Notizie Notizie Mondo Codice rosso per i Treasury, Ray Dalio fa il medico: “Diagnosi del paziente Usa è molto molto critica”

Codice rosso per i Treasury, Ray Dalio fa il medico: “Diagnosi del paziente Usa è molto molto critica”

23 Maggio 2025 09:34

Rimangono alte le tensioni sui Treasury. Nel giorno in cui la Camera Usa ha approvato l’ampia proposta di legge fiscale del presidente Donald Trump, che prevede tagli fiscali, tagli alla rete di sicurezza sociale del governo e nuove spese per Washington, i rendimenti dei titoli di Stato a stelle e strisce sono schizzati nuovamente, confermando il livello elevato di allerta degli investitori per gli effetti sul già ingente debito statunitense di un piano fiscale da quasi 3.000 miliardi di dollari. Ora la palla passerà al Senato.

Maxi tagli fiscali di Trump fanno scattare nuovo alert sui Treasury

Le preoccupazioni per il costo della misura – pari a quasi 3mila miliardi nell’arco di un decennio – si vanno ad aggiungere a quelli che sono seguiti al declassamento da parte di Moody’s con gli investitori che iniziano a dubitare del ruolo dei Treasury come rifugio di valore.

A salire ieri sono stati soprattutto i rendimenti dei titoli del Tesoro a lungo termine. Il Treasury trentennale ha visto il rendimento balzare fino a un massimo del 5,161%, il livello più alto da ottobre 2023. Il tasso sul titolo del Tesoro a 10 anni si è spinto invece fino al 4,6% per poi ritracciare a fine seduta.

“Nel medio lungo periodo le preoccupazioni degli investitori sul debito potrebbero incrinare la fiducia sull’economia USA e indebolire il biglietto verde”, rimarca Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, che invece sull’obbligazionario potrebbero esserci rendimenti più alti. “L’aumento del deficit comporta più emissioni di titoli pubblici, spingendo i rendimenti al rialzo e calo dei prezzi dei bond”.

Ray Dalio: “Deficit a livelli critici”

A lanciare l’allarme sui conti pubblici statunitensi è anche l’investitore miliardario Ray Dalio, affermando che ciò dovrebbe incutere timore negli investitori nei confronti del mercato obbligazionario governativo.

“Penso che dovremmo avere paura del mercato obbligazionario”, ha detto ieri Dalio a un evento per il Paley Media Council a New York. ”Sono come un medico che sta guardando il paziente, e ho detto, stai avendo questo accumulo, e posso dirti che è molto, molto grave. Direi che se guardiamo davvero ai prossimi tre anni, più o meno un anno o due, ci troviamo in quel tipo di situazione critica, critica”.

L’aumento dei costi di finanziamento, unito alla continua crescita della spesa pubblica e al calo delle entrate fiscali, ha contribuito a far lievitare il deficit Usa, spingendo il debito pubblico oltre la soglia dei 36.000 miliardi di dollari .

“Avremo un deficit pari a circa il 6,5% del Pil, ovvero più di quanto il mercato possa sopportare”, ha aggiunto il fondatore di Bridgewater Associates, che si dice “non ottimista”. “Devo essere realista – prosegue Dalio – e penso che l’essenza della sfida del nostro Paese sia che qualsiasi cosa legata al bipartitismo e al superamento degli ostacoli politici… significhi essenzialmente ‘datemi di più’, il che porta a questi deficit”.

A inizio settimana lo stesso Dailio aveva avvisato che il declassamento del rating sovrano degli Stati Uniti da parte di Moody’s sottovaluta la minaccia per i Treasury, affermando che l’agenzia di credito non sta prendendo in considerazione il rischio che il governo federale stampi semplicemente denaro per pagare il suo debito.

Rischio esplosione della spesa per interessi

Secondo il Committee for a Responsible Federal Budget, gli interessi sul debito pubblico statunitense potrebbero più che raddoppiare, passando da quasi mille miliardi (973 miliardi di dollari) nel 2025 a 2.200 miliardi nel 2034. Ciò rappresenterebbe il 5,3% del PIL e assorbirebbe il 29% delle entrate federali, superando le spese per Medicare e difesa, e avvicinandosi a quelle per la previdenza sociale. Se i rendimenti dei Treasury a 10 anni restassero al 4,5% e venissero approvate ulteriori misure di spesa, i costi per interessi potrebbero aumentare addirittura di 2.700 miliardi rispetto alle previsioni di base, raggiungendo un totale di 15.700 miliardi tra il 2025 e il 2034.

Mercato potrebbe andare a testare livelli critici per capire la risposta della Fed

Il nuovo piano fiscale sta quindi aggiungendo benzina sul fuoco di un deficit Usa già elevato. Il mercato obbligazionario non sta gradendo l’aumento dello stimolo fiscale, finanziato in gran parte a nuovo deficit, in un economia che comunque già godeva già di un supporto fiscale robusto (deficit attuale 6,5%-7% del Pil), con inflazione non è ancora tornata al target Fed, e con un possibile shock inflattivo da dazi in arrivo. “Sembra una ricetta per aumentare l’inflazione, e impedire alla Fed di fare easing (per stessa ammissione dei membri sui livelli attuali la politica è ancora marginalmente restrittiva)”, sottolinea Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr. “Su un piano meno fondamentale ma più pragmatico – prosegue l’esperto – personalmente, vedo il rischio che il mercato dei treasury, eventualmente agitato da news su inflazione negative e/o il newsflow legato all’approvazione del Reconciliation Bill al Senato, vada a caccia dei livelli ai quali la Fed potrebbe intervenire per stabilizzarlo, un po’ come faceva lo Yen con la Bank of Japan dalla seconda metà del 2022 al secondo trimestre del 2024”.

Jerome Powell e anche Bessent hanno detto che, nel caso i mercato dei treasury attraversi una crisi di liquidità, loro interverranno “ed ecco che il mercato, complice un quadro inflattivo pericoloso e un deficit in ulteriore aumento, vuole andare a vedere il bluff. Il fatto che l’attuale amministrazione Usa sia percepita come poco affidabile e che gli asset USA stiano attraversando una fase di scarsa appetibilità tra gli investitori internazionali costituisce un ulteriore spinta”, aggiunge Sersale che non manca di sottolineare come rendimenti del 4,6% per il 10 anni e oltre il 5% per il 30ennale, con un’ economia che da segnali di rallentamento e mostra per il momento poca inflazione, sembrano attraenti, e lo sono, storicamente. Cameron Crise,

Macro Strategist di Bloomberg, evidenzia che il 30 anni USA ,come premio sul terminal rate, Fed è su livelli elevati, ben sopra i livelli pre Grande Crisi Finanziaria del 2008, e insieme ad un tasso reale al 2,8% del Tips a 30 anni (Treasury Inflation Link) sembra “una manna” per le assicurazioni, i fondi pensione, e qualunque operatore che debba fare asset liabilities management.