Voci di fusione tra UniCredit e Commerzbank. Governo Berlino già contattato
UniCredit, voci di fusione con la tedesca Commerzbank. Le indiscrezioni sono state riportate in via esclusiva da Reuters e in breve tempo sono rimbalzate nella stampa finanziaria mondiale. Secondo fonti vicine al dossier, la banca italiana guidata da Jean-Pierre Mustier avrebbe già contattato il governo tedesco, che detiene una partecipazione del 15% in Commerzbank a seguito del salvataggio dell’istituto nei tempi della crisi finanziaria.
Una fusione UniCredit-Commerzbank si confermerebbe tra le operazioni di M&A principali in Europa.
La notizia ha messo sotto pressione il titolo UniCredit, sceso alla vigilia di quasi -3% sul Ftse Mib, mentre le quotazioni di Commerzbank sono salite di oltre +3% alla borsa di Francoforte. Oggi UniCredit si conferma tra i titoli migliori dell’indice Ftse Mib.
Una fonte ha affermato che in contatti di UniCredit con Berlino sono in una fase iniziale e che ci sarebbero anche altri gruppi interessati a Commerzbank.
Con un valore di mercato di quasi 40 miliardi di euro, UniCredit vale all’incirca tre volte tanto Commerzbank.
Una fusione tra i due istituti darebbe vita a una tra le banche più grandi in Europa e si atterrebbe ai desiderata della Bce, che preme per un processo di consolidamento nel settore bancario. Tuttavia un funzionario europeo vicino al governo tedesco ritiene che Berlino potrebbe essere riluttante a cedere una delle sue banche commerciali a mani estere.
Un qualsiasi eventuale accordo richiederebbe il coinvolgimento dei governi di Roma e Berlino, che si sono tra l’altro scontrati – ricorda Reuters – in occasione dei recenti salvataggi bancari predisposti dall’Italia che, secondo i tedeschi, non avrebbero rispettato la normativa europea.
L’esecutivo tedesco pretenderebbe inoltre almeno 18 euro per azione Commerzbank, per evitare una perdita sul suo investimento. Le quotazioni di Commerzbank salite già ieri del 3%, sono scattate subito al rialzo, balzando del 4% all’inizio della sessione e riportando il guadagno più forte dallo scorso 3 luglio, a 11,23 euro.
Da segnalare che le quotazioni di Commerzbank hanno segnato un rally di quasi +55% dall’inizio dell’anno, sovraperformando il sottoindice di riferimento delle banche europee Stoxx Europe 600 Banks, avanzato dell’8,65%, e soprattutto la rivale Deutsche Bank, il cui titolo ha ceduto nel 2017 il 19,25%.
Detto questo, a poco più di 11 euro, l’azione rimane ben distante da quei 18 euro che il governo tedesco vorrebbe ricevere, in caso di una sua eventuale acquisizione.
Cerberus guadagnerebbe in ogni caso, dopo essere diventato di recente il secondo maggiore azionista.
Commerzbank sta ancora lavorando a un ampio piano di taglio dei costi, riduzione dei posti di lavoro, chiusura di filiali, dopo la crisi che l’ha investita nel 2008 a causa dell’acquisizione di Dresdner Bank, avvenuta per 9,8 miliardi di euro, proprio nel periodo buio del crash finanziario globale.
Secondo le fonti UniCredit, che punta a siglare potenziali alleanze in Europa, avrebbe segnalato il suo interesse a un’operazione di acquisizione che avverrebbe tutta in azioni, e che potrebbe realizzarsi una volta completato il suo piano di rilancio, previsto per i prossimi due anni.
Tuttavia gli analisti non promuovono l’operazione, tanto che per Banca Akros una “fusione transfrontaliera” sarebbe addirittura una inversione a U per la strategia della banca, che ora è concentrata sia sul de-risking del bilancio che sul miglioramento della redditività.
Banca Akros comunica tra l’altro di aver lasciato invariato il target price sul titolo, a 18,8 euro, ma di aver tagliato il rating da “buy” a “neutral”, dopo la performance del titolo, che negli ultimi sei mesi è stata migliore di quella del mercato.
Gli analisti di Equita, invece, ritengono che “le probabilità che in un orizzonte temporale di breve/medio termine, 2 anni, si giunga a una business combination con Commerzbank sono molto basse”, ricordando l’impegno di Mustier a rendere esecutivo il piano industriale al 2019 su base stand-alone Inoltre, in occasione di “un recente incontro, il management ci è sembrato scettico sulle prospettive industriali di business combination cross border al di fuori dell’orizzonte del piano, visto il limitato spazio per sinergie da costo”. Ancora, Equita scrive che “il consolidamento cross-border in Europa è di difficile attuazione, anche in chiave politica, in mancanza di uno schema comunitario di tutela dei depositi’.