Usa: la Fed non delude, costo del denaro sale dello 0,25%
Come da attese, al termine della due giorni di riunioni la Banca centrale statunitense ha alzato il costo del denaro della prima economia. La stretta, di 25 punti base, porta il tasso sui Fed Funds nel range 0,5-0,75 per cento. Si tratta del secondo incremento dei tassi in 10 anni.
Scontata la decisione odierna, occorre capire a quale velocità proseguirà il processo di normalizzazione dei tassi Usa, anche, e soprattutto, alla luce dell’affermazione elettorale di Donald Trump.
L’anno prossimo le politiche monetarie dell’istituto guidato da Janet Yellen dovranno inevitabilmente fare i conti con la Trumponomics, il mix di allentamento fiscale e politiche protezionistiche destinato a scombinare le stime su crescita economica e inflazione.
In quest’ambito, la chairwoman, nel corso della conferenza stampa che inizierà tra qualche minuto, potrebbe far riferimento a un generale incremento dei rischi inflattivi senza nominare gli stimoli promessi da The Donald.
Oltre a questo, va tenuto in considerazione che nei prossimi mesi il neo-presidente dovrebbe rafforzare la quota di “falchi” all’interno del FOMC (Federal Open Market Committee), il braccio operativo della Banca centrale Usa, e, a febbraio 2018, sostituire l’attuale presidente, la cui attività è stata più volte giudicata troppo in linea con la precedente amministrazione.