Notizie Notizie Mondo I timori di recessione fermano il petrolio

I timori di recessione fermano il petrolio

7 Gennaio 2008 08:47

Il prezzo del greggio ha proseguito nel ritracciamento, iniziato venerdì scorso, dopo lo sfondamento di quota 100 dollari al barile con cui è stato inaugurato il 2008. Sui mercati asiatici le quotazioni dell’oro nero sono scese al di sotto di area 97,50 dollari. La violazione della soglia “storica”, sebbene il record in termini reali del prezzo del petrolio si attesti a 101,70 dollari al barile raggiunto nel 1980 secondo le stime dell’Agenzia internazionale per l’energia (Eia), ha aperto la strada alle prese di beneficio e a un allentamento della presa della speculazione, uno degli imputati principali della corsa dell’oro nero secondo i Paesi membri dell’Opec. I quali non sembrano disposti a intervenire sulle quote di produzione nella prossima riunione che si terrà a Vienna il primo febbraio e tantomeno a convocare riunioni straordinarie.


“Il problema non è lo scarso rifornimento”, aveva dichiarato venerdì scorso il direttore degli Affari internazionali della National Iranian Oil Company, Ghanimifard. Un concetto ribadito dal presidente di turno del cartello dei Paesi produttori, l’algerino Chakib Kehlil, che in un’intervista alla France Presse ha indicato i responsabili dello sfondamento di quota 100 dollari nelle tensioni che attraversano Pakistan e Nigeria, nella discesa delle scorte Usa e nella speculazione. “Il mercato appare sufficientemente approviggionato” ha dichiarato Kehlil, così che non c’è bisogno di aumentare la produzione, salvo che diverse decisioni vengano prese nella riunione di febbraio dell’Opec”.


D’altronde la violazione dei 100 dollari per barile di petrolio non sembra un punto di arrivo per la corsa dei prezzi. Secondo lo stesso presidente di turno dell’Opec “la corsa proseguirà nel corso del primo trimestre dell’anno per stabilizzarsi durante il secondo timestre”.


Niente più che un ritracciamento temporaneo, dunque, stimolato anche dall’accrescersi dei timori di una recessione degli Stati Uniti d’America dopo i negativi dati sul mercato del lavoro resi noti venerdì scorso.