Trump accerchiato: alert Merkel su dazi auto e crisi finanziaria. Opec: basta tweet su petrolio
Fiammata dei prezzi del petrolio e guerra commerciale: responsabile delle due tra le principali e potenziali crisi dibattute al mondo è il presidente degli Stati Uniti, che fa fronte alle accuse Merkel-Opec. In realtà, di crisi petrolifera è probabilmente azzardato parlare. C’è da dire, tuttavia, che gli ultimi alert lanciati sui rischi che incombono sull’economia globale, c’è anche quello di uno shock petrolifero, sulla scia dei recenti rialzi dei prezzi del petrolio.
Tutta colpa di Trump?
Merkel agita lo spettro della crisi finanziaria globale, che rischia a suo avviso di ripresentarsi a causa della guerra commerciale in corso tra gli Stati Uniti e il resto del mondo; dal canto suo, invece, l’Opec dice basta ai tweet che Trump continua a postare contro il cartello dei paesi produttori di petrolio, accusandoto di voler tenere alti i prezzi dell’oro nero.
“La deve finire”, tuona Hossein Kazempour, governatore iraniano dell’Opec. E Kazempour non ha tutti i torti, se si considera che, da quando i paesi Opec e non Opec si sono riuniti a Vienna lo scorso 22 giugno, i prezzi del contratto WTI scambiato sul Nymex sono balzati di oltre +13%, praticamente di un valore appena inferiore a 10 dollari.
Secondo il governatore, Trump starebbe cercando di alimentare le tensioni tra l’Iran e l’Arabia Saudita, facendo salire così la febbre geopolitica e contribuendo lui stesso a quel rialzo che dice tanto di non sopportare.
Risultato: se i prezzi del petrolio sono saliti di 10 dollari, la colpa è dei tweet di Trump.
Altrettanto forte è lo schiaffo che arriva dalla Germania di Merkel, che definisce le varie lamentele del presidente Usa sul deficit americano esagerate e che arriva anche a dire che, in realtà, se si conteggiano i servizi, gli Usa vantano un surplus nei confronti dell’Ue.
“Se includete servizi come quelli digitali, avrete alla fine una bilancia commerciale completamente diversa, che mostrerà che gli Usa vantano un surplus verso l’Ue”, afferma, in un discorso proferito alla camera bassa del Parlamento tedesco.
Merkel affronta anche la questione dei dazi che Trump ha minacciato di imporre sulle auto importate dagli Usa.
L’applicazione di tali tariffe sarebbe “molto più grave” dei dazi imposti sull’acciaio e l’alluminio.
Di qui, l’appello affinché i paesi del mondo cooperino per affrontare la minaccia delle tensioni commerciali e del protezionismo. Secondo la leader tedesca, l’analogia con la cooperazione che le economie hanno mostrato nella gestione dell’ultima crisi finanziaria globale è calzante:
“La crisi finanziaria internazionale, che ci ha portati ad agire ora all’interno dell’ambito del G-20, non sarebbe stata mai risolta così velocemente, nonostante il dolore sofferto, se non avessimo cooperato in modo multilaterale con spirito di cameratismo“. Ed è “questo che ora deve accadere”.
Ancora, Merkel sottolinea: “Vale la pena ricorrere a ogni sforzo che sia volto a disinnescare questo conflitto e a impedire che diventi una guerra. Ma, ovviamente, è necessario che siano presenti le controparti” interessate.
Eppure, una critica contro Merkel proprio in tema di guerra commerciale arriva proprio dalla Germania, in particolare da Gabriel Felbermays, direttore dell’Ifo center for International Economics presso l’istituto Ifo.
Intervistato dalla Cnbc, l’economista ha invitato Merkel & Co. a prendersi le dovute responsabilità, definendo tossico il surplus commerciale del paese e sottolineando che “anche nella stessa Germania molti ritengono che sia arrivato il momento di fare qualcosa per abbassarlo”.
Anche perchè questo surplus (tedesco) “è diventato un fattore negativo, più che un asset”. D’altronde si tratta di una questione “che sta diventando sempre più un problema, e non solo con gli Usa, ma anche con altri partner commerciali, così come all’interno dell’Unione europea”.