Unicredit e Giorgetti a muso duro, Ops su Bpm già al capolinea? Le opzioni per Orcel

Fonte immagine: Getty Images
Si addensano sempre più nubi sull’offerta di Unicredit per Banco Bpm. Le dure prescrizioni Golden Power imposte dal governo stanno facendo vacillare le convinzioni di Unicredit e ieri si è consumato un nuovo capitolo della disputa tra Roma (governo) e Milano (Unicredit).
Il ministro Giancarlo Giorgetti con dure brevi risposte perentorie ha fatto ben capire l’aria che tira. “Fanno quello che vogliono”, è stata la prima risposta del ministro in merito al possibile passo indietro di Unicredit. Il Governo è soddisfatto? “No”, è stata la secca replica dell’esponente di spicco della Lega a margine della 58esima riunione annuale della Banca asiatica di sviluppo.
A queste parole si sono aggiunte le indiscrezioni rilanciate da Bloomberg nella serata di ieri e che vedono il governo fermamente intenzionato a non alleggerire le condizioni imposte a UniCredit per continuare l’acquisizione di Banco Bpm, una posizione che potrebbe portare la banca guidata da Andrea Orcel a ritirare l’offerta.
Unicredit aspetta. Sin da subito ha chiesto un chiarimento da parte del governo, senza il quale la banca “non è in grado di prendere alcuna decisione definitiva sulla strada da seguire in merito all’offerta”.
Giorgetti non fa sconti
Unicredit ha quantificato in circa 1,2 miliardi le sinergie annue dall’unione con Bpm. Sinergie che potrebbero essere depotenziate dai paletti imposti dal governo, ossia l’obbligo per UniCredit di cessare le attività in Russia entro nove mesi, quello di mantenere un rapporto prestiti/depositi elevato per cinque anni e infine preservare gli investimenti in Anima.
JP Morgan stimato possibili minori sinergie sui ricavi per 100 milioni di euro derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi, 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 900 milioni e 47 punti base di impatto Cet1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale.
Il rischio di un passo indietro
UniCredit ha espresso da subito forte preoccupazione per le prescrizioni arrivate dal governo e ha formalmente risposto al decreto governativo. Come già più volte paventato anche relativamente alla questione ‘sconto danese’, Unicredit ha la facoltà di fare un passo indietro con la rinuncia all’Ops che può essere decisa anche dopo la chiusura dell’offerta (fino al 30 giugno, giorno prima della data di pagamento fissata per il primo luglio)
La data chiave dell’11 maggio
Unicredit ha posticipato all’11 maggio (dal 6 maggio inizialmente previsto) la data del cda chiamato ad approvare i conti del primo trimestre 2025. Un rinvio che ha alzato in parte l’asticella delle attese anche perché la nuova data cade di domenica. Non una prima volta assoluta, ma ha portato qualcuno sul mercato a fiutare un possibile annuncio extra lunedì mattina prima dell’avvio dei mercati. Un annuncio legato all’Ops su Bpm? Dal quartier generale di piazza Gae Aulenti chiaramente tutto tace, ma visti gli ultimi sviluppi con i severi paletti imposti dal governo e il più volte paventato passo indietro, non sarebbe un fulmine a ciel sereno un eventuale rinuncia all’operazione volta a prendere il controllo di Bpm.
Mercato non esclude altri guizzi di Orcel
Unicredit, nel caso si materializzasse in effetti il dietrofront su Bpm, potrebbe vagliare altre strade. Gli indizi portano tutti a Generali, di cui la banca ha già in mano una quota del 6,5%, definita sin da subito un investimento finanziario. Nel frattempo lo scenario si è evoluto ulteriormente in virtù dell’Ops lanciata da Mediobanca su Banca Generali, che sarà finanziata attraverso la quota del 13,1% detenuta da piazzetta Cuccia nel Leone di Trieste.
Una mossa che non ha mancato di scatenare rumor su possibili sviluppi. In vista dell’assemblea di Mediobanca del 16 giugno, si profila una nuova ‘conta’ dopo quella dell’assemblea di Generali. E c’è però chi non esclude delle new entry a sorpresa. Tra i papabili potrebbe esserci proprio Unicredit che potrebbe replicare quanto fatto nei mesi scorsi con Generali andando a posizionarsi nel capitale di piazzetta Cuccia. E a quel punto Orcel potrebbe tornare a schierarsi a fianco di Caltagirone e Delfin, in linea con quanto fatto nell’assemblea di Generali; una prima tappa di un percorso più ampio che potrebbe vedere Unicredit mettere le mani sulla stessa Banca Generali nel caso in assemblea l’operazione ideata da Nagel non passasse.
Passo indietro di Unicredit su Bpm che aprirebbe anche altri possibili scenari di risiko, a partire dal terzo polo Mps-Bpm sponsorizzato dal governo a cui si potrebbe aggiungere Mediobanca (su cui Mps ha lanciato un’Ops).