Notizie Notizie Italia I titoli da cavalcare se l’orso esce dal letargo

I titoli da cavalcare se l’orso esce dal letargo

13 Luglio 2007 07:53

 

L’ultima cosa che si può dire è che l’investimento in azioni non abbia offerto soddisfazioni negli ultimi anni. L’S&P/Mib a partire dal giugno 2003 ha messo a segno una performance del 70% circa. A 3 anni il rialzo si è attestato intorno al 51%, mentre 33% e 20% circa sono le performance, rispettivamente, a 2 e 1 anno. In queste condizioni sono stati molti i titoli che hanno regalato performance da capogiro come Tenaris, Lottomatica, Saipem, per citarne alcune. C’è però anche chi è rimasto al palo, o quasi.

 

Tralasciando il caso Alitalia, negli ultimi dodici mesi hanno deluso L’Espresso, Mediaset, Mondadori, Telecom Italia ma anche Generali e Bpvn. Vale la pena puntare un gettone su questi titoli? Considerando le difficoltà affrontate in questo primo scorcio d’estate dalle borse internazionali non è facile andare a pescare proprio sul fondo del listino. Una delle storie che potrebbero rivelarsi interessanti è Generali, che nei primi sei mesi dell’anno ha accumulato un ribasso di circa il 10% e sui 12 mesi ha sottoperformato l’S&P/Mib. Secondo Guido Rescia, responsabile gestioni di Axa sim, tutto il comparto delle assicurazioni è in movimento dal punto di vista strategico e questo fermento non potrà lasciare indifferente Trieste. “Penso che Generali abbia in cantiere delle contromosse per mantenere le sue posizioni dominanti all’interno del mercato italiano ed europeo.


Anche ipotizzando un’eventuale acquisizione, sia di Generali sia da parte di Generali, che ritengo indispensabile, potrebbe diventare interessante ai livelli a cui è quotata”. Unico limite vero individuato è il non aver preso parte, finora, agli sviluppi del risiko italiano ed europeo. “Generali è rimasta un po’ in disparte ma la penalizzazione a cui è stata sottoposta è decisamente eccessiva”. Il titolo del Leone può ben rapresentare un’opportunità d’acquisto anche se “nel brevissimo termine rimane ancora debole. Lascerei passare la brezza che sta attraversando i mercati e la aspetterei sui 27 euro”. Una regola che vale per tutti i titoli in questo momento, avverte Rescia, il quale individua la miglior occasione attualmente disponibile, tra i titoli che finora hanno deluso, in Mediaset: “Potrebbe essere arrivato al giro di boa. Quello che ha maggiormente penalizzato il titolo è stato un insieme di fattori di tipo politico, l’aleggiare di normative penalizzanti sul conflitto di interessi et similia, che hanno portato a cali consistenti”.


Attualmente però queste nuvole sembrano essersi allontanate come si evince anche dalle parole del presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà, il quale ha osservato la maggiore innovazione portata all’interno del sistema radiotelevisivo, con la digitalizzazione, che ha visto le tv private molto più attive della staticissima Rai. Per la quale tra l’altro lo stesso Catricalà ha auspicato una privatizzazione che “dovrebbe favorire il mercato pubblicitario e quindi un’azienda leader del campo come Mediaset” commenta Rescia.

 

Nel caso del Biscione insomma, si registra un cambiamento di sentiment al bello mentre stabili e positive continuano a rimanere le prospettive di utili e crescita “intorno al 9% atteso”. Meno gradite sono le storie di Mondadori e L’Espresso. “Se proprio è necessario scegliere – riprende Rescia – preferisco la seconda. Per Mondadori, in un trend decrescente, anche le recenti acquisizioni in Francia (Emap, ndr) non stanno dando quello che ci si attendeva”. Il settore appare inoltre debole in confronto agli altri e al suo interno Mondadori appare in coda. “Le scelte di business non ci hanno entusiasmato e una serie di indicatori ci invitano a rimanere fuori dal titolo”. L’Espresso ha dato invece alcuni segnali positivi tuttavia è necessaria molta prudenza. A conti fatti tra i media è solo Mediaset a offrire qualche tema più convincente per realizzare qualche cosa di positivo nella seconda parte dell’anno anche se, precisa Rescia, “in questo momento la cosa migliore da fare è scegliere società con dietro storie o fondamentali forti”.

 

Tra queste Telecom Italia, -11% circa da inizio anno. “Fino alla nuova compagine azionaria negatività assoluta su Telecom – è l’esordio del responsabile delle gestioni di Axa sim -. Abbiamo assistito a un generale impoverimento della capacità di creare reddito. Il fattore di interesse è che all’interno della nuova compagine azionaria ci sia Telefonica che, come Telecom, ha una posizione monopolista nell’accesso alla banda larga, un asset importantissimo per un Paese”. E se da una parte Telefonica ha sempre prediletto un controllo completo sulle proprie acquisizioni, l’azionariato italiano avrà un peso sufficiente per intervenire almeno a livello di rete. Anche in questo caso è però un cambiamento del sentiment a far sperare in un recupero. “Il futuro delle telecomunicazioni in Italia è tornato al centro dell’attenzione, c’è voglia di ripartire e sfruttare al meglio quella che è una valida società che può portare ottimi ritorni, non solo in termini di dividendi ma anche di capitale. In buona sostanza si è passati dalla negatività degli scandali sulle intercettazioni e alle polemiche sull’utilizzo del cash generato dai dividendi a una sitazione di neutralità, anche se per ora il titolo rimane debole rispetto all’S&P/Mib. I potenziali strategici al suo interno potrebbero però dare qualche soddisfazione nei prossimi dodici mesi”. Tornando a parlare di finanziari anche Mediolanum e Bpvn hanno zoppicato.

 

Mentre sul titolo dell’istituto di Ennio Doris non appaiono esserci temi stimolanti, al di là delle periodiche voci sull’assetto proprietario futuro della società, “Bpvn ha scontato l’incertezza relativa al posizionamento strategico del gruppo nato dalla fusione con Bpi (Banco Popolare, ndr) e le problematiche legate a eventuali dissesti, contenziosi o perdite di immagine derivanti dalla vicenda della ex-Lodi. Quello che è apprezzabile della nuova realtà – prosegue Rescia – è che si tratta di due compagini azionarie e di due clientele fortemente fedeli e radicate sul territorio. Inoltre crediamo che Gronchi e il nuovo management abbiano fatto un ottimo lavoro e anche dal punto di vista dell’asset management vediamo il nuovo gruppo ben posizionato”.

 

L’eccezione che conferma la regola


Alitalia fa caso a sè. Non è annoverabile tra le storie di successo ma nemmeno assimilabile alle sette addormentate in quanto il titolo della compagnia di bandiera appare intrappolato in un coma con improvvisi sussulti. Negli ultimi due anni, tralasciando le varie trasfusioni di liquidità, Alitalia ha perso in Borsa il 60% del suo valore. Una vera e propria scommessa per cuori forti. “Ci sono delle possibilità di guadagno intraday” suggerisce Guido Rescia. “Si potrebbe iniziare a seguire il titolo senza prendere posizione per trovare occasioni intraday, ma bisogna essere bravi a non restare con il cerino in mano”. Per il resto è meglio rimanere ben lontani “almeno finchè non verrà definita bene la situazione sindacale del gruppo, chi sarà a finanziare l’eventuale operazione di privatizzazione, chi sarà il partner industriale, cosa farà e come lo farà”. Insomma, consigliabile a chi ha voglia di adrenalina ma a quel punto un giro sulle montagne russe è meno rischioso.

 

Alessandro Piu (da Finanza Magazine lug-ago 2007)