Unicredit supera la prova dei conti: l’utile batte le attese e gli analisti apprezzano
Unicredit supera la prova dei conti. La banca di Piazza Cordusio ha chiuso il 2010 con un utile netto consolidato di 1.323 milioni in calo del 22,2% rispetto agli 1,7 miliardi di euro riportati del 2009. Il risultato è però migliore delle attese degli analisti che prevedevano un utile di 1,2 miliardi di euro. L’utile del quarto trimestre si è attestato a 321 milioni, in rialzo del 9% rispetto al terzo. Anche in questo caso il dato è superiore alle stime del consensus. Da qui la decisione di Piazza Cordusio di distribuire anche per il 2010 un dividendo analogo a quello del 2009, pari a 3 centesimi di euro per ogni azione ordinaria. E il mercato apprezza, spingendo al rialzo il titolo che a Piazza Affari sale di oltre due punti percentuali, scambiando a 1,794 euro.
Entrando nel merito dei numeri a fine 2010 Unicredit dispone di un patrimonio di base al netto degli strumenti ibridi, o Core Tier 1, dell’8,58%, con un decremento trimestre su trimestre di 3 punti base, principalmente dovuto alla crescita degli attivi ponderati per il rischio. Gli attivi ponderati per il rischio hanno mostrato nel quarto trimestre 2010 un aumento dello 0,3% trimestre su trimestre a 454,8 miliardi, riconducibile alla crescita degli attivi ponderati per il rischio operativo. E’ continuato invece, sempre trimestre su trimestre, il contenimento sia degli attivi ponderati per rischio di mercato (-0,3 miliardi a 9 miliardi) sia degli attivi ponderati per rischio di credito (-7,7 miliardi a 395,5 miliardi). Il Tier 1 ratio si attesta al 9,46% ed il Total Capital Ratio al 12,68%.
La banca ha confermato la previsione di impatto moderato della transizione a Basilea 3, correntemente stimato a 131 punti base assumendo assenza di phase in (quindi regole come previste a dicembre 2018) e 76 punti base considerando il phase in, quindi le regole in vigore al primo gennaio 2013. Per quanto riguarda la strategia prevista per il 2010 Unicredit punta a continuare la svolta in Italia attraverso un’opera di efficienza sui costi grazie al piano One4C e allo snellimento delle strutture di holding, mentre per i Paesi dell’Europa centro-orientale è prevista una fase di ulteriore crescita.
Il lavoro svolto l’esercizio passato intanto riceve il plauso degli analisti. “I risultati sono stati ben superiori alle attese grazie al beneficio di poste straordinarie operative per 150 milioni, che hanno permesso all’utile operativo di crescere su base annua del 6%, sia delle poste poste non operative, principalmente relative a rilasci a livello fiscale”, commentano gli esperti di Intermonte. “Incoraggiante è stata anche la crescita del 2% recurrent a livello di NII nonostante i volumi ancora in calo”, segnala il broker, che conferma il rating outperform su Unicredit con target price di 2,40 euro.
Anche per Luca Comi di centrosim i risultati dell’istituto a livello operativo sono molto buoni, “grazie a un calo largamente superiore al previsto dei costi del personale”. “Rettificando il risultato finale di tutte le componenti straordinarie positive e negative emerse nel quarto trimestre, al netto dei relativi effetti fiscali teorici, perveniamo a un utile netto adjusted in linea con quello stated, ossia di poco superiore ai 300 milioni di euro”, stima l’esperto, che sottolinea: “per il momento la capacità di generazione organica di utili resta quindi modesta, anche se un miglioramento dello scenario economico e una ripresa dei tassi a breve dovrebbero aiutare la crescita della performance già a partire dal 2011”. Per gli esperti di SocGen al di là dei numeri, sarà essenziale la guidance che traccerà Unicredit per quest’anno e la ricerca di una maggiore visibilità sulla qualità degli asset.
A Equita (hold con target a 2,2 euro) guardano invece sempre al risultato operativo giudicato migliore delle attese, che però è stato compensato da maggiori accantonamenti su crediti. In particolare alla sim milanese notano come tra gli oneri straordinari c’è stata anche una svalutazione del goodwill in Kazakhstan per 199 milioni di euro e di 425 milioni su una singola posizione in Germania.