Unicredit: nuovo tonfo del titolo, crollano i diritti. Il management si gioca il futuro
Nel primo giorno del maxi aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro non cambia la musica a Piazza Affari per il titolo Unicredit.
Crollano titolo e diritti
Dall’annuncio dello sconto sul Terp del 43%, nelle ultime tre sedute della scorsa settimana il titolo dell’istituto di piazza Cordusio ha mostrato un tonfo di circa 40 punti percentuali, ovvero 4,5 miliardi di euro di capitalizzazione andati in fumo. Alla chiusura del 6 gennaio, la banca milanese capitalizzava in Borsa 8,01 miliardi di euro, poco più dei 7,5 miliardi chiesti ai soci per venire incontro alle richieste della European Banking Authority (EBA). Oggi è un altro tonfo: l’azione dell’istituto guidato da Federico Ghizzoni, dopo numerosi stop al ribasso, cede a Piazza Affari oltre 12 punti percentuali a 2,298 euro. I diritti che consentono di partecipare all’aumento mostrano un vero e proprio crollo pari al 54% a 0,621 euro rispetto agli 1,359 euro fissati in apertura.
Grandi soci dovrebbero garantire il 24%
Si sta quindi verificando un’ipotesi ventilata alla vigilia, cioè che qualche socio rilevante e gli investitori retail starebbero vendendo una parte dei diritti per finanziare una parte della partecipazione all’aumento di capitale. I grandi azionisti di piazza Cordusio, secondo i calcoli del fine settimana, dovrebbero però sottoscrivere circa il 24% delle azioni offerte in opzione. “Ora vediamo l’azione scambiare a sconto rispetto ai competitor e alziamo la raccomandazione ad accumulate da hold con un target price a 3,30 euro”, scrivono gli analisti di Banca Akros nella nota odierna. L’aumento, va ricordato, è garantito da un consorzio di banche guidato da Mediobanca e BofA Merrill Lynch. Le nuove azioni sono offerte nel rapporto di due ogni vecchia azione posseduta al prezzo di 1,943 euro.
Resta ancora da definire la partecipazione dei soci libici all’aumento di capitale. La Banca Centrale di Tripoli, azionista di piazza Cordusio con una quota pari al 4,61%, ha già annunciato la sua intenzione a sottoscrivere la ricapitalizzazione, mentre resta ancora da definire la posizione del fondo Lia (2,59% del capitale).
L’aumento sosterrà il piano industriale
Le operazioni sul capitale sono alle base del piano industriale 2010-2015, con il coefficiente Common Equity Tier 1 previsto oltre il 9% nel prossimo anno, incorporando anche gli impatti di Basilea 3, e oltre il 10% nel 2015. Il management di piazza Cordusio vuole raggiungere profitti per 3,8 miliardi di euro nel 2013 e per 6,5 miliardi nel 2015, trainati dalla crescita economica del Centro-Est Europa. Un’area dove la banca milanese vuole mantenere la sua leadership, seppur con un approccio più selettivo rispetto al passato. Stop quindi alle maxi acquisizioni dell’era Profumo.
La squadra di vertice si gioca il futuro
Nell’ambito della ricapitalizzazione, gli investitori che confidano nella strategia dell’amministratore delegato, Federico Ghizzoni, potrebbero entrare a valori borsistici estremamente convenienti, ovvero ai minimi storici. Negli ultimi cinque anni piazza Cordusio non ha però regalato molte soddisfazioni agli azionisti: -90% a Piazza Affari, due anni senza dividendi e tre aumenti di capitale. In questi mesi la squadra di vertice di Unicredit (Federico Ghizzoni e i vice Paolo Fiorentino, Roberto Nicastro e Jean Pierre Mustier) si gioca il tutto per tutto. Il prossimo aprile, infatti, verrà rinnovato completamente il Cda di piazza Cordusio. L’obiettivo è quello di convincere soci forti e piccoli azionisti che le sofferenze sono finite ed è finalmente arrivato il momento della svolta.