Unicredit e la mossa Generali: ecco come Orcel adesso può prendersi ciò che vuole

Unicredit si riprende a pieno titolo il centro della scena del concitato ridisegno del panorama nazionale. La mossa che ha portato piazza Gae Aulenti a detenere il 4,1% di Generali, a cui si aggiunge circa lo 0,6% detenuto come sottostante dell’ordinaria attività per i clienti e relative coperture, è molto più del semplice “investimento finanziario” indicato dalla banca. Parallelamente, secondo indiscrezioni, Unicredit avrebbe acquisito fino al 2,9% di Mediobanca, rimanendo sotto la soglia del 3% che impone l’obbligo di dichiarazione
Andiamo a vedere quali effetti può avere quest’ultimo sviluppo sulle ambizioni di Unicredit così come sugli sviluppi delle altre grandi partite in atto.
Orcel scende in campo nella partita Generali
UniCredit si è affrettata a puntualizzare che “non ha alcun interesse strategico in Generali e rimane pienamente concentrata sulla prosecuzione dell’esecuzione di UniCredit Unlocked, dell’offerta pubblica di acquisto su Banco Bpm e dell’investimento in Commerzbank”. Non si apre quindi nessun terzo fronte, ma l’incursione di Andrea Orcel nel Leone di Trieste – per la quale solo stati messi sul piatto oltre 2 miliardi – arriva proprio mentre il gruppo assicurativo è sotto i riflettori in vista dell’assemblea dei soci dell’8 maggio, chiamata a rinnovare il cda e che potrebbe ridisegnare e forze in campo dopo che tre anni fa “il vecchio corso” la spuntò con la lista sostenuta da Mediobanca (socio al 13,1%) – oggi sotto Ops di Mps – che permise a Philippe Donnet di rimanere alla guida delle Generali spegnendo la richiesta di cambiamento di due soci forti quali Delfin (famiglia del Vecchio) e Caltagirone.
Unicredit diventa ago della bilancia, implicazioni per Ops su Banco Bpm
La quota di Generali acquisita da Unicredit indubbiamente può rappresentare l’ago della bilancia in vista dell’8 maggio e Orcel da banchiere navigato non si lascerà scappare l’occasione per allargare le discussioni alle altre partite di suo interesse.
E’ indubbio che Delfin, Caltagirone e governo – intervenuto a più riprese sull’affaire Natixis criticando l’accordo sull’asse Trieste-Parigi nel risparmio gestito – sono fortemente interessati a prevalere nella scelta del prossimo cda di Generali e la quota di Orcel adesso può diventare determinante. Una chiave di lettura può essere quella che il banchiere romano chieda al contempo una sorta di via libera all’operazione Banco Bpm, quella che al momento è più calda per Unicredit.
In alternativa Orcel potrebbe, come spiegato oggi da Il Giornale, immaginare un piano B andando ad appoggiare l’attuale gestione Generali e il progetto con Natixis, considerando anche l’interesse che può avere per una banca a cui manca una sua fabbrica prodotto.
Un ruolo anche nell’Ops su Mediobanca?
L’eventuale aggiunta della quota in Mediobanca (si dice il 2,9% circa) porrebbe Unicredit come interlocutore primario anche sulla questione Ops di Mps su piazzetta Cuccia, ed è ben chiaro che le partite Mediobanca e Generali sono intrecciate a doppio filo in quanto un successo dell’Ops su Mediobanca darebbe a Mps e ai suoi soci, tra cui spiccano Delfin e Mps insieme al Tesoro, il contro del prezioso 13,1% di Generali.
“Alla luce delle recenti operazioni nel settore bancario italiano e delle complesse dinamiche di governance – con il rinnovo del CdA di Generali previsto per l’8 maggio – resta da capire come
UniCredit intenderà utilizzare questa posizione, che potrebbe non solo influenzare gli sviluppi su Generali, ma aprire a nuovi scenari anche su Mediobanca”, indicano stamattina gli analisti di Equita.
Orcel scatenato: le tappe del risiko
Unicredit ha aperto la nuova tornata di risiko lo scorso 11 settembre quando ha annunciato una posizione del 9% in Commerzbank (la metà della partecipazione è il pacchetto rilevato in occasione della vendita da parte del governo tedesco). Da allora il gruppo di piazza Gae Aulenti, nonostante le resistenze da parte del governo tedesco, ha gradualmente aumentato la sua presa sull’istituto tedesco arrivando a detenere una partecipazione del 28% attraverso strumenti derivati.
Il 25 novembre è arrivato l’assalto in territorio nazionale con l’offerta pubblica di scambio da 10,1 miliardi di euro lanciata su Banco Bpm al fine di consolidare il secondo posto in Italia avvicinando il primato di Intesa Sanpaolo.