Notizie Notizie Italia Telecom Italia: analisti temono taglio guidance 2019, meno debito e ritorno del dividendo al centro del nuovo piano

Telecom Italia: analisti temono taglio guidance 2019, meno debito e ritorno del dividendo al centro del nuovo piano

7 Novembre 2019 11:34

In una settimana ricca di trimestrali arrivano anche i conti di Telecom Italia. Il cda della big italiana delle tlc guidata da Luigi Gubitosi si riunirà oggi per esaminare i risultati del terzo trimestre del 2019, che verranno illustrati domani a partire dalle 14 nel corso di una conference call con gli analisti. Secondo quanto riportano alcuni organi di stampa e in linea con il consensus dei broker, i numeri del terzo trimestre dovrebbero evidenziare una nuova contrazione del business.

Il consensus stima…

Telecom Italia ha pubblicato sul proprio sito i dati del consensus sul terzo trimestre 2019 calcolati come media aritmetica delle più recenti stime elaborate da 16 analisti finanziari indipendenti sui key financial data di Telecom Italia. Nel dettaglio, le previsioni indicano una flessione del 3,2% su base annua per i ricavi del gruppo a quota 4,518 miliardi di euro, di cui 3,539 miliardi di domestic (-5,8% a/a). Il margine operativo lordo (Ebitda) organic dovrebbe invece mostrare una contrazione del 4,6% a 1,972 miliardi, mentre l’Ebitda reported è visto a 1,962 miliardi (-4,1%). Altra voce sempre molto seguita per quanto riguarda i conti di Telecom Italia è quella del debito netto che, secondo le stime del consenso, dovrebbe attestarsi in termini adjusted a 24,523 miliardi rispetto ai 24,731 miliardi al 30 giugno 2019 e ai 25,270 miliardi di fine 2018.

Mediobanca (rating Outperform su Telecom Italia con target price a 0,76 euro) si è espressa nei giorni scorsi riguardo ai conti del terzo trimestre: “crediamo che i risultati del terzo trimestre confermeranno la solidità del piano industriale, insieme alla riduzione dell’indebitamento che potrebbe accelerare. I dati di consensus a medio termine potranno essere rivisti, soprattutto se l’andamento della top-line migliorerà l’anno prossimo”.

Secondo gli analisti di Banca Imi (rating Buy con prezzo obiettivo a 0,62 euro) “se venisse confermata la debolezza dell’Ebitda organico domestico nel terzo trimestre 2019, potrebbe essere rivista la guidance dell’intero anno per un ‘low/mid single-digit decrease’. Ciò implicherebbe una redditività piatta nel quarto trimestre”. Insieme ai risultati trimestrali, Telecom dovrebbe anche fornire le consuete linee guida strategiche prima della revisione triennale del Business Plan programmato per primo trimestre 2020.

Attualmente il target price medio indicato dal consensus Bloomberg è di 0,62 euro per azione: si tratta del 17% sopra la valutazione attuale del titolo Telecom Italia. Quanto alla view, 15 sono gli analisti che raccomandano l’acquisto (Buy), pari al 60% del totale, 5 consigliano di mantenere le azioni in portafoglio (Hold) e 5 suggeriscono la vendita (Sell).

Nuovo piano in arrivo con ritorno del dividendo?

In dirittura di arrivo lo strategy day di Telecom Italia. Secondo le ultime indiscrezioni, il cda dovrebbe riunirsi per l’aggiornamento della strategia aziendale in tempi brevi. Il nuovo piano, la cui presentazione è prevista tra febbraio e marzo del prossimo anno, si concentrerà sulla riduzione dell’indebitamento e sul miglioramento della redditività, con l’obiettivo di ripristinare la distribuzione dei dividendi.

Durante la giornata di update della strategy, secondo quanto riferiscono le fonti, si parlerà dell’avanzamento dei progetti straordinari, primo fra tutti l’integrazione con Open Fiber. A tal riguardo Reuters riporta che alcuni fondi infrastrutturali, tra cui Macquarie e Gic, sarebbero stati invitati da Tim a investire in Open Fiber, nell’ambito di un progetto di integrazione fra le due reti in fibra che dovrebbe prendere corpo l’anno prossimo. I fondi infrastrutturali (circa 15, tra cui anche Brookfield e Ardian) starebbero firmando o valutando di firmare un accordo di riservatezza.

Lo scorso giugno Telecom, Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) ed Enel hanno sottoscritto un accordo di confidenzialità volto ad avviare un confronto finalizzato a valutare possibili forme di integrazione delle reti di Tim e Open Fiber, anche attraverso operazioni societarie. Negli ultimi mesi l’ad di Tim, Luigi Gubitosi ha potuto portare avanti i lavori, approfittando di un clima più sereno tra i soci Vivendi (primo azionista con il 23,9% del capitale) ed Elliott (terzo socio con il 9,8% delle quote). Questo grazie anche alla mediazione di Cdp (secondo azionista con il 9,9%), che controlla Open Fiber pariteticamente con Enel e punta alla creazione della rete unica.

Resta da definire la modalità di esecuzione del progetto, ma nel frattempo le parti starebbero convergendo sulla valutazione di Open Fiber, tra i 4 e i 5 miliardi. Secondo alcune fonti, l’opzione che Telecom e la cordata dei fondi starebbero valutando consiste in una partecipazione tra il 35% e il 40% ciascuno nella newco derivante dalla fusione di Open Fiber con Flash Fiber (Tim-Fastweb), mentre la restante quota rimarrebbe nelle mani di Cdp.

Il cda di Telecom potrebbe esaminare anche l’idea di separare le attività dei 23 data center e quotarle in un secondo momento su Borsa Italiana. Lo spin off e la successiva Ipo (prevista nel secondo semestre del 2020) consentirebbe al gruppo di ottenere circa un miliardo. In pratica, il piano replicherebbe quello che Telecom ha già effettuato con le sue torri wireless, trasformandole in una nuova società chiamata Inwit e poi quotata su Borsa Italiana nel giugno 2015.

“Un cda unito a sostegno del ceo nella strategia aziendale può tradursi in un’accelerazione dei dossier ancora aperti” affermano gli analisti di Mediobanca sottolineando che “l’ordine del giorno è pieno: l’accordo sulle torri (che si tradurrà in una riduzione del debito di 1,4 miliardi di euro per Tim), colloqui in corso con Open Fiber (la stampa ipotizza 15 fondi infrastrutturali interessati e il governo ha recentemente sostenuto un’integrazione), la conversione delle azioni di risparmio, un potenziale accordo sui data center, una JV sul credito al consumo e il potenziale consolidamento del settore in Brasile (dove Telecom è presente tramite la controllata Tim Brasil)”. Secondo gli esperti di Piazzetta Cuccia “suddetti accordi possono tradursi in un ulteriore vantaggio per le quotazioni in Borsa”.

I numeri di Tim Brasil

L’operatore tlc brasiliano Tim Participacoes ha archiviato nel terzo trimestre 2019 un utile netto adjusted di 619 milioni di reais (circa 140 milioni di euro), in crescita del 61,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’utile non normalizzato è sceso del 48,5% a 687 milioni di reais.

I ricavi della controllata brasiliana del gruppo Telecom Italia (con una quota del 67%) sono cresciuti del 2,3% a 4,337 miliardi di reais (quelli da servizi sono saliti del 3%, quelli del mobile del 2,8% e del fisso del 7,3%). L’Ebitda adjusted è aumentato del 6,8% a 1,7 miliardi di reais, con un margine al 39,6% in miglioramento di 1,7 punti. Questo Ebitda margin al 39,6% ha aggiornato un nuovo record per il gruppo, nonostante un contesto macroeconomico sfidante in cui il reddito disponibile dei consumatori rimane sotto pressione.

Tim Brazil ha guadagnato il 2% da inizio anno, meno della rivale Telefonica Brasil, il cui titolo è balzato invece del 16% nello stesso arco di tempo. Telefonica Brasil ha annunciato ad inizio settimana un calo trimestrale dell’utile netto di quasi il 70% su anno per via di effetti non ricorrenti che hanno controbilanciato maggiori ricavi giunti dalla telefonia mobile.