Tapering QE, Citigroup: effetto peggiore sull’Italia, ecco di quanto salirà spread BTP-Bund
Il rischio politico legato all’esito delle elezioni politiche e il lancio del tapering QE da parte della Bce faranno salire lo spread BTP-Bund a 10 anni, il prossimo anno, a 250 punti base, ovvero al record dal 2013, rispetto agli attuali 160 punti base. E’ quanto prevede Christian Schulz, economista europeo presso Citigroup, intervistato da Marketwatch.
Schulz spiega che la decisione di Mario Draghi & Co. di ritirare gradualmente il bazooka monetario del Quantitative easing, noto nel caso dell’Italia anche come scudo BTP, avrà inevitabilmente conseguenze su un paese la cui economia è strangolata tuttora da livelli elevati del debito pubblico.
In primis, l’effetto più rilevante sarà l’aumento dei rendimenti dei BTP, che rischierà di frenare la ripresa economica.
“(Il tapering del QE) arriva in un momento difficile. L’incertezza politica sta aumentando e il ritiro graduale (del QE) da parte della Bce rende la fine del programma molto più difficile da sostenere per l’Italia, rispetto ad altri paesi”.
Il motivo è semplice:
“(L’Italia) ha uno stock enorme di debito, che la rende molto più sensibile ai cambiamenti dei tassi di interesse rispetto ad altri paesi con valori più bassi di debito”.
L’economista di Citigroup ricorda che la Banca centrale europea ha acquistato 300 miliardi di euro di bond italiani con il Quantitative easing: un valore superiore di più di tre volte l’emissione netta di bond avvenuta nel paese durante lo stesso arco temporale. Ciò significa che non solo la Bce ha praticamente acquistato gran parte di tutti i nuovi titoli di stato emessi in Italia dal 2015, ma anche bond esistenti da parte di altri investitori.
Schulz spiega che “ci sono trend molto chiari, che si riferiscono al periodo del QE, da cui emerge che i grandi venditori di debito italiano alla Bce sono stati investitori stranieri, famiglie italiane e investitori retail italiani. Non così tanto altri investitori domestici, come le banche, che hanno invece mantenuto relativamente stabili le proprie esposizioni. La domanda è chi di questi gruppi potrebbe saltar fuori come acquirente (del debito sovrano italiano), se la Bce riducesse la sua esposizione, e cosa ciò significherebbe per i tassi italiani”.
Ma non tutti sono pessimisti sull’outlook dell’Italia. Intervistato sempre da Marketwatch Luca Cazzulani, vice responsabile della strategia di reddito fisso presso UniCredit, a Milano, dubita che l’Italia avrà problemi a colmare il vuoto che si verrà a creare, negli acquisti, con il ritiro del Quantitative easing; a suo avviso, infatti, comunque l’istituto guidato da Mario Draghi manterrà un certo grado di acquisti di bond nella maggior parte del prossimo anno.
“Visto che c’è tuttora un trasferimento netto di bond dagli investitori privati alla Bce, ciò significa che gli investitori privati detengono ora meno (BTP) rispetto al periodo precedente il lancio del programma del QE” e, dunque, “dovrebbe esserci spazio, per questi altri tipi di investitori, per fare un passo indietro al fine di ripristinare in qualche modo quanto avevano all’inizio”.
Proprio nelle ultime ore, inoltre, Peter Chatwell, strategist sui tassi presso Mizuho International ha affermato che un qualsiasi eventuale sell off sui bond di Francia, Italia e Spagna successivo agli annunci di Mario Draghi nella giornata di domani, potrebbe essere arginato nel corso delle prossime due settimane dalla scadenza di un’ampia quantità delle stesse obbligazioni. Nessuno tsunami Bond, insomma, a suo avviso, per le difficoltà che emergerebbero nello shortare i BTP e altri titoli europei. Ma la previsione è, comunque, di breve termine.