Notizie Notizie Italia Venti di guerra e mercati, Fugnoli (Kairos): no a scelte drastiche, meglio aggiustare gradualmente i portafogli        

Venti di guerra e mercati, Fugnoli (Kairos): no a scelte drastiche, meglio aggiustare gradualmente i portafogli        

15 Febbraio 2022 11:04

 

Di fronte agli attuali venti di guerra “evitare scene drastiche”, piuttosto “aggiustare gradualmente i portafogli”. Questo il consiglio che arriva da Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, che approfondisce nel suo podcast mensile “Al 4° piano”, lo scenario geopolitico attuale, caratterizzato dalle tensioni tra Russia e Ucraina il cui effetto potrebbe essere più serio di quelli precedenti.

 

“Ci sono state guerre vicinissime come quelle in Jugoslavia negli anni ’90 che non hanno avuto nessun effetto sui nostri mercati. Le stesse guerre in Ucraina, quella del 2014 e quella del 2015, sono rimaste un fenomeno locale. Se questa volta l’effetto è più serio, è perché il conflitto va al di là dell’Ucraina e coinvolge gli assetti complessivi europei. Oltre al piano politico c’è poi il rischio di una ricaduta economica che, oltre a riguardare ovviamente Ucraina e Russia, toccherebbe direttamente anche l’Europa, proprio in un momento delicato della sua transizione energetica – spiega l’esperto -. Il tutto si inserisce poi in un contesto impegnativo di normalizzazione monetaria di per sé fisiologico, ma che in questo quadro gioca quale fattore di stress”.

 

Storicamente l’inizio di una guerra percepita come vicina viene accolto con un ribasso di Borsa. I compratori si ritirano e bastano pochi venditori per fare scendere i prezzi. “Più avanti il mercato inizia a muoversi in linea con le vittorie o le sconfitte dell’esercito di casa – precisa Fugnoli -. Quando poi si inizia a intravedere la fine del conflitto, se questa è vittoriosa, il mercato si riprende velocemente. Naturalmente ci sono molti fattori nel contorno che possono esercitare un’influenza: la tassazione straordinaria, la monetizzazione delle spese di guerra, gli stimoli all’apparato industriale per il riarmo, il controllo dei movimenti di capitale, sono solo alcuni degli elementi che si aggiungono alla guerra”.

 

Una partita a scacchi

Secondo l’analisi dello strategist di Kairos, in questo caso la situazione sembra differente, lo scontro in atto più che una guerra ricorda ancora una partita a scacchi. “La Russia nega di avere intenzione di invadere, mentre l’America dichiara lo scontro possibile e perfino probabile indicandone anche la data. Nessuno va preso alla lettera. Per la Russia vale il paradosso del mentitore che non è credibile sia quando dice il vero, sia quando mente”, rimarca Fugnoli aggiungendo che l’amministrazione Biden c’è un interesse a ricompattare il fronte con l’Europa indicando un avversario comune. E c’è il desiderio di mostrare un volto intransigente, dopo la discussa uscita dall’Afghanistan. C’è anche un calcolo da parte americana, per cui il mancato attacco russo, nel caso, potrebbe essere presentato come una vittoria della linea della fermezza.  È significativo, comunque, che la Nato abbia già detto che non interverrà militarmente in caso di conflitto.

 

La risposta economica basata su due punti

Per Fugnoli la risposta sarà economica e sarà basata soprattutto su due punti. Il primo, ancora incerto per le perplessità europee, sarà l’esclusione della Russia dal sistema dei pagamenti internazionali in dollari. Il secondo sarà il blocco di Nord Stream 2 che però, si noti, non è ancora partito. Quello che si teme è che la Russia, come risposta alle sanzioni, interrompa o limiti le esportazioni di gas all’Europa.

 

“L’approssimarsi della fine della stagione invernale rende però un po’ meno minacciosa questa ipotesi. Va poi considerato che tutti i canali diplomatici sono aperti e funzionano a pieno regime. Molti Paesi possono fare da mediatore nel caso le cose si complichino ulteriormente. Questa è una differenza importante rispetto a crisi passate, come quella di Cuba del 1962, quando le comunicazioni furono scarse e difficili”, dice lo strategist secondo il quale appare difficile pensare che la Russia abbia davvero intenzione di annettersi l’Ucraina. A una guerra incerta seguirebbe una guerriglia estenuante e un costo economico ingente. Né in Russia né in Ucraina l’opinione pubblica ha voglia di guerra. Un accordo sulla finlandizzazione dell’Ucraina, ovvero sulla sua neutralità tra i blocchi, sarebbe una soluzione soddisfacente per la Russia, anche se incontrasse resistenze ucraine.

 

Come muoversi in termini di portafoglio?

Certo, non si può però escludere che le cose sfuggano di mano e che piccoli scontri sul confine portino a un’escalation. “In pratica, si può adottare come scenario di base che la crisi rimanga acuta a lungo, ma restando sotto controllo e con uno scenario di coda per cui la crisi sfocia a un certo punto in uno scontro militare. In questa ipotesi nei portafogli vanno ridimensionate le posizioni non difendibili o perché a leva, o perché troppo aggressive rispetto alla propensione al rischio individuale”, consiglia Fugnoli secondo il quale va invece mantenuto, a meno di nuovi eventi, l’essenziale delle posizioni, cercando di migliorarne il profilo con un peso adeguato di titoli difensivi e di qualità.

 

Tra gli strumenti di difesa, suggerisce, si possono considerare quelli che non costano troppo cari. Rincorrere il petrolio e il gas sui massimi può avere senso ma solo con importi modesti. L’oro, se mantiene oscillazioni limitate può essere ancora interessante; comprare protezione con opzioni è un’altra possibilità, ma il rischio è di pagarla cara. Relativamente poco costoso invece il dollaro. La normalizzazione monetaria in caso di conflitto verrebbe rallentata o interrotta, con meno aumenti dei tassi rispetto a quelli che iniziavano a profilarsi; pertanto, tutti gli asset finanziari avrebbero un sostegno. Per i nuovi impieghi di liquidità, comunque, per il momento è meglio privilegiare obbligazioni brevi e sicure.

 

In conclusione Fugnoli indica che “fare trading in mercati nervosi e volatili rischia comunque di trovarci spiazzati perché gli adeguamenti dei prezzi alle notizie buone e cattive sarebbero immediati. Non ci si deve sentire obbligati a fare per forza qualcosa e a compiere scelte drastiche. Aggiustamenti graduali possono essere fatti con meno emotività e sfruttando meglio le occasioni che si presentano sui mercati“.