Tesla: esempio perfetto del divorzio tra fondamentali e mercato. Titolo +420% YTD, ma numeri ‘veri’ dicono altro
Tesla: se sarà una delle più grandi bolle speculative della storia di Wall Street, sarà il futuro a dirlo. Sicuramente, il suo inarrestabile trend in ascesa sta seminando più di un dubbio: il titolo del colosso delle auto elettriche fondato e gestito da Elon Musk ha guadagnato il 425% dall’inizio dell’anno, sfidando e battendo anche la pandemia COVID-19.
Qualche analista inizia tuttavia a storcere il naso: è il caso di Rajvindra Gill di Needham, che ritiene che il rally di quest’anno abbia fatto volare il titolo a livelli insostenibili.
“Non abbiamo mai assistito a un tale balzo di un’azione con così poca attenzione ai fondamentali della società”, ha spiegato Gill.
Il rally sfida non solo le aspettative di mercato – le stime del consensus sugli utili e sul fatturato non riescono a tenere il passo con il boom dei corsi azionari – , ma anche i precedenti nella storia di Wall Street.
Tanto che, secondo Gill, anche se Tesla fosse capace di riportare vendite al tasso annuo del 21%, nel corso del prossimo decennio, e a tagliare i costi, lo scenario migliore avallerebbe un calo delle quotazioni pari a -14%.
I buy forsennati che hanno permesso al titolo di volare di oltre +400% colpiscono ancora di più se si considera che, nello stesso periodo di tempo considerato – ovvero dall’inizio dell’anno – l’indice azionario benchmark Usa S&P 500 è salito di ‘appena’ il 9% (e non è neanche poco, considerati i tempi attuali di coronavirus).
Dal minimo testato a marzo, Tesla è stata bersagliata da ordini di acquisto che sono arrivati sia dai fan seguaci di Elon Musk che dall’impennata dell’interesse da parte degli investitori retail molti dei quali, chiusi in casa per il lockdown, hanno pensato di dedicarsi al trading online. (c’è da dire che Tesla ha portato molta fortuna anche ai gestori dei fondi).
Perchè Tesla ‘meriterebbe’ un underperform
Sebbene possa apparire “fuori moda” giudicare l’azione in base al suo valore, l’analista di Needham spiega che è importante farlo per comprendere quello che è il vero valore di un titolo. Gill reitera nella sua nota il rating “underperform”, adducendo diverse motivazioni.
Intanto, le stime del consensus sono rimaste decisamente indietro rispetto al trend stellare di Tesla, che dal minimo di marzo è volata fino a +490%: nello stesso periodo di tempo, le stime sul fatturato elaborate da Wall Street per il 2021 sono state riviste al rialzo di solo il 12%, mentre l‘outlook sugli utili adjusted è stato migliorato del 25%. Le stime sul fatturato e sugli utili di Tesla per il 2022 sono cresciute invece, rispettivamente, del 2% e del 42%.
Secondo Gill, il rally del titolo ha così “creato una ulteriore decorrelazione” tra i fondamentali del gruppo e il valore del titolo.
L’analista di Needham intravede di conseguenza margini di ribasso notevoli.
Nello scenario di base, Gill stima una crescita delle vendite al tasso composto del 21% nell’arco del prossimo decennio, e una crescita del flusso di cassa pari al 35%. Entro il 2029, è la previsione, la società dovrebbe arrivare a vendere 4 milioni di veicoli all’anno a un prezzo medio di $41.000, cementando la sua leadership di produttore di auto a livello mondiale.
Nonostante questo, nello scontare i 10 anni dei flussi di cassa, lo scenario di base implica un calo del 14% del titolo. E lo scenario bearish (ribassista) della stessa Tesla, che prevede un tasso di crescita delle vendite su base annua pari a +17%, “non è un target facile da raggiungere”.
Needham contesta anche ciò che affermano i bullish su Tesla, ovvero che la società dovrebbe essere valutata più alla stregua di un gigante tecnologico che come produttore di auto. I titoli hi-tech, ricorda l’analista, vengono scambiati a multipli molto elevati pari a 35/45 volte i loro utili per azione. Sebbene negli ultimi anni Tesla abbia riportato vendite stabili, il punto è che non è stata capace di “mostrare una redditività coerente” con le attuali valutazioni.
Detto questo, una notizia delle ultime ore ha continuato a rinfocolare la fiducia nel colosso creato da Elon Musk, riconoscendo anche la solidità dei fondamentali.
Nella giornata di ieri, l’agenzia di rating S&P Global Ratings ha migliorato la valutazione sui bond di Tesla da BB-, from B+, due livelli al di sotto dell’investment grade, parlando di “migliore esecuzione, di una produzione sempre più efficiente e di una espansione globale che continua a rafforzare la posizione competitiva della società”.
S&P ha fatto riferimento anche alle consegne di veicoli relative al terzo trimestre, mostrando apprezzamento verso il Model Y, il SUV compatto che è l’ultimo veicolo prodotto dal gruppo.
“L’aumento della produzione è stato molto più veloce rispetto all’aumento della produzione, all’inizio, del Model 3, che ha impiegato più di nove mesi per raggiungere lo stesso ritmo su base settimanale. Prevediamo ulteriori miglioramenti nell’efficienza, nei costi e nella tecnologia, con Tesla che farà tesoro delle lezioni” del passato. S&P prevede una consegna di più di 470.000 auto Tesla, nel 2020, entro il range previsto da Musk & Co. Nel 2021, ha aggiunto l’agenzia di rating, le vendite potrebbero superare quota 800.000.