Notizie Notizie Mondo Trump debutta senza graffiare. Re dollaro giù, bitcoin ko e tracollo del 50% delle meme coin

Trump debutta senza graffiare. Re dollaro giù, bitcoin ko e tracollo del 50% delle meme coin

21 Gennaio 2025 11:04

L’insediamento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti è stato accompagnato da una serie di ordini esecutivi. Ad attirare le attenzioni dei mercati è maggiormente il tema dazi. Trump non ha premuto subito sull’acceleratore, quindi niente dazi universali subito. Il tycoon ha solo dichiarato di voler imporre tariffe fino al 25% su Messico e Canada dal primo febbraio.

Sui Dazi inizio soft, il dollaro si sgonfia

Il ritorno di Trump alla casa Bianca è stato senza grandi azioni su quello che è il maggior tema economico della sua agenda, ossia i dazi. Il neo presidente ha chiarito che le tariffe generali rimangono sul tavolo, affermando che “tutti i paesi derubano gli Stati Uniti in una certa misura”. Per il momento si è limitato a indicare l’imminente arrivo di dazi al 25% su Messico e Canada. Mentre firmava una serie di ordini esecutivi nello Studio Ovale, Trump ha aggiunto che pensa di farli partire il 1° febbraio.

Durante la campagna elettorale, Trump ha promesso tariffe fino al 60% sulla Cina e fino al 20% sugli altri partner commerciali. Per quanto riguarda la Cina, Trump ha rifiutato di offrire dettagli sulle nuove tariffe per quel paese, affermando che gli incontri e i negoziati sono in corso.

Il fatto che i dazi non abbiano avuto un ruolo di primissimo piano nel discorso inaugurale del presidente Donald Trump ha innescato una discreta correzione al ribasso del dollaro Usa. Già prima dell’insediamento il biglietto verde aveva virato con forza al ribasso sul romor del Wall Street Journal che Trump non avrebbe imposto dazi il primo giorno. Nella serie di ordini esecutivi del primo giorno, Trump ha comunque confermato l’istituzione dell’External Revenue Service incaricato di riscuotere tariffe e dazi. Altri ordini esecutivi hanno dichiarato un’emergenza nazionale al confine e sull’energia, e hanno annullato alcune delle misure per l’energia verde dell’ex presidente Joe Biden.

I mercati in generale hanno letto questa prima giornata con cauto ottimismo sul fatto che le tariffe universali indiscriminate non saranno applicate tutte in una volta.

Trump si dimentica le cripto

Nessuna menzione invece sulle criptovalute, deludendo le attese di un immediato ordine esecutivo relativo al settore degli asset digitali.

Il Bitcoin, che ieri mattina si era spinto fino ai nuovi massimi storici a 109mila dollari, è scivolato repentinamente in area 101mila a causa dell’assenza di qualsiasi riferimento alle cripto durante l’insediamento di Trump. Crollo verticale anche per i memecoin ufficiali lanciati nei giorni scorsi dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e della First Lady Melania, scesi fino al 60% nelle ultime 24 ore.

Settore auto sotto pressione, le ricadute su Stellantis

I primi a tremare davanti alla prospettiva di dazi al 25% su Messico e Canada sono i player auto. Glia analisti di Bernstein parlano di “disastro” per i costruttori di auto di Detroit, che importano un numero significativo di veicoli da Canada e Messico. Stellantis importa circa il 40% dei veicoli che vende negli Stati Uniti, General Motors circa il 30% e Ford Motor il 25%. Le tasse aggiuntive colpirebbero circa $97 miliardi di componenti per auto e 4 milioni di veicoli che entrano negli Stati Uniti da quei paesi, e potrebbero aumentare i prezzi medi delle auto nuove di circa $3.000, secondo Wolfe Research.

Banca Akros stima che Stellantis e Pirelli hanno rispettivamente il 40% e 50% circa della loro produzione statunitense importata dalle loro fabbriche in Messico e Canada, mentre Ferrari esporta tutto il 100% dei suoi volumi negli Stati Uniti dall’Italia. “I ricavi del Nord America rappresentano circa il 43% del totale per Stellantis e il 26% per Pirelli – ricorda Akros – che vede l’impatto sui dazi potenzialmente parzialmente mitigato da fattori esogeni come l’apprezzamento del dollaro Usa rispetto al peso messicano e aumento della capacità negli Stati Uniti a medio termine”.

Oggi il titolo Stellantis cede l’1,5% a 12,67 euro alle prese anche con i deboli riscontri dalle immatricolazioni in Europa. Secondo i dati Acea, la casa italo-francese ha accusato un calo del 6,7% delle vendite di nuove auto a dicembre e la sua quota di mercato è scesa all’11,6% dal 12,9%. Nell’intero 2024 Stellantis ha registrato un ribasso del 7,3% delle immatricolazioni e quota di mercato scesa al 15,2% dal 16,5% precedente.