Notizie Notizie Italia Voci dalla Fed: bazooka anti-coronavirus ci sarà. In stile ‘Whatever It Takes’ di Draghi

Voci dalla Fed: bazooka anti-coronavirus ci sarà. In stile ‘Whatever It Takes’ di Draghi

3 Marzo 2020 08:59

Un bazooka anti-coronavirus ci sarà: è quanto credono sempre più i mercati, che scommettono su una nuova ondata di liquidità dalle banche centrali globali, che venga iniettata in modo coordinato. Le speculazioni e i rumor vanno avanti da giorni e sono uno dei motivi alla base della forte volatilità dei mercati.

Di un’azione coordinata gli analisti sono sempre più convinti, tanto che c’è qualcuno che ha già scelto una data: secondo Bill Nelson, ex Fed, capo economista del Bank Policy Institute, il bazooka anti-coronavirus arriverà domani, 4 marzo.

Nelson è stato esponente della Federal Reserve in uno degli anni più bui della storia economico finanziaria sociale del mondo: il periodo della crisi globale iniziata nel 2007-2008.

A suo avviso, l’azione concertata sarà lanciata dalle banche centrali prima dell’avvio della sessione di Wall Street  di domani 4 marzo, alle 7.00 di New York ora locale o alle 8.00.

Il taglio dei tassi coordinato sarà a suo avviso di almeno mezzo punto percentuale. Come ha detto lui stesso, “l’unico modo per scatenare una reazione positiva dei mercati è dar loro più di quanto desiderino”.

Bazooka anti-coronavirus presenterà forward guidance

Il bazooka anti-coronavirus includerà anche una “forward guidance” in stile Mario Draghi. Nelson ritiene infatti che le banche centrali adotteranno una strategia comunicativa atta a dare fiducia ai mercati. del tipo “We are going to do whatever it takes” (il famoso whatever it takes di Draghi durante la sua presidenza alla Bce).

Così ha scritto Nelson in suo editoriale:

“Le azioni coordinate delle banche centrali sono avvenute il 12 dicembre del 2007 (orario sconosciuto), l’8 ottobre del 2008 (alle 7 AM ora di New York), e il 30 novembre del 2011 (alle 8 AM), sempre di mercoledì”.

Secondo l’ex Fed, il cui editoriale è stato pubblicato lo scorso 1° marzo, l’intervento concertato vedrà protagoniste le principali banche centrali a livello mondiale e, forse, anche la People’s Bank of China e l’autorità monetaria di Hong Kong.

La natura globale del problema richiede una risposta globale, e un allentamento coordinato eviterebbe il rischio di svalutazioni competitive”.

L’economista ricorda anche che “le azioni coordinate lanciate durante la crisi finanziaria vennero considerate di aiuto”. E che, “nella conference call del Fomc precedente al taglio dei tassi di interesse coordinato dell’8 ottobre del 2008, l’allora presidente della Fed Ben Bernanke disse”:

“Credo che sarebbe straordinariamente di aiuto per la fiducia (dei mercati) dimostrare che le banche centrali di tutto il mondo stanno lavorando insieme, hanno una view simile delle condizioni economiche globali e hanno intenzione di prendere forti iniziative per affrontare queste condizioni”.

Secondo Nelson il bazooka anti-coronavirus prenderà la forma di un taglio dei tassi di almeno 50 punti base, ma potrebbe essere anche di 75 punti base.

L’azionario globale scommette sempre di più su un’azione coordinata da parte delle banche centrali, volta a contrastare gli effetti negativi sull’economia dell’emergenza coronavirus (e relativa malattia COVID-19).

Grande attesa per la conference call che sarà indetta dal presidente della Fed Jerome Powell e dal segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin, in calendario per le 7 ora di New York della giornata di oggi. Parteciperanno alla teleconferenza i rappresentanti delle economie del G7.

Fonti sentite da Reuters riportano che i paesi del G7 sono pronti a diramare un comunicato, attraverso i loro ministri delle finanze, su come intendono fronteggiare l’impatto del coronavirus sull’economia.

Il comunicato dovrebbe essere pubblicato nella giornata di oggi o di domani. Sono state proprio queste speculazioni, insieme a quelle sull’arrivo di un bazooka anti-coronavirus, ad alimentare i buy scatenati a Wall Street, con il Dow Jones che ha riportato il balzo, in termini di punti, più forte della sua storia.

C’è da dire però che il sentiment si è notevolmente smorzato successivamente, nell’azionario asiatico, con la borsa di Tokyo che ha chiuso anche negativa. In questo caso ha inciso comunque anche l’operazione flop della Bank of Japan. Operazione flop che, tra l’altro, rinfocola i dubbi mai sopiti sull’efficacia degli interventi delle banche centrali su un’economia ormai sempre più, a detta di molti, drogata.

Intanto il presidente americano Donald Trump, in tutto questo, non poteva non cogliere la palla al balzo. E così, dopo la notizia della decisione della banca centrale australiana di tagliare i tassi al minimo record, non ha perso l’occasione di fare pressioni sulla Fed di Jerome Powell. Non per niente questo è l’anno delle elezioni presidenziali e Trump ha tutto da perdere con un eventuale peggioramento dell’economia.

“La banca centrale dell’Australia ha tagliato i tassi di interesse, comunicando che, probabilmente, li ridurrà ulteriormente al fine di fronteggiare la situazione del coronavirus e un (eventuale) rallentamento. (La banca) ha ridotto i tassi allo 0,5%, minimo record. Altri paesi stanno facendo la stessa cosa, se non oltre. La nostra Federal Reserve ci sta facendo pagare tassi più alti rispetto a tanti altri, quando ne dovremmo pagare di meno. In questo modo fanno male ai nostri esportatori, mettendo gli Usa in una posizione di svantaggio competitivo. Dovrebbe essere il contrario. Dovrebbe allentare e tagliare i tassi e tanto. Jerome Powell (scelto da Trump) guida la Federal Reserve e non ne ha azzeccata una dall’inizio. Una cosa triste!”.

Sull’arrivo di un bazooka anti-coronavirus scommettono anche gli economisti di Goldman Sachs. Così il capo economista Jan Hatzius:

“Intravediamo un rischio elevato che l’allentamento che riteniamo avverrà si presenterà nel corso delle prossime settimane e sarà coordinato, forse già nella settimana entrante (ovvero questa)”.

Nel caso della Fed, le previsioni di Goldman Sachs sono in linea con quanto scommette il mercato, che prezza una probabilità che la Fed tagli i tassi di almeno 100 punti base nel corso del 2020, o dell’1%, entro la fine del 2020. Goldman Sachs prevede che, a optare per un taglio dei tassi di 100 punti base sarà quest’anno anche la Banca cemtrale del Canada, mentre una riduzione di 50 punti base è attesa per i tassi di Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Norvegia, India e Corea del Sud. Un taglio di 10 punti base è atteso invece dalla Bce (dunque per l’Eurozona) e dalla Swiss National Bank, ovvero la banca centrale svizzera.