Usa: segnali di scricchiolio da economia a stelle e strisce, rialzo Fed si allontana
Niente rialzo tassi a settembre e anche a dicembre non è detto che la stretta Fed si materializzi. L’ultima tornata di dati macroeconomici da oltreoceano ha ridimensionato notevolmente le attese sul fronte rialzo tassi e di pari passo di è acceso un campanello d’allarme circa le prospettive di crescita dell’economia statunitense nel trimestre in corso.
Ieri è stato il turno dell’ISM non manifatturiero, con l’inatteso calo a 51,4 punti nel mese di luglio, sui minimi dal lontano 2010 e in forte ribasso rispetto ai 55,5 punti del mese precedente. “Il violento peggioramento potrebbe aprire a una prosecuzione del calo anche nei prossimi mesi. I sotto indici non hanno fatto meglio, con i nuovi ordini che sono crollati di quasi 9 punti”, commenta Vincenzo Longo, market strategist di IG. Il dato di ieri segue di pochi giorni l’Ism manifatturiero pubblicato settimana scorsa, anch’esso deludente. “Queste figure – aggiunge Longo – vengono indicate come gli indicatori anticipatori più affidabili dell’economia e aprono a una maggiore incertezza sulla crescita durante l’autunno”.
Deboli riscontri che hanno affievolito ulteriormente le probabilità di un rialzo dei tassi da parte della Fed il prossimo 21 settembre. Il dato di ieri, messo insieme agli ultimi dati che lo hanno preceduto “rende estremamente improbabile che la Yellen, e gli altri membri del Fomc vogliano rompere gli indugi il 21 settembre”, afferma Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners.
Le brutte indicazioni hanno contribuito a ridurre anche le probabilità di un rialzo tassi Fed a dicembre, ridottesi al 50% dal 65% prima del dato. Le probabilità di una stretta a settembre risultano invece scese al 15%.
Giù dollaro, riparte l’oro
Sui mercati non si è fatta attendere la reazione del dollaro, sceso con decisione contro le altre principali valute (minimi a due settimane contro l’euro in area 1,125). Il cambio Gbp/Usd salito ai massimi da 7 settimane. Trae vantaggio invece l’oro, salito ai massimi a due settimane e mezza oltre la soglia dei 1.350 dollari l’oncia.