Viaggio oltremanica con gli ETF, attenzione alle fluttuazioni della sterlina
Stretta nella morsa tra debole crescita ed elevato deficit di bilancio, la Gran Bretagna sta comunque evitando l’ondata recessiva che attraversa buona parte dei paesi del Vecchio continente. Archiviato il primo mese dell’anno con Pil in progresso dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, le attese sono di un ritmo di crescita in aumento nel secondo trimestre. A maggio la Bank of England (BoE) per la prima volta dall’inizio della crisi finanziaria ha rivisto al rialzo le stime di crescita per l’economia britannica e ora vede per quest’anno una crescita del Pil nell’ordine dell’1,1% rispetto al +0,9% indicato in precedenza. Riscontri confortanti sono arrivati anche dall’indice Pmi manifatturiero di maggio salito a 51,3 punti, sui massimi a 14 mesi. Maggiore crescita abbinata anche a un’inflazione più contenuta che potrebbe contribuire a dare maggior margine di manovra alla Banca centrale britannica nel caso si rendesse necessario iniettare un maggiore stimolo monetario. In tal senso è forte l’attesa per l’approdo alla guida della Boe di Mark Carney che il 1 luglio prenderà il posto di Mervyn King.
Nuovo corso alla BoE con l’arrivo di Carney
Il mercato guarda soprattutto alla possibile introduzione di nuovi metodi volti ad appoggiare al meglio l’economica. Il governatore uscente della Bank of Canada negli scorsi mesi ha alimentato tali attese definendo le azioni del Giappone come un esperimento di politica coraggiosa da cui l’Europa può trarre insegnamenti. Nel dettaglio gli analisti di Barclays vedono probabile l’adozione da parte del MPC di una più esplicita guidance sui tassi di interesse collegando la politica monetaria al tasso di disoccupazione sull’orma di quanto fatto dalla Federal Reserve. Carney potrebbe anche mostrarsi più aperto all’acquisto di asset diversi dai Gilt. “Non pensiamo che l’arrivo di Carney aumenta le probabilità di maggiore QE – precisa Simon Hayes di Barclays – ma i dati economici deboli possono indurre il MPC ad agire”.
ETF sulla City frenati in parte dall’effetto valuta
Così come gli altri maggiori listini mondiali, la Borsa londinese presenta un saldo 2013 decisamente positivo con il Ftse 100 che segna +11,7% da inizio anno che diventa +22% considerando gli ultimi 12 mesi. Sul mercato ETFPlus di Borsa Italiana sono diversi gli strumenti che permettono di prendere posizione sull’azionario britannico. Sui dodici ETF attualmente presenti, dieci sono a replica lineare degli indici sottostanti due quelli strutturati. L’indici più utilizzato come sottostante è logicamente il Ftse 100, l’indice guida delle principali 100 società quotate a Londra. A livello di performance spicca quest’anno il replicante su un indice legato alle small cap britanniche (Cs Etf (Ie) on Msci Uk Small Cap) che segna un +11,6%. Sul bilancio dei primi 5 mesi dell’anno degli ETF sull’azionario d’oltremanica pesa l’effetto valuta: infatti la svalutazione della sterlina (quasi -5% da inizio anno rispetto all’euro) ha penalizzato gli investitori dell’area euro esposti al rischio cambio euro/sterlina.
Nel segmento strutturati ci sono il Db x-trackers Ftse 100 Short Etf, che permette di andare al ribasso sull’indice Ftse 100, e il Db X-Trackers Ftse100 Lev Daily Etf, atto invece alla replica con leva 2 dell’andamento dell’indice guida britannico. Va ricordato che la performance degli ETF a leva è calcolata sulla base dei rendimenti giornalieri composti e può quindi discostarsi da quella offerta dall’indice non a leva soprattutto in contesti di elevata volatilità.