Tutti pazzi per i derivati: R&S Mediobanca lo certifica, in Europa nel 2010 è boom
Tutti pazzi per i derivati. A fine giugno 2010 la massa complessiva di questi strumenti finanziari in carico ai 18 principali istituti di credito europei è balzata a quota 4mila miliardi di euro. Si tratta del 25% in più rispetto ai 3.200 miliardi di fine dicembre 2009. E’ quanto appurato dal rapporto di Ricerche & Studi firmato Mediobanca che presenta i dati definitivi del primo semestre 2010 e alcuni dati omogenei del terzo trimestre, condotto sui 18 principali gruppi del credito, tra cui Intesa SanPaolo e Unicredit.
Secondo quanto fotografato dallo studio, il peso complessivo dei derivati sui bilanci delle grandi banche continentali è arrivato a quota 21%. Era al 18% un anno fa. E’ singolare notare come la sbornia da derivati sul bilancio di alcuni big del credito sia diventata così importante, che in alcuni casi il loro peso a fine giugno è pari o superiore a un terzo del totale di bilancio. Qualche nome? Deutsche Bank (39%), Ubs (31%) e Barclays (30%). Mentre i big italiani si pongono solo nella fascia bassa di tale esposizione: per Unicredit sono al 12% del bilancio, Intesa SanPaolo si attesta all’8%.
Passando ad analizzare altre voci di bilancio, le sorprese non mancano. I conti e il livello di patrimonializzazione delle principali banche europee stanno seguendo un trend positivo e, almeno dal punto di vista dei ricavi, i livelli sono superiori a quelli pre-crisi. Per esempio, o ricavi complessivi sono passati da 223,6 miliardi di euro del primo semestre 2009 ai 247,8 miliardi dei primi sei mesi di quest’anno, ossia il 10,8% in più. In proiezione su base annua, gli esperti di Piazzetta Cuccia prevedono ricavi per l’intero 2010 pari a circa 495,5 miliardi e quindi superiori del 9,9% a quelli del 2009, che a loro volta avevano superato del 4,8% quelli del 2007, assunti come livello pre-crisi.
Le principali banche europee – afferma R&S Mediobanca – segnano una crescita complessiva del volume dell’attivo dell’8,1%, dai 21.252 miliardi a fine 2009 ai 22.967 miliardi del giugno 2010, anche se si tratta di un livello inferiore dell’11% a quelli di fine 2008 (25.828 miliardi). Tengono gli impieghi alla clientela (+0,8%) e c’è una buona ripresa degli impieghi verso le altre banche (+16,8%) dopo la caduta del 36,8% tra fine 2007 e fine 2009.
A fine giugno per i 18 big europei sono in crescita di 27,3 miliardi di euro i mezzi propri (+2,8% rispetto a dicembre 2009), un aumento non sufficiente a compensare l’espansione degli attivi, con conseguente aumento della leva, comunque ben al di sotto dei massimi toccati a fine 2008. Ma sotto il tappeto c’è polvere. Non volendosi fermare a una prima occhiata emerge infatti che, insieme ai ricavi, sono saliti anche i crediti dubbi totali del 5,7%, da 424 a 448 miliardi di euro. E in Italia la situazione è quasi peggio in quanto le principali sette banche italiane mostrano un incremento del 7%, essenzialmente per la crescita importante segnata da UniCredit (+14%) che, secondo i dati di R&S Mediobanca, segna una progressione notevole: 37 miliardi nel 2007, 41 nel 2008, 57 nel 2009 e 63 miliardi a fine giugno scorso.
Non fanno molto meglio le altre banche italiane: Intesa SanPaolo registra alla stessa voce 36 miliardi contro i 16 miliardi del 2007, Monte dei Paschi 18 miliardi contro 6, Banco Popolare 12 contro 4, Ubi 6 contro 2, Bper 5 contro 2, Bpm 2 miliardi contro i 958 milioni di due anni e mezzo fa. E va piuttosto male anche il tasso di copertura di questi crediti dubbi: la media italiana è più bassa (46,8%) di quella europea (53,6%), dove le politiche di valutazione del credito più rigorose appaiono quelle realizzate da Bnp Paribas (rapporto di copertura dell’85%), Santander (73%) e Credit Agricole (67%), mentre gli stanziamenti rettificativi meno rilevanti sono di Ubs (27%), Ing (36%) e Deutsche Bank (38%). I big italiani stanno nel mezzo: 50% sia per Unicredit sia per Intesa SanPaolo.
Ma l’anello più debole per il sistema Made in Italy dall’analisi di R&S Mediobanca è la percentuale dei crediti dubbi sul patrimonio netto tangibile degli istituti bancari: la media europea è del 28%, il tasso di Unicredit del 76%, quello di Intesa SanPaolo del 64%, entrambi in forte ascesa. Se si scende a un gradino più in basso, si scopre che fanno peggio il Banco popolare (128%) ed Mps (115%).