di disoccupazione, rispetto ai 6,37 milioni della settimana precedente.
Diffuso infine il dato relativo agli ordini dei beni durevoli, in rialzo a ottobre dell'1,3%, rispetto al +0,8% atteso dal consensus e al +2,1% di settembre (dato rivisto al rialzo).
Nella sessione della vigilia, il Dow Jones, lo S&P 500 e il Russell 2000 hanno terminato tutti a nuovi valori di chiusura record.
In particolare, il listino dei titoli industriali ha testato e superato la soglia dei 30.000 punti per la prima volta in assoluto, chiudendo in rialzo di 454,97 punti (+1,54%), a 30046,24 punti. Lo S&P 500 ha chiuso con un balzo di 57,84 punti (+1,62%), a 3.635,42, riportando la migliore seduta delle ultime tre, mentre l'indice delle small cap Russell 2000 Index ha segnato un rally dell'1,94%, a 1.853,53 (+35,23 punti).
L'attenzione degli investitori si sta spostando soprattutto sull'indice Russell 2000, che ha beneficiato della rotazione dai titoli dei Big Tech ai titoli ciclici e alle small cap, innescata dalla carrellata di notizie sui vaccini anti Covid.
La speranza sulla fine della pandemia da coronavirus COVID-19 ha premiato nelle ultime sessioni i titoli delle società che erano stati colpiti dalle misure varie di contenimento, come i lockdown o misure in stile Stay at Home.
L'indice Russell 2000 si appresta a terminare il mese di novembre riportando il rally più forte della sua storia su base mensile, in rialzo di oltre +20%.
Focus anche sull'ETF iShares Russell 1000 Value ETF (IWD), salito di oltre +15% a novembre e alla controparte del settore growth, l'indice iShares Russell 1000 Growth ETF (IWF), in crescita dell'8,7% nel mese.
Tra i titoli attivi nella sessione odierna, focus su Nikola, che affonda di oltre -10% dopo il rally +17% della vigilia.
Nell'intervista rilasciata nel corso della trasmissione della CNBC "Mad Money with Jim Cramer", il ceo di Nikola, Mark Russell, non è riuscito a placare i timori dei mercati sul rischio che il fondatore Trevor Milton decida di vendere di colpo le sue azioni, così come non ha dato rassicurazioni neanche sull'accordo da $2 miliardi che la società ha siglato con General Motors.