L’uscita dei greci dal club dell’euro non molla i mercati. Barroso-Merkel fanno il punto

La caccia di uno scalpo in Eurolandia continua: fa tappa a Berlino. Il tarlo della ristrutturazione sì, ristrutturazione sotto il cielo di Atene non molla i mercati. Sono pronti 60 miliardi di euro per salvare Atene dal default, è l’ultima voce poi smentita dal governo Papandreu che serpeggia sulle Borse. Se proprio Atene dovrà di nuovo bussare alla porta dell’Europa con il cappello in mano, “è troppo presto per specificare le cifre” dei nuovi aiuti alla Grecia in attesa dell’Ecofin del 16 maggio dice il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn. Per scongiurare un default, il governo Papandreou ha bisogno di negoziare al più presto un nuovo piano di aiuti insieme a misure per evitare la temuta ristrutturazione del debito come una dilazione delle scadenze e riduzione dei tassi di interesse. Atene potrebbe ricevere altri 20-30 miliardi di euro in cambio di altri sacrifici fiscali e di una accelerazione del programma di privatizzazioni.
Nel clima di confusione sulle prossime mosse Ue-Fmi, l’unica certezza è che l’Europa serra i ranghi contro la minaccia di un avvitamento della crisi del debito e attacchi della speculazione: Bce, Ue ma anche Francia e Germania escludono in modo categorico una rinegoziazione del debito greco e assicurano pieno sostegno ad Atene. Oggi a fare il punto su tutti i dossier d’attualità sarà il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso a Berlino per incontrare la cancelliera tedesca Angela Merkel. Nella riunione di lavoro verranno affrontati gli sviluppi della crisi del debito sovrano in alcuni paesi dell’Eurozona, a partire da Grecia e Portogallo. La cancelliera tedesca riceverà anche il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ma nella giornata di giovedì. Al centro delle discussioni – spiegano a Bruxelles – anche le vicende legate all’emergenza immigrazione.
Un portavoce dell’esecutivo Ue ha precisato che la visita era prevista da tempo e che s’inserisce nel quadro degli incontri che il presidente della Commissione tiene regolarmente con tutti i capi di stato e di governo dei 27, anche in vista della preparazione dei vertici Ue. Una ristrutturazione del debito greco non è agenda, almeno ufficialmente. Si tratta di uno scenario speculativo, lo ha definito ieri il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, che ha ribadito che un’uscita della Grecia dall’euro non è mai stata e non è in discussione. La Germania, ha proseguito, si aspetta che la Grecia metta in pratica i programmi concordati con il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e la Commissione europea. “Una cosa è chiara – ha sottolineato il portavoce -: qualsiasi aiuto alla Grecia serve affinchè la Grecia aiuti se stessa”. E poi ha aggiunto: “Non ci saranno sussidi o regali fiscali”. Atene, secondo Berlino, deve ridurre il proprio deficit di bilancio al 2,6% nel 2014 rispetto al 13,6% del 2009.
Proprio a tal punto da ieri il Fondo monetario internazionale, l’Unione europea e la Banca centrale europea sono in Grecia per verificare lo stato di attuazione del piano di austerità alla luce delle nuove indicazioni emerse dal recente vertice in Lussemburgo. Secondo quanto anticipato dai giornali greci, la nuova missione della troika passerà al setaccio la riduzione delle spese sanitarie e quella delle società pubbliche, la situazione nel settore di lavoro e chiederà l’accelerazione del piano delle privatizzazioni da cui il governo conta di incassare 50 miliardi che saranno destinati alla riduzione del debito e all’apertura delle professioni chiuse, una riforma rimasta finora sulla carta. Per Atene potrebbe essere l’occasione per chiedere un ulteriore “sconto” ossia una riduzione dei tassi di interesse da pagare sul piano di salvataggio da 110 miliardi di euro.
Dall’altra parte lo impone la situazione: nel 2012 la Grecia non riuscirà a reperire sul mercato i fondi necessari per finanziarsi. Lo rendono impossibile le condizioni di mercati. I tassi dei titoli di Stato della Grecia si mantengono su livelli record. Più facile trovare il filo della matassa che ingarbuglia la situazione di Lisbona. I termini del salvataggio del Portogallo da 78 miliardi di euro sono stati messi a fuoco. Rehn fa sapere che il tasso di interesse applicato sarà “sotto il 6%” e auspica un via libera al piano all’Ecofin di metà maggio, sempre che qui gli euroscettici della Finlandia non si mettano di traverso.