Tenaris in calo nonostante i conti oltre le stime: ecco perchè

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Seduta all’insegna delle vendite per Tenaris, dopo la pubblicazione dei risultati al 31 dicembre 2024 (qui il calendario con tutti i Cda del Ftse Mib). I conti del quarto trimestre sono stati anche migliori delle attese, ma a preoccupare gli investitori sono soprattutto le incertezze legate alle tariffe statunitensi e l’assenza di indicazioni sul nuovo programma di buyback azionario.
Tenaris batte le attese nel 4Q
Nel quarto trimestre la società ha riportato ricavi per 2,85 miliardi di dollari, in calo del 17% rispetto all’anno precedente, ma superiori alle stime di 2,75 miliardi. Le vendite di tubi si sono attestate a 2,7 miliardi (-16%), oltre le previsioni di 2,63 miliardi. A livello geografico Tenaris ha registrato un fatturato di 1,13 miliardi di dollari in Nord America (-25%), di 595 milioni in Sud America (+0,8%) e di 341 milioni in Europa (+13%).
L’Ebitda è diminuito del 26% a 726,2 milioni di dollari, ma ha ampiamente battuto il consenso (597,1 milioni), con un margine del 25,5% (stima 22,9%), in calo dal 28,6%. Il free cash flow è pari a 310,4 milioni, oltre le stime.
La società proporrà un dividendo di 0,83 dollari per azione (incluso l’acconto di 0,27 dollari pagato a novembre), per una distribuzione complessiva di 900 milioni, con un dividend yield intorno al 4%.
L’outlook del primo trimestre
Tenaris rileva prezzi del petrolio relativamente stabili e un aumento del gas naturale europeo e statunitense, a causa del clima rigido e del taglio dell’offerta russa che portato a un rapido calo delle scorte. Questo scenario dovrebbe continuare a sostenere gli investimenti complessivi nell’attività di perforazione di petrolio e gas, così come la domanda di tubi OCTG, ai livelli attuali.
In questo contesto, nel primo trimestre il management prevede vendite ed Ebitda (esclusi gli effetti straordinari) in linea con il precedente, per poi aumentare moderatamente nel secondo trimestre. I probabili cambiamenti nelle tariffe statunitensi e gli effetti sui flussi commerciali possono determinare un elevato livello di incertezza su costi e prezzi, che rischiano di riflettersi nei risultati di Tenaris.
Gli aspetti che frenano Tenaris
L’incertezza legata ai nuovi dazi sulle importazioni di acciaio negli Stati Uniti è dunque uno degli elementi di incertezza che frena il titolo, sebbene gli analisti non si aspettino impatti negativi significativi sui conti di Tenaris, data la capacità produttiva dell’azienda negli USA. Anzi, Mediobanca si aspetta che l’impatto netto di eventuali tariffe possa persino essere positivo.
Un altro elemento che, secondo gli analisti, pesa sulla reazione del mercato è la mancanza di un nuovo programma di buyback, su cui l’azienda non ha fornito indicazioni aggiuntive, ma Mediobanca segnala che la stessa società ha indicato di non poter fornire dettagli fino alla conclusione del piano di riacquisto attuale.
Jefferies evidenzia invece il forte superamento delle stime in termini di utile netto ed Ebitda, pur attribuendolo in parte a fattori straordinari, e ribadisce che l’incertezza sulle tariffe statunitensi resta un fattore chiave da monitorare.
Tenaris registra oggi un ribasso in borsa superiore al 4%, la flessione più marcata da agosto, in area 17,9 euro, prima della conference call in programma nel primo pomeriggio. Equita sottolinea che il titolo tratta ad un multiplo P/E 2025 pari a 12x, rispetto a 12,2x di Schlumberger.