TIM, sfogo Vivendi dopo schiaffo Calenda e assist di altri fondi a Elliott

Vivendi difende strenuamente la strategia adottata in Telecom Italia, dopo le novità emerse nelle ultime ore, che non depongono certo a favore dei francesi capitanati da Vincent Bolloré. Da un lato, le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda che, in un’intervista a La Repubblica, ha affermato che “Vivendi è stato un pessimo azionista” e che “l’Italia ha bisogno di una rete unica forte, capace di mobilitare investimenti”.
Dall’altro lato, l’assist a Elliott da parte di alcuni fondi in advisory di Shareholder Value Management AG (SVM), che ha tra l’altro accumulato una partecipazione in Telecom Italia superiore all’1% delle azioni ordinarie emesse dalla società. Obiettivo, si legge nella nota di SVM, proprio quello di “di supportare proattivamente l’azione di Elliott“, al contempo valutando “attentamente l’opportunità di aumentare la propria partecipazione in Tim ad oltre il 2%“.
Oggi è in corso una riunione straordinaria del cda, dopo la richiesta della Consob di integrare la documentazione per gli azionisti in vista dell’assemblea del 24 aprile, chiamata a votare la proposta del fondo Elliott di revocare sei consiglieri espressi da Vivendi.
La Consob ha avviato, anche, – come da prassi quando i titoli segnano forti scossoni in borsa – accertamenti preliminari sull’acquisto di azioni Tim da parte della Cassa depositi e prestiti (Cdp)”.
Criticata da più parti, Vivendi ha diramato una nota nella giornata di oggi, in cui si è difesa, insistendo di essere l’azionista di maggioranza giusto per assicurare stabilità all’azienda.
“Vivendi può garantire stabilità ed esperienza, permettendo ad altri azionisti di investire e partecipare a un qualsiasi eventuale upside futuro – si legge nel documento – Siamo impegnati anche a preservare Telecom Italia in quanto società italiana con una governance e una rappresentazione italiana”.
Il colosso francese non ha mancato di rinnovare la stoccata contro il fondo Elliott: Elliott, si legge ancora, “dice di sostenere la strategia di Amos Genish ma in realtà desidera imporre una nuova, diversa strada, incentrata sullo smantellamento del gruppo‘.
Vivendi, azionista di maggioranza di Telecom Italia con una quota del 24% circa, è dunque alle strette, in attesa dell’assemblea del prossimo martedì 24 aprile, in cui, dopo la decisione del collegio sindacale, è tornata all’ordine del giorno la richiesta del fondo Elliott di Paul Singer di valutare la sostituzione di sei membri del consiglio di amministrazione con altrettante sei proposte.
A tal proposito, nei giorni scorsi lo scontro tra Vivendi ed Elliott è finito in tribunale, con la decisione di TIM (controllata da Vivendi) di presentare al tribunale di Milano un “ricorso contro l’integrazione dell’agenda dell’assemblea del 24 aprile 2018 disposta dal Collegio Sindacale su richiesta del fondo Elliott”.
Il ricorso è stato deciso sopo il sì del collegio sindacale, sulla base della richiesta formulata dai soci Elliott International, Elliott Associates e The Liverpool Limited Partnership. Di fatto, quel sì dei sindaci ha rimesso di nuovo in gioco tutto, facendo saltare soprattutto in aria i piani di Vivendi che, con una mossa a sorpresa, aveva azzerato il cda a fine marzo, puntando ad affrontare la questione del rinnovo non nell’assemblea del 24 aprile, ma in un’altra del 4 maggio.
Quello che i francesi chiedono dunque ora al Tribunale è la sospensione della stessa assemblea decisa per il 24 aprile, in modo tale da poter scansare il rischio di andare in minoranza rispetto ad Elliott.
Ma ora sul caso interviene anche la Consob, e a questo punto si dovrà attendere cosa emergerà dal cda di oggi.
Dal canto suo il fondo Elliott, che aveva fatto irruzione nel capitale all’inizio di marzo, continua a guadagnare l’assist di altri fondi, tra cui appunto quello di SVM e, ancora prima, di Glass Lewis, che non ha fatto mistero del suo desiderio di veder sfrattati i francesi di Bolloré.
Così si è espresso sabato 14 aprile il fondo SVM:
“Nel contesto delle recenti proposte avanzate da Elliott Advisors (UK) Limited, che SVM ritiene essere non solo nel migliore interesse del mercato, ma anche decisamente necessarie per assicurare che qualsiasi futura creazione di valore in Tim sia distribuita equamente tra tutti gli azionisti, i fondi in advisory di SVM hanno acquisito oltre l’1% delle azioni ordinarie di Tim con l’intenzione di supportare proattivamente l’azione di Elliott. SVM sta valutando attentamente l’opportunità di aumentare la propria partecipazione in Tim ad oltre il 2%“.
Tornando a Calenda, a La Repubblica il ministro ha chiarito il ruolo di Cdp:
“Cdp è intervenuta per supportare un progetto che vuole trasformare Tim in una public company e scorporare la rete, non per prendere il controllo dell’azienda. Vivendi è stato un pessimo azionista e l’Italia ha bisogno di una rete unica forte capace di mobilitare investimenti. Sono favorevole agli investimenti esteri, ma questo non vuol dire rimanere inerti quando dimostrano di distruggere valore piuttosto che crearlo soprattutto quando in ballo c’è un interesse strategico”.