UniCredit: utili per oltre 2 miliardi, ma il Cet1 ratio paga tensioni spread BTP-Bund

La febbre dello spread incide sui risultati di bilancio di UniCredit, in particolare sul parametro chiave che misura la solidità patrimoniale: il Cet1. Di fatto, nel secondo trimestre dell’anno, il Cet1 ratio fully loaded del gruppo è sceso di 56 punti base rispetto al primo semestre dell’anno, “compreso l’impatto di 35 punti base del portafoglio Fvoci”, come si legge nel comunicato della trimestrale.
Il risultato è che l’indice è sceso dal 13,1% del primo trimestre al 12,51% di fine giugno. Detto questo, nel briefing telefonico con le agenzie di stampa indetto per commentare i risultati, l’AD Jean-Pierre Mustier ha puntualizzato che i titoli di stato italiani, al momento, non incidono più per 3 punti base ogni 10 punti di spread, ma per 2,6 (in base ai calcoli effettuati dalla banca post-tasse). Il titolo sale a Piazza Affari, avanzando dell’1,5% a 14,58 euro.
Mustier ha confermato anche i target per il 2018 e il 2019 e si è detto “molto orgoglioso del lavoro e dell’impegno della squadra, che ha ottenuto risultati solidi nelle impegnative condizioni di mercato del secondo trimestre”. Il Ceo ha optato contestualmente per un atteggiamento cauto, aggiungendo che “non è ancora il momento di festeggiare perchè siamo a metà di una maratona e continuiamo a lavorare”.
Guardando all’intero primo semestre dell’anno, UniCredit ha annunciato di aver riportato un utile netto di 2.136 milioni di euro, in crescita del 15,3% sullo stesso periodo del 2017 (+4,7% la crescita rettificata).
Il secondo trimestre ha registrato utili per 1.024 milioni di euro, superiori ai 975 milioni attesi dal consensus e in rialzo dell’8,3% su base annua.
Confermato per fine anno il target di Cet1 ratio fully loaded tra il 12,3% e il 12,6% per cento, “in quanto l’impatto negativo dell’ampliamento del Btp spread è compensato da un parziale slittamento dell’impatto derivante da modelli, prociclicalità e anticipazione delle linee guida dell’Eba al primo trimestre 2019″.
Sempre in termini di solidità patrimoniale, dai risultati emerge che “per la fine dell’anno 2019 il Cet1 ratio fully loaded è confermato al di sopra del 12,5 per cento, ipotizzando che gli spread sui Btp rimangano ai livelli attuali”.
Jean-Pierre Mustier ha parlato di “risultati molto solidi nel primo semestre 2018, nonostante un contesto geopolitico e di mercato molto sfidanti. Restiamo fiduciosi nell’economia europea e italiana e nei loro fondamentali forti. UniCredit continua a finanziare l’economia reale in cui opera”.
Ancora, “il successo continuo nell’esecuzione del piano Transform 2019 è alla base delle resilienti dinamiche commerciali di cui beneficiamo in tutto il gruppo nel secondo trimestre: il margine di interesse in crescita dell’1,6 per cento a 2,7 miliardi di euro, i volumi dei prestiti in aumento di 9 miliardi di euro nella group core e vendite nette di AuM (asset under management) per ulteriori 3,2 miliardi di euro”.
“Il rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale crediti lordi del group core alla fine del secondo trimestre è sceso di ben 85 punti base al 4,4 per cento e con riferimento al rundown accelerato del portafoglio Non Core, il nostro obiettivo per il 2018 è quello di raggiungere 19 miliardi di euro dai 22,2 miliardi registrati alla fine del secondo trimestre”, ha detto ancora l’AD, continuando: “Sempre entro fine 2018 “ci aspettiamo di essere prossimi a effettuare le chiusure delle filiali in Europa occidentale e la riduzione degli Fte (personale) annunciati con il piano Transform 2019″.
La fase di smobilizzo dei crediti deteriorati della divisione “non core” continua dunque ad accelerare il passo e l’ obiettivo di UniCredit è dunque di tagliarli ulteriormente a 19 miliardi dagli attuali 22,2 miliardi, ovvero a un livello inferiore all’obiettivo di 19,2 miliardi che era stato inizialmente indicato per il 2019, anno per il quale adesso si attende un’ulteriore riduzione a 14,9 miliardi.
RISULTATI PRIMO SEMESTRE DEL GRUPPO
- Risultato netto di €2,1 mld, in crescita del 4,7 per cento vs. 1sem17 rettificato, con solide performance operative da parte di tutte le divisioni. RoTE del 1sem18 all’8,7 per cento (+0,4 p.p. vs. 1sem17 rettificato). Target del RoTE confermato al di sopra del 9 per cento per il FY19. Ricavi a €10,1 mld (-2,5 per cento sem/sem) con margine di interesse in calo dell’1,7 per cento sem/sem, a causa della pressione sui tassi dei prestiti alla clientela e i ricavi da attività di negoziazione in calo del 23,2 per cento sem/sem a causa di un contesto di mercato sfavorevole nel 2trim18.
- Le commissioni sono aumentate dell’1,3 per cento sem/sem, grazie al risultato positivo delle vendite nette della raccolta gestita e ai servizi transazionali.
- Costi operativi in calo del 6,1 per cento sem/sem a €5,4 mld nel 1sem18, con un minor rapporto costi/ricavi pari al 53,6 per cento (-2,0 p.p. sem/sem). Il target relativo al rapporto costi/ricavi per il FY18 è confermato al di sotto del 55 per cento.
- Miglioramento delle rettifiche su crediti a €1,0 mld (-29,9 per cento sem/sem) con basso costo del rischio a 45 pb, compresi 2 pb per variazione dei modelli. Il costo del rischio per il fy18 è previsto al di sotto di 68 pb.
RISULTATI SECONDO TRIMESTRE DEL GRUPPO
- Risultato netto di gestione a €1,8 mld, in crescita del 7,9 per cento a/a e risultato netto a €1,0 mld, in calo del 13,3 per cento vs. 2trim17 rettificato, principalmente a causa dell’incremento degli altri oneri e accantonamenti.
- Ricavi totali a €4,9 mld (-4,3 per cento a/a, -3,3 per cento trim/trim), per effetto dei minori ricavi dall’attività di negoziazione e dal rilascio positivo per €90 mln di un accantonamento fiscale nel margine di interesse nel 2trim17.
- Il margine di interesse è cresciuto dell’1,6 per cento trim/trim a €2,7 mld, grazie all’aumento dei volumi dei prestiti e al minor costo del funding a medio-lungo termine.
- Commissioni resilienti con calo contenuto dello 0,3 per cento a/a, con commissioni per servizi transazionali che compensano le minori commissioni da servizi di investimento e di finanziamento.
- Costi operativi in calo (-7,0 per cento a/a, -2,9 per cento trim/trim), grazie alla riduzione dei costi del personale (-7,6 per cento a/a, -1,4 per cento trim/trim) e delle spese diverse dal personale (-6,0 per cento a/a, -5,1 per cento trim/trim), con FTE in calo di 1.725 trim/trim. Rapporto costi/ricavi al 53,7 per cento (-1,5 p.p. a/a, +0,2 p.p. trim/trim).
- Rettifiche su crediti in calo del 23,7 per cento a/a a €504 mln, principalmente dovute a riprese di valore non ricorrenti in CIB che hanno determinato un basso costo del rischio pari a 45 pb, di cui 5 pb attribuibili all’impatto dei modelli.