Usa: Pil del II trimestre rivisto al rialzo (+3,9%)
Prima le parole rassicuranti della governatrice della Fed, Janet Yellen, che ha ribadito che lo scenario principale rimane quello di un primo rialzo dei tassi d’interesse entro l’anno (approfondisci),
poi la revisione al rialzo del dato sul Prodotto interno lordo (Pil) statunitense relativo al secondo trimestre 2015. In meno di 24 ore dagli Stati Uniti sono arrivati delle indicazioni confortanti per i mercati azionari.
Pil Usa rivisto al rialzo nel secondo trimestre 2015
Nel secondo trimestre dell’anno l’economia statunitense è cresciuta oltre le attese. Stando ai dati finali comunicati dal dipartimento al Commercio americano, l’economia a stelle e strisce ha mostrato un progresso del 3,9% annualizzato nel secondo trimestre dell’anno rispetto alla lettura precedente (la seconda) che indicava una crescita al ritmo del 3,7 per cento. Un sostegno è arrivato dalle spese per consumi personali che sono state riviste al rialzo: nella terza ed ultima lettura la variazione annualizzata è risultata di +1,9% contro il +1,8% indicato in precedenza.
E dire che l’avvio d’anno non era stato certo spumeggiante con il Pil che aveva registrato per i primi tre mesi dell’anno una crescita dello 0,6 per cento. L’ultimo scorcio del 2014 era stato, invece, archiviato con un +2,2 per cento.
Da segnare nelle agende macroeconomiche la prima lettura del Pil Usa relativo al terzo trimestre dell’anno che verrà comunicata il prossimo 29 ottobre. Caso vuole all’indomani della riunione della Federal Reserve.
Yellen, probabile un rialzo dei tassi entro fine anno
Il tutto mentre nelle orecchie degli investitori risuonano le dichiarazioni di ieri sera di Janet Yellen. Nel corso del suo intervento all’università del Massachusetts la governatrice ha mostrato un atteggiamento più “dovish” (da falco), sostenendo che un rialzo dei tassi negli Stati Uniti entro la fine dell’anno è decisamente probabile. Yellen ha poi assicurato che gli sviluppi economici all’estero non dovrebbero far cambiare rotta, stemperando così i timori emersi al termine dell’ultima riunione del Fomc, il braccio operativo della Fed, che il rallentamento dell’economia cinese e le turbolenze sui mercati finanziari potessero indurre la banca centrale Usa a rinviare al 2016 la prima stretta.