Unicredit ha l’ok Consob: Ops su Bpm al via il 28 aprile, ecco tutti i dettagli. L’Agricole sale al 19,8% di Piazza Meda

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Semaforo verde della Consob al documento di offerta pubblica di scambio (Ops) volontaria totalitaria di Unicredit su Banco Bpm. Era l’ultima autorizzazione mancante per l’avvio dell’offerta, che avverrà il prossimo 28 aprile.
Ok Consob, offerta al via il 28 aprile
Nel dettaglio l’offerta riguarda massime 1.515.182.126 azioni ordinarie di Banco Bpm e sarà valida per quasi due mesi, dal 28 aprile al 23 giugno. Il giorno 23 giugno rappresenterà, pertanto, salvo proroghe del periodo di adesione in conformità alla normativa applicabile, la data di chiusura dell’Ops.
Per ciascuna azione di Bpm portata in adesione all’Offerta, UniCredit riconoscerà un corrispettivo unitario rappresentato da 0,175 azioni ordinarie di UniCredit di nuova emissione, prive del valore nominale, aventi godimento regolare e le stesse caratteristiche delle azioni ordinarie di UniCredit già in circolazione alla data di emissione. Il corrispettivo verrà corrisposto alla data di pagamento, vale a dire il 1° luglio.
Gli intermediari incaricati della raccolta delle adesioni sono, a parte la stessa UniCredit, Equita, Mps, Bnp Paribas, Bper e Cassa di Risparmio di Bolzano.
Tra le condizioni di efficacia dell’offerta c’è l’arrivo a una partecipazione pari ad almeno il 66,67% del capitale di Banco Bpm. UniCredit, tuttavia, si riserva di rinunciare parzialmente a tale condizione di efficacia, purché la partecipazione sia comunque almeno pari al 50% del capitale sociale più 1 azione dell’emittente (soglia, quest’ultima, non rinunciabile).
L’ambizione di Orcel: insidiare il trono di Intesa
Con l’operazione Bpm l’istituto di piazza Gae Aulenti intende rafforzare la propria posizione di numero due in Italia avvicinandosi a Intesa Sanpaolo. Ad oggi Intesa Sanpaolo controlla il 21%. del mercato, Unicredit è seconda ma molto staccata al 9%. L’unione Unicredit più Bpm permetterebbe al gruppo guidato da Andrea Orcel di salire al 16% di quota in Italia con un’esposizione di rilievo nelle regioni più ricche del paese.
Unicredit, al momento dell’annuncio dell’offerta lo scorso novembre, ha quantificato in circa 2 miliardi le spese di integrazione nel corso del primo anno e la maggior parte delle sinergie per 1,2 miliardi annui realizzate entro 24 mesi. UniCredit nel dettaglio prevede un accrescimento dell’utile per azione per una percentuale high single digit entro due anni dalla conclusione dell’offerta di scambio, incorporando le sinergie di ricavi e di costi a regime. La redditività del gruppo combinato beneficerà di sinergie di costo stimate in circa 900 milioni all’anno a regime (pari a circa il 14% della base di costo italiana del gruppo combinato al 2023), da realizzare attraverso misure volte a migliorare la redditività del gruppo combinato, efficienza operativa, anche attraverso programmi di formazione e riqualificazione. Ciò si aggiunge alle sinergie di ricavo stimate in circa 300 milioni all’anno, da ottenere rafforzando l’offerta di prodotti e servizi, integrando pienamente le fabbriche prodotto di Banco BPM e migliorando la tecnologia.
Mercato non crede più al rilancio
Negli scorci mesi Unicredit per bocca del suo ceo Andrea Orcel ha più volte fatto presente che si riservava di eventualmente rilanciare l’offerta “a condizione che ci sia una convinzione sul valore dell’operazione”. Rilancio che potrebbe arrivare fino a due giorni prima della conclusione dell’Ops, ma divenuto sempre più improbabile dopo il pronunciamento negativo dell’Eba in merito all’applicazione del cosiddetto Danish compromise da parte di Bpm per l’Opa su Anima (attualmente in corso). Lo “sconto danese” avrebbe permesso a Bpm un trattamento favorevole in termini di assorbimento di capitale per gli investimenti tramite controllate assicurative effettuati da gruppi bancari.
Dopo in no al Danish Compromise il mercato ha quindi smesso o quasi di prezzare la possibilità di un rilancio. Alla chiusura di ieri il titolo Bpm viaggiava a 9,54 euro, poco più del 3% sopra i livelli previsti dal concambio, mentre nei mesi scorsi era arrivato a segnare anche oltre +20% rispetto a quanto proposto da Unicredit.
L’Agricole pronto a balzare al 19,8% di Bpm dopo via libera Bce
Intanto sempre stamattina è arrivato il via libera della Bce alla possibilità per il Credit Agricole di salire fino al 19,9% di Banco Bpm. La Banque Verte, che risulta primo azionista di piazza Meda con il 9,9% del capitale, intende quindi esercitare strumenti finanziari che le consentono di salire fino al 19,8% del capitale. I francesi hanno ribadito che non intendono lanciare un’offerta pubblica di acquisto sull’istituto milanese.