Ultima chiamata per il Dividend Party del 20 maggio, stacco cedola per 19 big del Ftse Mib. Ingresso last minute conviene?
Sta arrivando la giornata clou della stagione dei dividendi a Piazza Affari. Lunedì 20 maggio staccheranno la cedola ordinaria ben 19 delle 40 società del Ftse Mib a cui si aggiunge Fca con il dividendo straordinario legato alla cessione di Magneti Marelli. L’indice staccherà circa il 60% del dividendo complessivo, con impatto stimato superiore al 2% della market cap complessiva. Oggi è quindi l’ultimo giorno disponibile per prendere posizione sui titoli che staccano la cedola lunedì, tra i quali rientrano anche Intesa Sanpaolo e Azimut, le due società più generose quest’anno sul fronte dividendi. Va ricordato che si tratta dello stacco del dividendo 2019, ossia relativo all’esercizio 2018. Per incassare il dividendo bisogna detenere l’azione alla chiusura dell’ultimo giorno lavorativo prima dello stacco della cedola.
Pioggia di cedole, ecco la classifica per dividend yield
Andando nel dettaglio, la tabella sottostante indica le date di stacco dividendo, record date e pagamento del dividendo, oltreché i dividend yield 2019 aggiornati ai prezzi attuali delle società dell’indice guida di Piazza Affari. proprio guardando all’entità del rendimento della cedola, a primeggiare è Intesa Sanpaolo con la maxi-cedola di 0,197 euro per azione che corrisponde a un dividend yield del 9%. Segue a ruota Azimut (1,5 euro per azione), con dividendo yield dell’8,6%. Seguono poi a distanza UnipolSai (0,145 euro), Generali (0,90 euro) e Banca Generali (1,25 euro), tutte con rendimento superiore al 5 per cento. Anche per Eni il dividend yield è superiore al 5% che lunedì staccherà il saldo dividendo 2018 di 0,41 euro per azione (l’acconto è stato distribuito in autunno).
Dividendo straordinario da ben 1,30 euro invece per Fca, legato alla cessione di Magneti Marelli (Fca aveva già staccato la cedola ordinaria, tornata dopo 10 anni, lo scorso mese).
Complessivamente quest’anno Piazza Affari staccherà dividendi per 23 miliardi di euro, in crescita dai 21,5 mld del 2018 e dai ‘soli’ 16 mld del 2017. Quest’anno il rapporto tra valore di capitalizzazione del Ftse Mib e dividendi elargiti sfiora il 3,5%. “Visto che il martoriato Btp rende meno del 3% e il Bund è tornato sotto zero – rimarca il trader Tony Cioli Puviani, intervenuto ieri a Binck TV – si tratta di valori interessanti, tra i più alti in Europa”.
Conviene entrare prima dello stacco?
Ma conviene entrare in un titolo a ridosso dello stacco per ottenere la cedola generosa? Il primo rischio è quello di rimanere imbrigliati in fasi ribassiste di Piazza Affari. Una delle 24 regole di Gann è proprio “Non comprare mai per incassare un dividendo”. C’è inoltre da considerare il fattore fiscalità . “I dividendi vengono calcolati in maniera razionale dal mercato e già si sconta lo storno di lunedì – premette Tony Cioli Puviani – . Entrare solamente per il dividendo, tendenzialmente non avvantaggia l’investitore, specialmente se è un privato, che paga il 26% di tassazione sulla cedola incassata in quanto il dividendo è un reddito da capitale e non un reddito diverso. La decurtazione che ha il corso azionario del titolo è invece sul totale. Ad esempio, Intesa stacca circa 0,20 euro per azione, mentre l’investitore incassa solo 0,15 euro. In linea teorica è quindi meglio entrare ex-stacco cedola”.
Molto dipende da come si comporta l’azione dopo lo stacco. “La vera scommessa è vedere se il mercato decurterà l’intera quota, qualcosa di meno o qualcosa di più”, sottolinea infatti il trader che, tra i finanziari che staccano lunedì indica una preferenza per Intesa Sanpaolo, in cui rendimento è altissimo e la banca ha dato riscontri molto buoni nell’ultima trimestrale, ma “anche Generali e Poste Italiane (quest’ultima staccherà la cedola il 24 giugno, ndr) danno dividendi molto importanti e sono società molto solide”.
C’è anche l’opzione di vendere prima
Altra scelta strategica potrebbe essere addirittura quella di vendere l’azione prima dello stacco cedola. Una scelta che potrebbe essere presa in considerazione se il titolo è a un prezzo di carico superiore alla quotazione attuale. Vendendo l’azione si avrebbe l’effetto di evitare la tassazione sul dividendo e si accumula una minusvalenza inferiore. Di contro, se si è in guadagno la scelta di tenere il titolo o venderlo è irrilevante fiscalmente.