Notizie Notizie Italia Tria: ‘sì a taglio tasse e reddito di cittadinanza per cambiare sistema e sostenere crescita’

Tria: ‘sì a taglio tasse e reddito di cittadinanza per cambiare sistema e sostenere crescita’

5 Luglio 2018 10:31

Nella prima legge di bilancio del governo M55-Lega, saranno inserite sia misure per tagliare le tasse che la proposta chiave del Movimento 5 Stelle, ovvero il reddito di cittadinanza. Questo, al fine di dimostrare ai mercati finanziari che la coalizione non ha alcuna intenzione di fare dietrofront rispetto all’agenda delineata nel contratto di governo. E’ quanto afferma il ministro dell’economia Giovanni Tria, in un’intervista rilasciata a Bloomberg. Si tratta della prima intervista che il ministro concede alla stampa estera in esclusiva, da quando ha prestato giuramento lo scorso 1° giugno.

Tria, così come è emerso durante la recente presentazione delle linee programmatiche di politica economica alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, mostra nuovamente il suo volto pro-crescita. E spiega che le due misure – ovvero tagli alle tasse e reddito di cittadinanza – “devono andare a braccetto, in quanto sono necessarie entrambe per cambiare il sistema e sostenere la crescita economica”.

“Una crescita economica più alta deve provenire dall’applicazione graduale del programma di governo. Un tale percorso ci richiede di agire sia sulla composizione delle entrate fiscali che sulle spese, e la nostra discontinuità rispetto ai governi precedenti non riguarderà il livello di deficit, ma piuttosto un mix di politiche”, precisa.

“Il nostro scopo non è peggiorare la situazione strutturale di budget, ma possibilmente di migliorarla, fattore che implica chiaramente una soglia per il deficit pubblico”. Detto questo, il ministro aggiunge che il deficit dell’anno prossimo “potrebbe essere più alto” rispetto al target dello 0,9% stabilito dal precedente governo nel Def.

Alla domanda sulla minaccia di un downgrade sul rating del debito sovrano, a causa delle misure di politica fiscale espansiva che il governo M5S-Lega intende varare,  Tria non si scompone e anzi afferma, facendo riferimento ai dati a sua disposizione e alle simulazioni disponibili anche a livello internazionale, che una tale minaccia “non sarebbe giustificabile”.

Piuttosto, l’economista ribadisce che è possibile che sia arrivato il momento di siglare a livello europeo un accordo con cui vengano esclusi dal calcolo del deficit alcuni investimenti, permettendo così ai paesi membri di disporre di un ulteriore spazio per interventi di politica fiscale.

Il ministro affronta anche la questione dell’euro, smorzando di nuovo i timori sul futuro dell’Italia nell’Eurozona, alimentati dalla presenza del governo M5S-Lega:

Nessuno vuole lasciare l’euro ma, se non lo aggiusteremo, la situazione rischia di peggiorare”.

L’avvertimento, dunque, non manca. Anche perchè secondo Tria esistono “disfunzioni all’interno dell’Unione monetaria” che devono essere affrontate.

Tornando alla necessità di controllare la dinamica dei conti, Tria fa notare che il probabile rallentamento della crescita economica in Italia e nel resto dell’Europa potrebbe portare il governo a ridurre la velocità di riduzione del deficit, fattore che tuttavia si tradurrebbe in un “un ulteriore finanziamento delle spese in conto capitale, e non in una spesa corrente più alta”.

L’obiettivo del calo del debito in rapporto al Pil continuerebbe inoltre a essere perseguito.

Nel reiterare che il governo M5S-Lega non varerà alcuna manovra bis nel corso di quest’anno, Tria sottolinea anche che l’Italia riuscirà a suo avviso a terminare il 2018 con livelli di deficit e di debito che rientrano nelle stime del Def stilate dal precedente governo Gentiloni, e che prevedono per la previsione un deficit pari all’1,6% del Pil e un debito-Pil al 130,8%. Diverso invece per l’appunto il deficit previsto per il 2019.

Infine alla domanda, piuttosto chiave, su come il governo riuscirà a finanziare le misure promesse, come il taglio delle tasse e il reddito di cittadinanza, Tria risponde che questo mese il Tesoro avvierà una serie di simulazioni e analisi, che consentiranno all’esecutivo di stabilire nuovi target sulla finanza pubblica, entro la fine di settembre.