Vendetta valutaria del Pakistan dopo minacce Trump: sostituirà dollaro con yuan in commercio Cina
Dollaro sotto i riflettori, dopo la pubblicazione delle minute della Fed e la vendetta valutaria targata Pakistan. La valuta Usa, che ha inaugurato il 2018 confermando il suo trend ribassista, è balzata dopo la pubblicazione dei verbali della Banca centrale Usa, relativi all’ultimo meeting in cui il Fomc ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale, al nuovo range compreso tra l’1,25% e l’1,5%. Tuttavia, i bullish sul dollaro hanno guardato anche, con preoccupazione, ai segnali inquietanti di de-dollarizzazione, non certo nuovi.
Dopo il tweet con cui Donald Trump ha accusato il Pakistan di dare rifugio ai terroristi, la banca centrale del paese ha annunciato la decisione di rimpiazzare il dollaro con lo yuan, nei rapporti commerciali con la Cina.
Dal canto suo, Pechino ha preso le difese di Islamabad, con il portavoce del Ministero degli Esteri Geng Shuang che ha ricordato che il paese “ha fatto grandi sforzi e sacrifici per combattere il terrorismo”, e che ha contestualmente invitato la comunità internazionale a “riconoscere pienamente questo fatto”.
Non è certo la prima volta che la Cina fa da scudo al Pakistan, mentre dall’altro lato Trump rafforza i rapporti con l’India.
Come ha fatto notare in un’intervista rilasciata alla Cnbc Simon Baptist, direttore della divisione in Asia presso l’Economist Intelligence Unit, “le relazioni tra il Pakistan e gli Stati Uniti sono tese da anni, ma il grande cambiamento avvenuto di recente è stato rappresentato dalla Cina. La Cina ha fatto molto per cementare i suoi rapporti con il Pakistan, che si sta confermando davvero l’unico paese target di investimenti significativi nell’ambito del progetto della Nuova via della Seta. E Pechino sta cercando di trarre da tutto ciò un vantaggio geopolitico“.
Forte del sostegno di Pechino, il Pakistan sta così “snobbando le minacce Usa di tagliare i finanziamenti per la sicurezza che, in ogni caso, erano già stati ridotti”.
D’altronde, le promesse cinesi sono più che concrete. Si parla di investimenti fino a $57 miliardi nelle infrastrutture e nel settore energetico del Pakistan, in base all’iniziativa della Nuova Via della Seta”.
Brutto colpo dunque per il dollaro, osservato speciale per il continuo deprezzamento che ha caratterizzato il 2017 e che potrebbe secondo molti proseguire anche nel 2018. In gioco, oltre al suo valore nei confronti delle altre monete, è il dominio nel mercato dei cambi e il suo status di riserva valutaria. Dunque, la sua stessa credibilità.
A fomentare i timori americani sul processo di de-dolllarizzazione è tra l’altro è la notizia dell’imminente lancio dei futures sul petrolio in Cina riportata dalla stampa del paese, in particolare dal portale Jiemian.
Citando una fonte non specificata, Jiemian ha riportato che le contrattazioni dovrebbero iniziare il prossimo 18 gennaio. La piattaforma non sarà, avvertono gli analisti americani, soltanto uno strumento di hedging per le aziende cinesi. I nuovi contratti aiuteranno Pechino anche nell’obiettivo di utilizzare sempre di più lo yuan nelle operazioni di compensazione, accelerando così il processo di de-dollarizzazione e l’ascesa del petro-yuan.
Nelle ultime ore, il dollaro ha beneficiato intanto dell’assist della Fed che, nelle sue minute, ha innescato le speculazioni su strette monetarie più veloci, laddove ha fatto notare che “l’inflazione più veloce attesa con i tagli alle tasse (della riforma fiscale di Trump) è tra le ragioni per velocizzare i rialzi del costo del denaro”.
La Fed ha anche rivisto al rialzo l’outlook sul Pil Usa dal +2,1% precedente al +2,5%. Il dollaro è in recupero sullo yen, a JPY 112,60, ma rimane sotto pressione nei confronti dell’euro, che si conferma solido oltre la soglia di $1,20.
La valuta americana cede anche nei confronti della sterlina, con il rapporto di cambio GBP-USD attorno a $1,3545. Dollar Index poco mosso attorno a 92,183, dopo essere sceso due giorni fa fino a 91,751, al valore più basso dallo scorso 20 settembre.