Vaccini, tra dubbi su durata efficacia e necessità richiami. Indicazioni importanti da Israele e la view di Goldman
I contagi riscontrati in Paesi come Israele e Usa che hanno anticipato tutti sulla campagna vaccinale, hanno fatto crescere i dubbi sulla durata della protezione dei vaccini contro il Covid-19 e riportato in auge l’importanza dell’avvio di una strategia ben definita sui richiami. Il tema è centrale per l’andamento dell’economia globale nel prossimo futuro ed è stato analizzato nel dettaglio da un report a cura di Goldman Sachs.
Secondo quanto evidenzia l’analisi, sono tre i fattori che spiegano principalmente il calo dell’efficacia dei vaccini contro le infezioni. Il primo è che il livello degli anticorpi raggiunge il picco a un mese dalla vaccinazione, per poi calare significativamente. Mentre le cellule T e B, quelle decisive nel prevenire l’ospedalizzazione, restano robuste almeno fino a sei mesi dall’inoculazione. Il secondo l’elemento è la variante Delta, che si è dimostrata più resistente agli anticorpi generati dai vaccini. Il terzo, la maggior parte degli studi globali sull’efficacia non controllano adeguatamente la potenziale maggior propensione da parte dei vaccinati a sottoporsi ai test né tanto meno il loro maggior numero di contatti sociali (ad esempio tramite il green pass), oltre ai crescenti livelli di immunità naturale raggiunta dai non vaccinati. Tutti eventi che tendono a far scivolare verso il basso le misurazioni sul tasso di efficacia dei vaccini.
In base agli studi sinora pubblicati, emerge che l’efficacia dei vaccini in effetti cali nel tempo. Questo avviene più lentamente per chi è stato vaccinato con Pfizer, rispetto ai vaccinati AstraZeneca. Inoltre l’efficacia cala in modo ancor meno rapido in chi ha contratto precedentemente il Covid. Al contrario, l’efficacia contro le ospedalizzazioni e la sintomaticità della malattia, tende a mantenersi alta nel tempo. A New York, da maggio sembra attestarsi al 90%, nonostante l’arrivo della variante Delta e il passaggio del tempo senza vaccinazione.
Dunque, stando alle evidenze sinora rese disponibili, l’efficacia tende a diminuire dall’80% a circa un mese dalla vaccinazione sino al 55% a distanza di 5 mesi, mentre quella contro le ospedalizzazioni rimane stabile al 90% anche dopo sei mesi. Guardando alle case produttrici, Moderna sembra avere il tasso di protezione più alto, seguito da Pfizer e poi AstraZeneca. Infine i primi dati giunti da Israele, indicano che i richiami possano far rialzare il livello di immunità e ridurre ulteriormente le possibilità di complicazioni serie. Dimostrando come l’efficacia contro i casi gravi negli over 60, sia salita dall’80% di agosto al 95% dopo il richiamo.
Tirando le somme, l’impatto del Covid sulle economie nel breve termine dovrebbe essere moderato, specialmente per i Paesi che hanno un tasso di vaccinazione molto alto. Questo grazie all’ottima capacità dei vaccini di contrastare i sintomi più gravi della malattia, evitando le ospedalizzazioni, ma anche con l’uso dei richiami per frenare tempestivamente i nuovi picchi di contagio.