Notizie Notizie Italia Vola il mercato dei mutui: +76% nel primo semestre. Indebitarsi costa il 9% in più rispetto all’area dell’euro

Vola il mercato dei mutui: +76% nel primo semestre. Indebitarsi costa il 9% in più rispetto all’area dell’euro

5 Agosto 2015 11:26

Forte ripresa del mercato dei finanziamenti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni. Nei primi sei mesi dell’anno i mutui destinati all’acquisto di una casa hanno messo a segno un incremento annuo del 76,2%. È quanto emerge da un report dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana. Grazie al lieve miglioramento del contesto macro e al costo del denaro ai minimi storici, tra gennaio e giugno sono stati erogati nuovi mutui per 20,8 miliardi di euro, contro gli 11,8 miliardi di un anno prima.

“L’ammontare delle nuove erogazioni di mutui nel 2015 -riporta l’Abi- è anche superiore sia al dato dei primi sei mesi del 2013, quando si attestarono sui 9,205 miliardi di euro, sia al valore dei primi sei mesi del 2012 (10,802 miliardi di euro)”. Dal campione Abi, composto da 78 banche, rappresentativo di circa l’80% della totalità del mercato bancario italiano, emerge una leggera prevalenza per i mutui a tasso variabile, pari al 52,8% del totale. L’analisi mensile evidenzia però un crescente ricorso ai mutui a tasso fisso che a giugno hanno rappresentato il 60% del totale (20% del totale a giugno 2014).

Cgia: tassi più alti rispetto a media Ue
Nonostante indebitarsi per acquistare una casa sia sempre più economico, l’analisi comparata effettuata dalla Cgia di Mestre evidenzia che i tassi praticati dalle banche italiane risultano del 9% maggiori rispetto all’area dell’euro. Tra i principali Paesi che utilizzano la moneta unica, solo i Paesi Bassi registrano un tasso medio superiore al nostro. A giugno di quest’anno, fa notare la Cgia, il tasso medio riferito alle nuove operazioni di acquisto di abitazioni mediante la sottoscrizione di un mutuo in Italia si è attestato al 2,2 per cento, rispetto a una media in Eurolandia del 2,02 per cento.

Negli ultimi anni il differenziale tra il nostro Paese e il resto d’Europa si è ridotto notevolmente: nel 2012, ad esempio, scontavamo uno scarto del 20,7 per cento. L’anno dopo, il gap è salito ancora, passando al 22,4 per cento, per ridursi nel 2014 al 13,2 per cento. A giugno di quest’anno, lo scostamento è diminuito attestandosi all’8,9 per cento.