I mercati chiedono una tregua. E gli è concessa. Almeno in avvio di seduta le Borse europee aprono in rialzo: Londra segna +0,76% a 5.569 punti, Francoforte +0,96% a 6.751, Parigi a +0,86% a 3.641 e Amsterdam +0,86% a 330,23. Inaugura la giornata in territorio positivo anche Piazza Affari. Il Ftse Mib guadagna lo 0,6% a 19.220 punti ed il Ftse All Share lo 0,57% a 19.896 punti. Si sta ricalcando il copione delle Borse dell’area Asia Pacifico che hanno beneficiato del dato sulla fiducia dei consumatori negli Usa, che a novembre è montata ai massimi da 5 mesi, portandosi a 54,1 punti.
In crescita, per il quarto mese consecutivo, è risultato anche il dato sulla produzione manifatturiera cinese, che ha imboccato un trend positivo nel mese di novembre, nonostante i prezzi delle materie prime abbiano raggiunto il livello più alto in due anni. Lo mostrano i dati dell’indice Pmi dei responsabili agli acquisti pubblicato oggi. L’indice Pmi pubblicato dalla Federazione cinese della Logistica e Acquisti (Cflp) è salito a 55,2 in novembre contro 54,7 di ottobre. Questo aumento, secondo gli osservatori, rafforza i timori di un rialzo dei tassi di interesse cinesi.
“L’aumento dell’indice Pmi nel mese di novembre dovrebbe portare ad una maggiore preoccupazione per l’inflazione”, ha commentato Qu Hongbin, economista di Hsbc. “Ci aspettiamo che Pechino rafforzi le misure monetarie e innalzi il tasso di interesse di 25 punti base (0,25 punti percentuali) nei prossimi mesi”, ha aggiunto. Quanta basta per distogliere l’attenzione dalla crisi del debito sovrano che monta ogni giorno di più in Europa a caccia del prossimo Paese che chiederà aiuti per salvarsi dallo spettro default.
“La crisi irlandese ha messo i mercati sotto pressione. E come si può immaginare sono stati i Paesi dell’Europa del Sud a finire sotto la linea del fuoco”, denunciano gli analisti di Equita, sottolineando che l’attenzione nel Vecchio Continente nel mese di novembre si è concentrata sulla crisi dei debiti sovrani con il risultato che alcuni dati macro molto incoraggianti sono stati pressoché inosservati.
E in effetti anche oggi è sempre il rischio contagio a tenere con il fiato sospeso l’Europa. Mentre si guarda agli sviluppi sul fronte portoghese e spagnolo, il Financial Times segnala che i fondamentali dell’Italia sono buoni. Ma la dura realtà è che il destino dell’Italia appare sempre più legato a quello della Spagna, avverte il quotidiano della City, in un’editoriale dal titolo La tempesta dell’Euro area fa rotta verso l’Italia. “Se la Spagna, come la Grecia e l’Irlanda, dovesse richiedere un salvataggio d’emergenza – si legge – la quota del conto che l’Italia si troverebbe a pagare metterebbe le finanze italiane sotto pressione. L’Italia, anche se senza colpe, si troverebbe essa stessa a rischio. Per la salute dell’euro area, la difesa dell’Italia deve iniziare con la difesa della Spagna”.