Notizie Notizie Italia Unicredit-Bpm, Orcel non convince (per ora) i francesi. Intanto Castagna fissa il d-day

Unicredit-Bpm, Orcel non convince (per ora) i francesi. Intanto Castagna fissa il d-day

31 Gennaio 2025 10:30

Anche gennaio sta andando in archivio e passati oltre due mesi dall’uscita allo scoperto di Unicredit per conquistare Banco Bpm lo stallo appare totale. Andrea Orcel si trova a giocare la partita su diversi tavoli e in nessuno al momento sembra ci sia terreno fertile per l’operazione con cui piazza Gae Aulenti intende rafforzare il suo ruolo di seconda forza in Italia avvicinando lo scettro di Intesa Sanpaolo.

Orcel e il gelo dei francesi

Nelle ultime ore è emerso uno stallo nei colloqui con Parigi. Credit Agricole è un’ago della bilancia nella partita non solo in quanto maggiore azionista di Piazza Meda (è al 9,8% del capitale, ma virtualmente detiene il 15,1% attraverso strumenti derivati), ma anche perché tramite la controllata Amundi ha in essere un accordo di distribuzione proprio con Unicredit. L’accordo con Amundi scadrà nel luglio 2027 e pesa per circa il 10% dei ricavi dell’asset manager francese.

Orcel probabilmente pensava di avere un potere negoziale molto alto con i francesi proprio per l’accordo con Amundi. Ma a quanto sembra da Parigi è calato il gelo. Stando a quanto riporta Il Messaggero i colloqui si sarebbero arenati da giorni dopo i primi abboccamenti avuti prima di Natale. Ai francesi non basterebbe la semplice estensione del contratto di distribuzione di prodotti di Amundi messa sul tavolo da Orcel.

Parigi intanto attende il via libera Bce, in arrivo probabilmente già a febbraio, per salire fino al 19,9% di Bpm. 

Il precedente del 2007

L’Agricole aspira anche a una contropartita industriale, sul modello dell’exit 2007 post fusione fra Intesa e Sanpaolo. Allora i francesi ebbero Cassa di Parma e Piacenza acquisita per 3,8 miliardi, FriulAdria (836,5 milioni) e 202 sportelli ex Intesa (1,3 miliardi).

Oggi Agricole, come ricorda oggi il quotidiano capitolino, guarda ad asset quali la jv assicurativa danni stretta con Bpm, nella quale dovrebbe versare circa 150 milioni; Agos, di cui ha il 61%, la banca depositaria, uno stock adeguato di filiali in aree dove è scoperto.

Unicredit pronta alla notifica formale dell’Ops al governo

Intanto già oggi o al più tardi all’inizio della prossima settimana, stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, Unicredit presenterà la notifica formale al governo relativa all’Ops su Banco Bpm. La risposta dell’esecutivo dovrà arrivare entro 45 giorni e, come preannunciato dal ministro Giorgetti subito dopo l’annuncio dell’offerta, non è escluso l’utilizzo del golden power per porre dei paletti all’operazione.

Su cosa potrebbe intervenire il governo? Tra le ipotesi che circolano c’è l’imposizione di garanzie sull’erogazione del credito, sul presidio della rete territoriale e sul mantenimento dei livelli occupazionali, anche se come ricorda Il Sole 24 Ore tradizionalmente le garanzie previste dal Fondo esuberi assicurano uscite con il paracadute per i dipendenti del credito.

Un altro punto di criticità sollevato da Roma potrebbe essere visto nella presenza di Unicredit in Russia, una questione che è stata accennata anche da Bpm.

Attesa per conti Bpm e aggiornamento target

Il prossimo appuntamento è quello con i conti 2024 di Banco Bpm. L’istituto, come già in parte preannunciato, ha accelerato i tempi della presentazione dell’aggiornamento dei target del piano che, come annunciato ieri sera, arriverà l’11 febbraio in concomitanza con l’approvazione dei risultati 2024. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna non intende lasciare nulla di intentato alla luce della ferma convinzione che l’offerta da 10,1 miliardi avanzata da Unicredit non valorizzi appieno il potenziale della banca. Tra le carte che la banca meneghina intende usare c’è quella di una maggiore remunerazione dei soci.

L’altro tema caldo in casa Bpm è l’Opa su Anima, che dopo il via libera avuto dal governo, necessita adesso dell’approvazione l’approvazione della Consob alla pubblicazione del prospetto, il via libera dell’Ivass e l’importante semaforo verde della Bce sull’applicazione del Danish Compromise. Il mercato continua a ritenere che il rilancio avverrà con il titolo Anima che si mantiene ben sopra il prezzo offerto (6,6 euro circa rispetto ai 6,2 euro del prezzo d’Opa).