Wall Street cauta dopo siluramento Tillerson. S&P rivede quota 2.800 con inflazione
Inizialmente Wall Street ignora la notizia del licenziamento del segretario di Stato Usa Rex Tillerson e si concentra sull’inflazione. Dopo un po’, gli indici mostrano una certa incertezza.
Dal fronte economico, l’indice dei prezzi al consumo, principale termometro delle pressioni inflazionistiche, si è confermato in linea con le stime. Il sentiment positivo ha riportato l’indice S&P 500 a un livello superiore a 2.800 punti per la prima volta dall’inizio di febbraio.
Nessuna paura per la Federal Reserve, dunque: il trend dei prezzi rimane sotto controllo, e quello dei salari si è confermato addirittura piatto.
Su base mensile, il dato ha anche rallentato il passo, dopo il +0,5% di gennaio: c’è da dire, tuttavia, che i prezzi delle abitazioni, degli articoli di abbigliamento e assicurazione auto sono avanzati per il secondo mese consecutivo.
Sul fattore Tillerson, nessun timore iniziale da parte dei mercati. Come ha commentato Karyn Cavanaugh, strategist senior dei mercati per Voya Financial, “gli investitori si sono abituati allo scambio delle poltrone alla Casa Bianca e ritengono che tali vicende, alla fine, non rappresentino un vero rischio economico”.
Protagonisti della sessione sono alcuni titoli, come Qualcomm, che ha perso fino a -5% dopo la decisione di Trump di bloccare l’Opa ostile lanciata da Broadcom.
Vendite su Dick’s Sporting Goods, che è arrivato a capitolare di oltre -6% dopo che la società retail di abbigliamento sportivo ha riportato utili migliori delle attese, comunicando tuttavia un fatturato e un outlook deludenti.
Micron Technology segna un buon rialzo, beneficiando della nota di Mizuho, che ha alzato il target price a $66. Si tratta del terzo upgrade del titolo nell’arco di una settimana.
Riguardo agli altri asset finanziari, l’indice che monitora il trend dei mercati emergenti – MSCI Emerging Market Index – è salito per la quarta sessione consecutiva, attestandosi al record in più di cinque settimane. Rialzi anche per il Bitcoin, che si attesta al di sopra della soglia di $9.000.
Il report sull’inflazione Usa mette sotto pressione il dollaro e i tassi sui Treasuries, con quelli decennali che scendono al 2,87% circa. Giù in Europa anche i tassi sui Bund tedeschi a 10 anni, che arretrano allo 0,63%, al minimo in più di sette settimane. La flessione del dollaro porta l’euro a segnare un lieve guadagno a $1,2362.
Lo spread BTP-Bund oscilla attorno a quota 127 punti base, a fronte di rendimenti decennali in flessione all’1,940%.
Dopo la reazione inizialmente positiva al dato sull’inflazione, Wall Street perde colpi.
Analisti e trader iniziano a riflettere sulle implicazioni geopolitiche del licenziamento di Tillerson. I prezzi del petrolio salgono, con quelli scambiati a New York che superano ampiamente la soglia di $65 al barile, scontando il rischio che l’accordo sul nucleare siglato tra l’Iran e la precedente amministrazione Usa di Barack Obama abbia i giorni contati.
Come afferma in un’intervista Phil Flynn, analista senior dei mercati presso Price Futures Group, “ora che Tillerson se ne è andato, aumentano le probabilità che l’accordo con l’Iran venga affossato. E ciò aumenta il rischio geopolitico di sanzioni sull’Iran e di conseguenza i prezzi del petrolio”.
Le quotazioni del petrolio tornano però poi a puntare verso il basso: sullo sfondo, le opinioni divergenti in seno all’Opec.