Notizie Notizie Italia Una nuova stagione alle Generali: Galateri verso la presidenza

Una nuova stagione alle Generali: Galateri verso la presidenza

8 Aprile 2011 07:41

Una nuova primavera sboccia a Trieste. Da stasera alle Generali, chiamate a nominare il proprio diciottesimo presidente, si apre una stagione di rinnovamento dopo la presidenza lampo di Cesare Geronzi, la più breve di cui ci sia traccia nei 180 anni di storia del gruppo triestino. Mancano soltanto gli ultimi tasselli e il mosaico sarà completato. Salvo colpi di scena, sarà Gabriele Galateri, che ieri è stato ricevuto in Mediobanca, a sedere sulla poltrona più alta del Leone. Il suo è considerato un nome in grado di trovare consenso, anche con il management del Leone, ma non sarebbe comunque un candidato di bandiera, targato Piazzetta Cuccia. Fino all’ultimo momento anche altri candidati conserverebbero alcune chances. Nella rosa dei papabili figura l’attuale presidente di Assogestioni ed ex ministro del Tesoro Domenico Siniscalco.


Sono circolati anche altri nomi come quello dell’economista Mario Monti o dell’imprenditore della consulenza aziendale Roland Berger, ma sembrano comunque meno accreditati. Tutto sembra far pensare che il futuro numero uno di Generali sarà il presidente Telecom uscente. Una figura ben conosciuta ai vertici di Piazzetta Cuccia, dove è stato al vertice tra il 2003 e il 2007 quando erano direttori generali l’attuale A.d Alberto Nagel e presidente Renato Pagliaro. Su Galateri, a lungo un uomo degli Agnelli, per anni manager Fiat, e più a lungo A.d Ifi e Ifil, sembrano raccogliersi al momento i maggiori consensi.


E’ stato lo stesso Galateri a regalare qualche indizio con quella lettera scritta per salutare i dipendenti Telecom, essendo finito il suo mandato triennale alla presidenza della compagnia: non ha rilasciato dichiarazioni nè entrando nè uscendo ieri da Piazzetta Cuccia. Ma sono dettagli di poco conto. Più loquace Siniscalco, che entrando si è limitato a rispondere ai giornalisti “non dico niente”, per poi aggiungere “lavoro con orgoglio nella mia società” e spiegare che il motivo della sua presenza in Mediobanca è legato a una visita di business. Dopo circa un’ora, in uscita, ha riproposto la stessa versione. “Confermo, è stata una visita di business. Vedete, c’è anche il mio collega di Morgan Stanley”. Siniscalco, oltre ad essere presidente di Assogestioni, è anche vice chairman e country head per l’Italia di Morgan Stanley.


La decisione sul nuovo presidente verrà presa dal corso del consiglio di amministrazione convocato d’urgenza per oggi a Roma alle 18: tecnicamente procederà alla cooptazione del nuovo amministratore e quindi alla sua nomina a presidente. Non dovrebbe invece venir cooptato subito un secondo consigliere, dopo le dimissioni in settimana di Ana Patricia Botin, lasciando la decisione a una seconda fase. Infine, prima dell’assemblea degli azionisti a Trieste, il 30 aprile, un comitato nomine di Mediobanca si esprimerà sulla nuova presidenza della società partecipata. La liturgia in Generali prevede da almeno una cinquantina d’anni che il nome del presidente venga da Mediobanca. Alla nomina di Geronzi, il consenso sul suo passaggio a Trieste venne del resto raccolto soprattutto all’interno della variegata compagine azionaria di Piazzetta Cuccia. Trovare una soluzione condivisa oggi assume una valenza particolare.


Per gli analisti la nuova stagione di Trieste è ben vista. Deutsche Bank segnala che si metterà fine ai problemi di corporate governance, che sono stati una distrazione dal business. Mentre gli esperti di Banca Leonardo salutano soprattutto la conferma dell’attutale management, sottolineando l’auspicio di una maggior indipendenza da Mediobanca. Eppure il caso Generali, con lo scontro in atto nel salotto buono del capitalismo italiano, con il passare delle ore assume sempre di più i connotati di essere vero e proprio caso politico. Uno scontro, anche di Palazzo, che potrebbe essere ancora solo al primo round. Il gioco vero resterebbe quello in Mediobanca. E questo sarebbe anche il messaggio che il premier, Silvio Berlusconi, avrebbe fatto recapitare ancora ieri al banchiere romano dimissionario. Per questo la prudenza sembra ora avere la meglio.