Notizie Notizie Italia Unicredit: lavori in corso per il dopo Ermotti; Pioneer-Eurizon non convince gli analisti

Unicredit: lavori in corso per il dopo Ermotti; Pioneer-Eurizon non convince gli analisti

28 Gennaio 2011 11:53

Si prospetta un fine settimana intenso per Unicredit. La scelta del successore di Sergio Ermotti alla guida del corporate & investment banking potrebbe approdare già la settimana prossima all’esame del comitato nomine della banca, che poi proporrà la nomina del banchiere francese al board della settimana successiva. A Piazza Cordusio il dopo Ermotti potrebbe quindi prendere corpo proprio nei prossimi giorni. Quella del banchiere di Lugano, che da aprile siederà in Ubs come presidente e a.d dell’area Emea, è una delle caselle – di importanza strategica – rimaste vacanti dopo la ridefinizione, negli ultimi mesi, degli assetti di vertice e, a cascata, di alcuni ruoli chiave all’interno di Unicredit.


In più di un’occasione, è stato lo stesso amministratore delegato della banca, Federico Ghizzoni, a ricordare che l’istituto è alla ricerca, per la divisione di una personalità di rilievo. Tra gli analisti c’è chi ha gridato allo scandalo, dicendo che la lentezza delle decisioni sulla sostituzione di Ermotti è piuttosto sorprendente e da valutare negativamente. Ma adesso i tempi per una scelta potrebbero essere maturi. E la pista da seguire sarebbe francese. La nomination di Jean-Pierre Mustier, ex capo dell’investment banking di Societè Generale è data in pole position, ma su come si chiuderà la partita non è ancora stata ancora messa la parola fine. Oltre a Mustier ci sarebbero anche altre due candidature. Ad ogni modo sarebbero tutte quante di profilo internazionale, secondo l’impostazione voluta dal presidente Dieter Rampl con l’intenzione di chiudere entro metà febbraio.


E mentre le trattative sull’asse Milano – Londra – Parigi continuano no stop, l’attenzione del mercato si concentra sul dossier Pioneer. Fonti di stampa hanno rilanciato l’inserimento di Eurizon, società di asset management controllata da Intesa Sanpaolo, nella short list in cui è stata aperta la data room di Pioneer per la due diligence. Nei giorni scorsi fonti la short list sembrava composta solo da Natixis, Amundi (JV nell’asset management tra Crédit Agricole e Societé Generale) e Ameriprise.


“L’aggregazione di Pioneer ed Eurizon porterebbe alla formazione di una società di asset management con un patrimonio in gestione di circa 325 miliardi di euro”, osservano gli analisti di Centrosim. “L’operazione sarebbe gradita anche alla politica e all’autorità di vigilanza, mantenendo sotto il controllo italiano una parte rilevante del risparmio gestito domestico, ma potrebbe creare qualche profilo di criticità dal punto di vista della legislazione Antitrust”, segnala il broker secondo cui il perseguimento di obiettivi di efficienza potrebbe aprire qualche rilevante problematica in tema di gestione degli esuberi di personale.


“A nostro avviso, dal punto di vista strategico, le banche italiane non hanno bisogno di mettere le mani su tutta la produzione delle attività di asset management, è la distribuzione dei prodotti a rimanere il fattore fondamentale in quanto le divisioni delle banche rappresentano il principale canale distributivo dei prodotti di asset management per la clientela retail”, segnalano invece gli analisti di Royal Bank of Scotland. “Ipotizzando la vendita totale o parziale del controllo della produzione, la banca ottiene capitale assicurandosi anche un accordo di distributivo e ottiene benefici economici”.


“Riteniamo probabile che sia Intesa sia Unicredit possano cercare di realizzare la vendita di Eurizon e di Pioneer. Considerando la posizione di Pioneer, un merger con Eurizon è complicato dal momento che Unicredit potrebbe decidere di estrarre maggiore valore dalla cessione della attività americane separatamente”, è l’idea del broker. “In termini di valutazione, assumendo un multiplo di 1,5% per le masse gestite, Eurizon e Pioneer potrebbero valere circa 2,085 miliardi di euro e 2,775 miliardi rispettivamente. Solo il merger delle attività italiane di Pioneer con Eurizon, con Pioneer che varrebbe circa 1,485 miliardi nella Newco, implicherebbe per Intesa Sanpaolo un ruolo di consolidatore”.


“Questi sono calcoli molto semplici e basic, pensiamo che al di là degli aspetti sul capitale, nessuna delle due banche potrebbe essere disposta a consolidare la NewCo, rendendo pertanto difficili i negoziati. Per questa ragione, le trattative su un eventuale accordo distributivo sui fee saranno cruciali”, sottolineano ancora alla banca inglese. “In conclusione, una partnership nelle attività di asset management potrebbe avere senso, così come la cessione della quota di maggioranza è anche economicamente positiva. Ma è più probabile a nostro avviso che Unicredit decida per la cessione a un altro dei soggetti interessati, alla luce delle complicazioni che si verrebbero a creare per i fees del canale distributivo”. Unicredit sale in questo momento dell’1,84% a 1,88 euro, mentre Intesa guadagna l’1,22% a 2,48 euro.