Notizie Notizie Italia Finito il conto alla rovescia per l’aumento di Intesa, adesso si guarda Unicredit. Per BofA servono almeno 7 mld

Finito il conto alla rovescia per l’aumento di Intesa, adesso si guarda Unicredit. Per BofA servono almeno 7 mld

6 Aprile 2011 15:24

Probabilmente è solo questione di tempo. Se anche il banchiere di sistema, Corrado Passera, ha dovuto cedere alla moral suasion di Banca d’Italia e del Tesoro, la frenesia delle ricapitalizzazioni potrebbe lambire presto anche Piazza Cordusio. Ca’ de Sass ha messo l’imprimatur questa mattina al piano d’impresa che accompagnerà l’istituto per il prossimo triennio. Un piano che include un corposo aumento di capitale da cinque miliardi di euro, finalizzato a proiettare la banca guidata da Passera ai vertici del sistema bancario nazionale in tema di robustezza patrimoniale. Verrà realizzato entro luglio. Grazie al maxi-aumento il Core Tier 1 di Intesa, l’indice che rappresenta il capitale di più alta qualità di una banca, arriverà al 10% dal 7,9% attuale. Le azioni saranno offerte con uno sconto del 25-30% sul Terp, il prezzo teorico dei titoli dopo lo stacco del diritto di opzione, per invogliare le sottoscrizioni. A tutti i soci, inclusi gli azionisti di risparmio, verranno assegnati titoli ordinari così da rendere più incisiva la manovra sul patrimonio dal momento che le azioni di risparmio non sono conteggiate nel Core Tier 1. Pronto un consorzio di garanzia composto da una potenza di fuoco: 12 banche con Banca Imi e Bofa-Merrill Lynch global coordinator e joint bookrunner, affiancate da Goldman Sachs, Morgan Stanley, Deutsche Bank e Credit Suisse in qualità di joint bookrunner e da Unicredit, Hsbc, Commerzbank, Citigroup, Santander e Bnp Paribas come co-bookrunner.


Le grandi fondazioni azioniste di Ca de Sass, che raggruppano oltre un quarto del capitale della banca, faranno la loro parte sottoscrivendo pro-quota l’aumento. Ma sarebbe allo studio anche un veicolo, partecipato dagli enti, per sottoscrivere l’inoptato che la Tassara (2,5%), l’Agricole (4,79%) e alcune fondazioni minori potrebbero lasciare sul terreno. Carifirenze (3,37%) si riunisce in consiglio giovedì per un primo esame dell’operazione. Sabato l’aumento sarà sul tavolo, per un’informativa, del consiglio generale della Compagnia di Sanpaolo (9,88%). Con l’inizio della prossima settimana toccherà alla Cariplo (4,68%), il 12 aprile, valutare l’operazione per chiudere con Cariparo (4,92%) e Carisbo (2,73%). Generali (4,97%), dopo aver sciolto i legami di bancassurance con Ca’ de Sass, deciderà sulla base della convenienza economica. Il 10 maggio la palla passerà di nuovo a Intesa Sanpaolo: l’assemblea dei soci di Intesa SanPaolo che si terrà il 10 maggio prossimo a Torino, alle 11 ha messo in calendario quattro punti all’ordine del giorno. In sede ordinaria i soci voteranno sulla proposta di distribuzione degli utili e sull’incarico di revisione dei conti per il 2012-2020; in sede straordinaria su alcune modifiche statutarie e sulla proposta di aumento di capitale fino a 5 mld di euro varata ieri dai consigli.


Ca’ de Sass ha imboccato così la strada della ricapitalizzazione. Nell’ultimo mese si è mossa verso l’aumento di capitale Ubi Banca, mentre anche Mps potrebbe decidere a breve. All’Fsb sono molti i cantieri ancora aperti in uno scenario dove il sistema finanziario globale si sta irrobustendo grazie al programma di riforme finanziarie sebbene rimangano sacche di debolezza nel sistema bancario globale. Utili saranno i prossimi stress test per individuare i punti deboli su cui intervenire. La discussione sul capitale delle grandi banche sistemiche (Sifis) che dovrebbero avere livelli più alti, è così ancora in corso, e non esiste una lista. Un recente studio firmato da Mediobanca Securities stima che da qui alla fine del 2012 alle principali banche europee mancheranno fino a 135 miliardi di euro. Il campanello d’allarme all’Unicredit è già scattato. Negli ultimi giorni il titolo ha imboccato la strada dei ribassi e oggi non va meglio. Impossibile stabilire a priori l’ammanco, anche se qualche cifra negli ambienti finanziari inizia a circolare.


“Ubi banca ha rotto il ghiaccio settimana scorsa, ma non sarà un caso isolato”, segnalano gli analisti di Hsbc. Secondo il broker assumendo un minimo di Core Tier 1 all’8% come richiesto da Bankitalia Intesa Sanpaolo sarà solo la punta dell’iceberg: Mps avrà bisogno di una ricapitalizzazione da 1,7 miliardi di euro. “Siamo dell’idea che avere ratios di capitali più alti per le banche sistemiche sarà un passo impegnativo anche per Unicredit. In quest’ottica Unicredit necessiterà di 8,2 miliardi”, calcolano gli esperti. Post aumento di capitale le banche italiane avranno in media una generazione di capitale cumulativo di 40 punti base tra il 2011 e il 2013 rispetto ai 120 punti base di media in Europa. “Siamo positivi su Unicredit per almeno un paio di ragioni: priamo pensiamo che la banca non abbia ancora sfruttato il potenziale di recupero in Italia; secondo la leadership nell’Europa Centrale e dell’Est le garantisce una crescita di lungo termine; terzo l’istituto ha una buona esposizione alla Germania che è attualmente la locomotiva d’Europa”, segnala Alberto Cordara, analista di Bank of America Merrill Lynch in una nota uscita questo pomeriggio.


“Il nuovo amministratore delegato, Federico Ghizzoni, ha dimostrato che ha una profonda conoscenza del gruppo, i risultati del quarto trimestre sono incoraggianti”. Eppure nonostante tutto questo il broker ha deciso di rivedere la valutazione sulla banca di Piazza Cordusio. Il rating è infatti scivolato a neutral. E sono proprio le preoccupazioni di un aumento di capitale in arrivo a dettare le nuove regole del gioco. “Da una parte a nostro avviso, l’aumento di capitale deciso da Intesa farà salire l’asticella sul capitale, che il mercato già prevede al 10% di Core Tier1 per le grandi banche”, spiega l’esperto. Tuttavia la mossa preventiva di Ca de Sass che ha imboccato la strada della ricapitalizzione non avrà secondo il broker implicazioni dirette su Unicredit e su altri grandi istituti del credito italiano. Questo però non salverà Piazza Cordusio dal fare un passo obbligato: quello dell’aumento di capitale. Intesa lo ha fatto per non finire nella lista delle Sifi, le banche di importanza sistemica, per le quali il livello di Core Tier 1 richiesto sarà del 10%. Corrado Passera si è convinto lo scorso fine settimana: meglio ricorrere al mercato con aumento, anche per evitare il rischio ingorgo paventato da Bankitalia, che preme perché i nostri istituti ricapitalizzino prima di giugno, quando saranno resi noti gli esiti degli stress test e molte banche potrebbero varare aumenti di capitali.


Anche per Federico Ghizzoni la posta in gioco è alta e la strada potrebbe essere segnata. “Prevedendo un Core Tier 1 2013 al 10%, stimiamo che l’aumento di capitale di Unicredit potrebbe essere di almeno 7 miliardi, anche se le indicazioni di Basilea 3 suggeriscono che l’ammanco potrebbe anche essere maggiore”, proseguono gli analisti finanziari della banca americana. Ecco spiegato quindi il cambio di giudizio. “Se ci limitiamo a considerare solo le stime attuali, Unicredit sembra relativamente sottovalutata”, segnalano. “Tuttavia, stiamo assistendo a una rapida normalizzazione degli utili e il titolo perde appeal messo di fronte a un ipotesi di aumento di capitale. Le preoccupazioni della qualità degli asset italiani ci portano anche a rivedere le stime 2012-12 e il target da 2,20 a 2 euro”.