UniCredit punita per esposizione Russia: arriva downgrade S&P su controllata. Ma ‘insieme a Intesa titolo ormai oversold’
Tempi difficili per Andrea Orcel, che deve fare i conti con l’esposizione che UniCredit ha nei confronti della Russia.
Dopo i capitomboli delle ultime sedute è arrivata l’ennesima notizia che ha gelato la banca italiana, o meglio, la controllata russa della banca italiana, per mano di S&P Global Ratings: l’agenzia di rating made in Usa ha diramato una nota, successiva a quella con cui lo scorso 25 febbraio, all’indomani dell’attacco all’Ucraina lanciato da Vladimir Putin, aveva tagliato il rating sul debito sovrano della Russia.
Con la nuova nota, S&P ha annunciato di aver tagliato i rating sui debiti di lungo e breve termine di alcune banche russe:
si tratta di Raiffeisenbank AO, di UniCredit Bank AO, di Gazprombank JSC, così come di Alfa-Bank JSC e della sua holding ABH Financial.
Russia-Ucraina: la scure di S&P punisce il rating di UniCredit Bank AO
In particolare, il rating di UniCredit Bank AO è stato abbassato a BB+/Watch Neg/B dal precedente “BBB-/Stable/A-3”.
Così prosegue la nota di S&P:
“Abbiamo anche messo in CreditWatch con implicazioni negative i nostri rating sulle istituzioni finanziarie russe (le quattro elencate sopra), le loro emissioni di debiti, le sussidiarie e le loro entità collegate, dal momento che riteniamo che queste entità facciano fronte a rischi economici e geopolitici in aumento. Il CreditWatch sul nostro rating applicato alle sussidiarie riflette la probabilità che un calo potenziale del merito creditizio delle società madri scateni effetti domino negativi sulle entità stesse“.
Ancora, l’agenzia di rating ha reso noto che “il downgrade che ha colpito le quattro banche e una holding collegata segue il taglio dei nostri rating sui debiti sovrani (espressi in valuta straniera) della Russia, a ‘BB+/B’ da ‘BBB-/A-3’, e dei nostri rating in valuta locale (rubli) a ‘BBB-/A-3’ da ‘BBB/A-2’; tutti i rating sovrani – viene rimarcato – sono stati posti in CreditWatch negative“.
S&P motiva la decisione con il fatto che “l’escalation delle tensioni tra la Russia e l’Ucraina, le operazioni russe in Ucraina e l’ampliamento delle sanzioni contro la Russia possano finire per scatenare condizioni che destabilizzerebbero l’economia e il sistema finanziario della Russia”.
Viene ricordato che “Stati Uniti ed Unione europea hanno annunciato sanzioni che vietano di fare affari con diverse banche e loro controllate, e che hanno introdotto restrizioni su molte altre, incluse le restrizioni applicate sulle operazioni con la Banca centrale russa”.
“Queste (sanzioni e restrizioni) – scrive l’agenzia – potrebbero frenare le prospettive di crescita della Russia nel lungo termine e, potenzialmente, rendere il paese meno attraente per gli investitori nel medio-lungo termine. Comprendiamo che potrebbero essere contemplate anche ulteriori sanzioni, che potrebbero limitare ulteriormente l’accesso della Russia all’economia e ai mercati finanziari, e danneggiare dunque il suo settore finanziario”.
Guardando al caso specifico di UniCredit in Russia, sul sito di Piazza Gae Aulenti si legge che “in Russia, il Gruppo è rappresentato da AO UniCredit Bank, una banca commerciale operante in Russia dal 1989. UniCredit Bank ha 70 filiali nel Paese e risulta al 14° posto per attivo totale sulla base dei risultati del 2021 (Interfax-CEA). La banca trae beneficio dalla sua posizione di forza nel segmento corporate e ha attività retail sostenibili”.
Ma per BofA Intesa e UniCredit oversold anche in worst case scenario
Una nota positiva su UniCredit ma anche su Intesa SanPaolo è stata intanto diramat dagli analisti di Bank of America, come riportato da Bloomberg.
Secondo gli esperti del colosso bancario americano, i titoli UniCredit e Intesa verserebbero in un condizione di oversold anche nel caso di “un worst scenario di un conflitto russo che si traducesse nella nazionalizzazione delle divisioni locali e nella totale svalutazione del crediti da parte delle case madri“.
BofA è ricorsa a una simulazione su entrambe le banche italiane:
riguardo a UniCredit, è emerso che una nazionalizzazione della sua controllata provocherebbe una perdita di capitale di 6 miliardi di euro, a fronte di RWA liberate per un valore di 8,9 miliardi di euro, per un impatto negativo sul capitale equivalente a 173 punti base, nel worst case scenario.
Gli analisti precisano che il calo che ha colpito la capitalizzazione di mercato di UCG a partire dallo scorso 10 febbraio implica un impatto negativo sul capitale di 309 punti base.
Riguardo a Intesa SanPaolo, la simulazione calcola una perdita di capitale pari a 4 miliardi di euro, a fronte della liberazione di RWA per 2,6 miliardi di euro, per un impatto di capitale negativo di 115 punti base. La perdita di capitalizzazione della banca guidata da Carlo Messina a partire dal 10 febbraio scorso implica un impatto negativo di capitale di 372 punti base.
In entrambi i casi, specificano da Bank of America, “la reazione del mercato sembra aver superato la possibile distruzione di valore presentata nello scenario stress test. Di conseguenza, il rating su entrambi i titoli viene confermato a “buy“.
UniCredit e Intesa SanPaolo hanno pagato in modo significativo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, arrivando a capitolare: UCG ha perso il 23% dall’inizio della guerra. Sempre dall’inizio del conflitto, giovedì scorso 24 febbraio, Intesa SanPaolo ha perso il 19%.
Dai massimi di febbraio, UCG ha ceduto il 29% e Intesa il 25%.
Ieri il tonfo di UniCredit e di altre banche italiane è stato provocato dalla decisione di Stati Uniti, Europe e paesi alleati di estromettere alcune banche russe dal sistema SWIFT: una decisione che ha reso ancora più tossico il legame tra le istituzioni finanziarie e la Russia di Putin.