Usa: in attesa della Fed, cosa aspettarsi. Il rialzo dei tassi arriverà a settembre?
Sale l’attesa per l’ultima riunione della Federal Reserve (Fed) prima della pausa estiva. Il Fomc, il braccio operativo della banca centrale americana, terrà una riunione di due giorni, che si concluderà mercoledì sera con l’annuncio di politica monetaria a cui non seguirà la conferenza stampa del presidente, Janet Yellen, né verranno aggiornate le stime economiche. La probabilità che l’istituto metta mano ai tassi di interesse in questa occasione è praticamente nulla: gli analisti concordano nel ritenere che questo mese la Fed confermerà il costo del denaro vicino allo zero per cento (a questi livelli da fine 2008), nell’attesa di avere maggiori certezze sullo stato di salute dell’economia americana. Proprio nei prossimi giorni verranno pubblicate importanti indicazioni, quali il Pil del secondo trimestre (giovedì) e i dati sul mercato del lavoro (venerdì della prossima settimana).
“E’ improbabile che questa riunione di luglio sia di spessore. Con l’estate in corso e i mercati sottili e ancor meno liquidi del solito, è probabilmente il momento meno ideale per iniziare una nuova politica monetaria”, sostiene Rob Carnell, analista di Ing, che fissa a settembre il mese per la prima stretta sui tassi. Ed è proprio questa la domanda cruciale su cui si interrogano gli operatori di mercato: quando arriverà il primo ritocco al costo del denaro Otreoceano? Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha invitato la banca centrale americana ad aspettare a cambiare la sua politica monetaria fino addirittura al primo semestre del 2016.
Non è escluso che qualche indicazione possa giungere da questa riunione. Nei suoi ultimi interventi, la Yellen si è limitata a dire di essere favorevole a un aumento dei tassi nel corso del 2015, senza dare però nessuna indicazione temporale precisa. La banca centrale americana cerca così di lasciarsi un margine di manovra a seconda dell’evolversi del quadro economico. Il tasso di disoccupazione si è attestato al 5,3% a giugno, il livello più basso dagli ultimi sette anni, tuttavia i prezzi al consumo sono saliti molto debolmente (+0,2% a/a a maggio) a causa del calo dei prezzi del petrolio. Nella sua ultima riunione di metà giugno, la Fed aveva ribadito che non metterà mano ai tassi di interesse fino a quando non sarà sicura che l’inflazione si stia avvicinando al target dl 2% annuo. Ma oggi altre incertezze pesano sulla decisione della Fed, come la crisi della Grecia e la volatilità dei mercati azionari della Cina.