Notizie Indici e quotazioni Wall Street, anno 2019: per gli strategist nessuna ragione per stappare lo spumante

Wall Street, anno 2019: per gli strategist nessuna ragione per stappare lo spumante

21 Dicembre 2018 11:26

Wall Street peggiorerà prima di migliorare: ne sono convinti gli strategist intervistati dalla Cnbc, che hanno commentato sia il sell off che si sta abbattendo sulla borsa Usa da settimane, che il trend della volatilità, il cosiddetto indice della paura. Occhio al Nasdaq, che nella seduta di giovedì è anche scivolato temporaneamente nel mercato orso, in calo di oltre il 20% rispetto al recente record.

L’indice della paura, per la precisione il CBOE Volatility Index, ha superato la soglia dei 30 punti, al record dal poderoso sell off che si è abbattuto a Wall Street lo scorso febbraio. Mercati assediati non solo dalla paura di un forte rallentamento dell’economia americana, ma anche dalla preoccupazione che la Fed stia esagerando ad alzare i tassi, e ora dal timore di uno shutdown del governo Usa.

Da segnalare che, da quando la Fed di Jerome Powell ha annunciato la quarta stretta monetaria del 2018, lo scorso mercoledì 19 dicembre, il Dow Jones ha perso 815 punti.

Così Peter Boockvar, responsabile strategist degli investimenti presso Bleakley Advisory Group: “The market’s in no man’s land”, ha detto, ovvero, “il mercato è nella terra di nessuno“. Secondo Boockvar, la prossima potenziale area di supporto per lo S&P 500 è attorno ai 2.400 punti, soglia al di sopra della quale oscilla in queste ore.

I sell off che si sono abbattuti su Wall Street dall’inizio di ottobre e che si sono acuiti di recente hanno preso gli investitori alla sprovvista, se si considera che, di solito, dicembre è un mese positivo per l’azionario. Dall’inizio del mese, lo S&P 500 ha ceduto invece il 10%, confermando la peggiore performance di dicembre dal 1931, ovvero dai tempi della Grande Depressione.

“E’ assolutamente possibile che, nell’arco dei prossimi tre-sei mesi questa correzione si trasformi in ciò che chiameremmo mercato orso – ha detto Julian Emmanuel, responsabile strategist dell’azionario e dei derivati presso BTIG – E questo per il fatto che la Fed non ha mostrato una sensibilità sufficiente nei confronti della velocità dei cambiamenti dei prezzi degli asset”.

Emanuel ha aggiunto di non essere ancora preoccupato dell’arrivo di una recessione, ma dei timori sul rischio che Jerome Powell & Co. facciano un errore di politica monetaria.

Ma non è solo la Fed a preoccupare Wall Street. In cima alla lista c’è anche l’incertezza sull’esito delle trattative in corso tra Stati Uniti e Cina, volte a scongiurare l’escalation della guerra commerciale.

L’economia cinese si sta già indebolendo e gli investitori temono che la crescita globale più debole finirà con il contagiare anche gli Stati Uniti, dove il mercato immobiliare sta già presentando qualche crepa.

“Dal nostro punto di vista, crediamo che questa correzione abbia un ulteriore margine di spazio, considerando le correzioni (perdite superiori al 10% degli indici rispetto ai loro massimi) dal marzo del 2000. Questo dipenderà dai dati, nel caso in cui dovessero mostrare un rallentamento dei fondamentali ancora più pronunciato, o dall’assenza di progressi tangibili nelle negoziazioni con la Cina”.

Un’altra grande preoccupazione è la frenata degli utili societari: il consensus è per una crescita degli utili delle società quotate sullo S&P 500, nel 2019, al tasso del 7,5%, dunque in ribasso di oltre -20% rispetto al 2018.

Così Ed Keon, responsabile strategist degli investimenti e gestore di portafoglio presso QMA, ancora più negativo, al punto da prevedere una crescita degli utili pari a zero.

“Credo che il mercato sia convinto che sia già troppo tardi (perchè la Fed possa arginare i danni). I tassi sono a un livello sufficientemente alto per catapultarci in una recessione”. Dunque? “Rimaniamo cauti e crediamo che il mercato possa peggiorare prima di migliorare. Prevedo ancora un anno positivo per il 2019, con un rialzo del 5% circa. Potreste ottenere il 2% dal cash, in assenza di volatilità“.

Anche Michael Arone, responsabile strategist per gli investimenti presso State Street Global Advisors, non vede grandi ragioni per stappare lo spumante, stimando nuove vendite sui mercati.

La raccomandazione è di spostarsi sui titoli azionari considerati più sicuri, come quelli delle società quotate sullo S&P 500 che continuano ad aumentare i loro dividendi.